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Burattinaio o Marionetta?


Essere John Malkovich è un film difficile da etichettare è racchiudere in un solo genere. La partenza, e alcune tra le scene principali del film sono decisamente da commedia; gli sviluppi della storia però fanno assumere talora connotati drammatici,il dramma è quello di Craig e Lotte coppia di coniugi confusi, che vedrà la loro storia sbriciolarsi all'entrata in scena di Maxine, terzo incomodo comune.Ed è bravissimo John Cusack a impersonare il dramma di quest'uomo, egoisticamente diviso dal dolore e lo sconforto per esser stato rifiutato dalla donna che gli ha fatto perdere la testa; e lo scoprire che se il suo matrimonio va in frantumi è perché sua moglie si è presa una cotta e, in un certo senso, lo tradisce con quella stessa donna.Nel finale del film però, ciò che torna a riaffermarsi quasi prepotentemente è l'identità di commedia.Ma la componente fondamentale del film è quella grottesca. L'usare la commedia come mezzo di trasporto e l'assurdo, l'improbabile come conducente, per veicolare le metafore che abbondano in questo film. Ne ravviso almeno tre di significati metaforici nascosti tra le pieghe della trama.Il primo cui facevamo riferimento già prima è che è il più palese, il meno nascosto, è una critica feroce e disillusa al tempo stesso sulla precarietà e l'instabilità dei rapporti coniugali e della vita di coppia, forse intrapresa con troppa facilità e senza ponderare prima al meglio le proprie scelte, nel terzo millennio.La maggior parte dei matrimoni hanno un tempo di vita media bassissimo, quando invece sulla carta dovrebbero essere per sempre; e basta un nulla oggi giorno per far scoppiare la coppia.Il secondo è una feroce satira sul voyerismo che imperversa nella nostra società, varcando spesso e ampiamente i limiti della moralità. Quel voyerismo che ha portato al proliferare di un genere televisivo spesso indecente come quello dei reality show; e che qui è rappresentato dal desiderio morboso della gente, disposta a pagare anche 200 dollari pur di vedere il mondo con gli occhi di un'altra persona, di essere quella persona anche solo per un quarto d'ora. Ancor meglio se la persona in questione è un attore dalla fama, dal fascino e dal carisma di John Malkovich.C'è una scena a tal riguardo memorabile nel film, sicuramente la più affascinante e suggestiva.Quando Malkovich scopre furibondo il business che sta proliferando alla LesterCop e come il suo corpo e la sua persona stiano venendo manipolati per assecondare gli intrecci sessuali-amorosi tra i tre protagonisti; pretenderà egli stesso di entrare nella botola e fare un viaggio dentro se stesso.Il risultato sarà un delirante e straordinario viaggio nel proprio inconscio. Seduto al tavolo di un ristorante dove tutti al suo interno sono Malkovich: lo è la sua commensale dal decoltè prorompente, lo è il cameriere che viene a prendere le ordinazioni, lo sono i vicini di tavolo e lo è finanche il cantante di piano bar. E tutti parlando pronunciano una sola parola: Malkovich. Mangiano Malkovich, bevono Malkovich, ridono Malkovich e cantano Malkovich. John rimarrà ovviamente terrorizzato e atterrito di trovarsi direttamente al cospetto del suo inconscio e delle sue fantasie più deliranti.La terza metafora è sull'insana smania che ha la gente di manipolare gli altri, condizionarne la vita e le decisioni. Quasi come se non ci fossero vie di mezzo, e fossimo tutti soltanto o marionette o burattinai.