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Creato da whatsgoingon2005 il 10/07/2005
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Bravo Tornatore!
"Baaria" è, essenzialmente, il racconto del "senso di una vita", raccontata con gli occhi di un "lucido visionario".
L'affresco e la durata stessa della pellicola, sono solo funzionali alla rappresentazione della dimensione del "tempo vissuto", ed al suo inesorabile scorrere, sono la misura necessaria per trasportare lo spettatore nella dimensione del tempo vissuto. E solo per questo il film è anche il racconto di un epoca.
Anche la vicenda individuale e quella familiare fanno anch'esse soltanto da sfondo al senso ultimo dell'opera e per questo possono apparire di per se' oggettivamente carenti ed inconsistenti.
Ma si tratta di una vita "raccontata", della quale non si mette in primo piano l'io narrante, bensi' il contesto nella quale essa si snoda, ed è un contesto fatto esclusivamente di emozioni, di momenti separati, di stati d'animo, di impressioni, cosi' come ogni vita raccontata lo diventa, nel momento in cui la si evoca (i ricordi, scriveva Pavese, ".sono fatti di attimi").
E' l'opera di un visionario lucido perchè rispetto ai fatti, assumono un ruolo primario, aspetti totalmente folcloristici, fantasioni, "felliniani", che sono quelli che poi alla fine sono l'humus in cui ognuno di noi è cresciuto, che raccontano di un mondo che non esiste piu', e che rimangono impressi nella memoria e ci "connotano" in termini di provenienza ed esperienza individuale.
Sono le facce, le atmosfere, i fatti, i lutti, le disgrazie, che abbiamo vissuto direttamente o di riflesso, quelli che offrono realmente un senso di appartenenza permanente alla "comunità", alle proprie radici.
Ma “Baaria “ è un opera essenzialmente "simbolica", ed è infatti questo il senso ultimo del messaggio, che cosi’ si puo' tradurre:
"la vita, la realtà, sono sogno, illusione, o quasi; ed alla fine scopriamo di essere rimasti bambini, ed aver soltanto assistito allo svolgersi di un'intera vita, di cui pensavamo di essere protagonisti, ma in realtà il nostro io piu' profondo è rimasto quello formatosi nei primi anni, quello del bambino, e con quegli occhi abbiamo continuato ad osservare noi stessi crescere, diventare grandi e vivere".
L'ultima, breve, parte dell'opera, è interamente dedicata a questa scissione tra l'io presente e l'io assoluto, ed essa rende il senso di tutta la precedente rappresentazione e ne offre il palese significato simbolico in quella corsa del bambino che “incontra se' stesso”; è l'incontro dell'uomo con la propria ombra.
E' la pietra che colpisce le tre rocce insieme, di cui sente narrare il protagonista fin da bambino, al che si aprirà al suo sguardo una miniera di tesori e che il regista, simbolicamente, indica con i serpenti (sinonimo di inconscio).
E qui il richiamo è duplice perchè riporta alle antiche origini della cultura greca di cui anche la Sicilia è stata culla ed all’iscrizione delfica “consosci te stesso”; quello è il tesoro.
Dopo tale tappa, siamo sempre nel finale la mosca racchiusa nella trottola, che una volta spaccata, esce fuori viva, simboleggia “l’anima” che finalmente si libera in una persona svelata a se’ stessa.
Ecco perché “Baaria” è il racconto di una vita: il regista ci vuole dire che ha trovato se’ stesso e ci vuole dire anche che aldilà del contesto, il significato di ogni vita individuale va comunque ricercato nella ricongiunzione con la parte inconscia del se', da cui per tutta la vita fuggiamo (il film inizia e termina con la fuga del protagonista), e tale fuga, in fondo, non è altro che una fuga da se’ stessi.
Solo ricongiungendosi alla propria ombra, al proprio inconscio, potremo liberare la ns. piu' intima essenza. Questo ci dice Tornatore.
m.c.
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