Post malinconico ricorre oggi il 17esimo anniversario della morte di mio zio A. Qualche riga per ricordarlo. Dal prossimo post tornerò a farvi ridere. È difficile per me pensare che siano passati così tanti anni; mi sconvolge vedere in giro per la rete nick di persone che terminano in 91, come “bimba91”, “ragazzo91” e penso “come è possibile… sono dei bambini”. Ma poi rifletto. E noto che i “bambini” hanno 17 anni. Sono passati 17 anni da quando un destino maledetto e infame ha deciso di portarti via, a nemmeno 60 primavere; per tanto, tantissimo tempo ho detestato il mese di marzo, durante le medie sul diario mettevo sempre una w capovolta quando iniziava marzo. Perché mi ricordava di averti perso, di non potere più andare a giocare lì nella tua casa, con te, con gli altri cugini; eh si, poiché per te, non avendo figli, eravamo noi nipoti ad essere considerati così. Come dei figli. E quante volte avevi atteso che mi addormentassi accanto al letto perché avevo paura a stare solo, quante volte mi avevi insegnato parole in tedesco e avevi giocato con me; perciò quel giorno di diciassette anni fa mi è crollato il mondo addosso. “Non possiamo andare da zio A.” “perché, papà? Dov’è lo zio?” “ehm… vabbè te lo dico” come si poteva spiegare la morte a un bimbetto di 7 anni “zio A. non c’è più”. Così. Zio A. non c’è più. E non ci sono più i giochi, la casa, i divertimenti. Zio A. non c’è più.
CARO ZIO
Post malinconico ricorre oggi il 17esimo anniversario della morte di mio zio A. Qualche riga per ricordarlo. Dal prossimo post tornerò a farvi ridere. È difficile per me pensare che siano passati così tanti anni; mi sconvolge vedere in giro per la rete nick di persone che terminano in 91, come “bimba91”, “ragazzo91” e penso “come è possibile… sono dei bambini”. Ma poi rifletto. E noto che i “bambini” hanno 17 anni. Sono passati 17 anni da quando un destino maledetto e infame ha deciso di portarti via, a nemmeno 60 primavere; per tanto, tantissimo tempo ho detestato il mese di marzo, durante le medie sul diario mettevo sempre una w capovolta quando iniziava marzo. Perché mi ricordava di averti perso, di non potere più andare a giocare lì nella tua casa, con te, con gli altri cugini; eh si, poiché per te, non avendo figli, eravamo noi nipoti ad essere considerati così. Come dei figli. E quante volte avevi atteso che mi addormentassi accanto al letto perché avevo paura a stare solo, quante volte mi avevi insegnato parole in tedesco e avevi giocato con me; perciò quel giorno di diciassette anni fa mi è crollato il mondo addosso. “Non possiamo andare da zio A.” “perché, papà? Dov’è lo zio?” “ehm… vabbè te lo dico” come si poteva spiegare la morte a un bimbetto di 7 anni “zio A. non c’è più”. Così. Zio A. non c’è più. E non ci sono più i giochi, la casa, i divertimenti. Zio A. non c’è più.