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ITALIA - AUSTRALIA 1 - 0


Qualificazione thrilling dell'Italia ai quarti di finale dei mondiali: gli azzurri battono l'Australia all'ultimo minuto di recupero con un rigore di Totti fischiato per un fallo di Moore su Grosso. La Nazionale era in 10 contro 11 dal 7' della ripresa, quando Materazzi era stato discutibilmente espulso dall'arbitro Medina Cantalejo. Nel primo tempo, Toni e Gilardino (poi sostituiti) avevano sprecato più di un'occasione.Eccola, la svolta. La partita che rimane nella testa, che fa il pieno ai nervi e all'anima, che cementa una squadra di calcio. L' 1-0 all'Australia, preso all'ultimo morso, lancia l'Italia verso la volata finale del mondiale quando le assi del pavimento azzurro sembravano scricchiolare: in 10 contro 11 e a serio rischio eliminazione contro una squadra troppo inferiore per qualità, esperienza e palmares, i fantasmi delle cocenti delusioni del mondiale 2002 e dell'europeo portoghese stavano già aleggiando. E invece, dopo tanti dibattiti sul gioco, sugli schemi, sugli uomini, sono venute fuori prepotentemente le doti che a un mondiale servono davvero: la voglia di non cedere e le giocate giuste al momento giusto. La prima è figlia di tutta la squadra, la seconda, in questo caso, di Grosso e di Totti, che mette una firma indelebile sul mondiale italiano proprio nel giorno che, con la sua esclusione iniziale, sembrava il più nero di tutti. Il primo tempo dell'Italia risulta incerto, intermittente. L'Australia non butta via nulla, è tatticamente disciplinata ed è spesso pronta a raddoppiare sul portatore di palla di turno: è gioco di contenimento intelligente, tipico marchio di fabbrica Hiddink. L'unica punta Viduka è agevolmente controllata da Cannavaro e Materazzi. Buffon, fatta eccezione per un intervento su Chipperfield nato da una palla inattiva, è spettatore non pagante. Ma preso atto che la difesa fa il suo dovere, i problemi cominciano da metà campo in su. Del Piero, dopo un inizio promettente, inizia a vagare in cerca di una posizione: comincia da punta laterale, poi ripiega più indietro in una sorta di 4-4-2, infine viene spinto in mezzo al campo dalle insipide discese di Grosso. Il ritmo dell'Italia è basso e il gioco sulle fasce è totalmente assente. Le uniche possibilità nascono da qualche lancio lungo in direzione delle torri davanti: e la rabbia è che nonostante il gioco non scintillante, di palloni buoni per schiodare il risultato e mettersi sul binario dei quarti ce ne sono almeno quattro. Toni e Gilardino, però, o trovano Schwarzer o non centrano lo specchio della portaARTICOLO PRESO IN PRESTITO DAL MIO GRANDE AMICO DIEGO CREATORE DEL BLOG MAI DIRE CALCIO. GRANDE DIEGO!!!!!