Glom!!

CARO ZIO


Post malinconico ricorre oggi il 17esimo anniversario della morte di mio zio A. Qualche riga per ricordarlo. Dal prossimo post tornerò a farvi ridere. È difficile per me pensare che siano passati così tanti anni; mi sconvolge vedere in giro per la rete nick di persone che terminano in  91, come “bimba91”, “ragazzo91” e penso “come è possibile… sono dei bambini”. Ma poi rifletto. E noto che i “bambini” hanno 17 anni. Sono passati 17 anni da quando un destino maledetto e infame ha deciso di portarti via, a nemmeno 60 primavere; per tanto, tantissimo tempo ho detestato il mese di marzo, durante le medie sul diario mettevo sempre una w capovolta quando iniziava marzo. Perché mi ricordava di averti perso, di non potere più andare a giocare lì nella tua casa, con te, con gli altri cugini; eh si, poiché per te, non avendo figli, eravamo noi nipoti ad essere considerati così. Come dei figli. E quante volte avevi atteso che mi addormentassi accanto al letto perché avevo paura a stare solo, quante volte mi avevi insegnato parole in tedesco e avevi giocato con me; perciò quel giorno di diciassette anni fa mi è crollato il mondo addosso. “Non possiamo andare da zio A.” “perché, papà? Dov’è lo zio?” “ehm… vabbè te lo dico” come si poteva spiegare la morte a un bimbetto di 7 anni “zio A. non c’è più”. Così. Zio A. non c’è più. E non ci sono più i giochi, la casa, i divertimenti. Zio A. non c’è più.
Mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se tu fossi qui, oggi avresti 74 anni; magari avremmo combattuto insieme contro Adolescenza, magari ti avrei raccontato delle prime cotte, avresti letto i miei libri, saresti venuto qui a Fiorenza qualche giorno, mi avresti consigliato nei momenti difficili. E del resto fu proprio una frase tua che mi venne in sogno anni fa a darmi l’idea per un libro; non lo so come sarebbe stata la mia vita se fossi vissuto di più. So solo che mi manca il mio zio preferito, e mi manca quell’epoca lì. Penso che tu stia meglio forse dove sei ora però mi piace pensare che segui ugualmente l’evolversi della mia vita, magari facendoti tante risate come buona parte di chi mi conosce;  ti immagino lì, in qualche cielo del paradiso, come in un cinema a guardare l’evoluzione delle nostre vite, i nostri amori, i nostri drammi, le nostre gioie. Senza di te non è facile perché non si può fare a meno di pensare a come sarebbe potuta essere allegra questa esistenza se casa tua fosse stata aperta più a lungo. Ma purtroppo non possiamo cambiare le cose. E se per caso Lassù camminando per strada incontrassi Dante, Catullo, Ovidio, Carlo Magno, Cavalcanti, salutali da parte di un loro grande ammiratore e affezionato lettore. Ti voglio bene, zio. A te dedico questa canzone di Roberto Vecchioni “quello che non sai”.