I Romani non conquistarono mai la Barbagia? Un mito da sfatare.
di Francesco Casula
(Per anni l'ho coltivato anch'io questo mito. Da barbaricino di Ollolai, in qualche modo mi rendeva orgoglioso. Ma quando la documentazione storico-archeologica certifica, con prove indiscutibili e incontrovertibili, liquida il mito stesso, occorre avere il coraggio, di mettere da parte l'orgoglio etnocentrico, attenendosi alla storia documentale) Ebbene, l’archeologa Maria Ausilia Fadda – già direttrice del Museo archeologico di Nuoro – contesta proprio il mito secondo cui la Barbagia non sarebbe mai stata conquistata dai Romani, con prove, parrebbe, inattaccabili. (in Archeologia viva, Giunti editore, 2012) 1. A Sirilò, sul Supramonte di Orgosolo, ci sono i resti di un antico villaggio, con diversi strati, dall’età del bronzo fino all’epoca della dominazione romana. In Sirilò sono stati recuperati cocci di tazze di ceramica attica, di coppe di produzione punica, fine vasellame da mensa, frammenti di raffinatissimi corredi funerari e di oggetti votivi, come ad esempio le cinque foglie d’argento, risalenti al VII secolo a.C., forse parte di un diadema. A dimostrazione – secondo la Fadda – dei contatti commerciali fra nuragici delle zone interne e la costa occidentale, dove prima con i Fenici e poi con i Cartaginesi arrivavano merci di raro pregio, molto richieste dalle aristocrazie locali. Già allora la Barbagia era un mercato aperto, figurarsi cosa doveva essere al tempo dei Romani. La romanizzazione successiva al 1° e 2° secolo d.C. è documentata dal ritrovamento di monete, di una brocca in lamina di bronzo, di grandi contenitori per derrate. 2. In Barbagia c’è un altro sito archeologico, area di sant’Efis , nelle campagne di Orune, due ettari con i magazzini e il deposito di merci. Qui sono state trovate le giare e le anfor africane che contenevano l’olio pregiato e la salsa di pesce, oltre a splendide lucerne, vasellame finissimo, bicchieri in vetro soffiato e persino lanterne, con incisa l’immagine di Cristo con gli apostoli. Una vera e propria città-mercato al centro della strada che da Olbia – passando per Caput Tirsi (Buddusò) – Sorabile (vicino a Fonni)– Valentia (Nuragus)– Biora (Serri), arrivava fino a Cagliari. Nell’età imperiale, nel 3° secolo d.C. il villaggio era abitato da sardi romanizzati, occupava un punto strategico sulla strada principale della Sardegna ed era un centro di smistamento delle merci tra il porto di Olbia e quello di Cagliari. Bene. Il punto però – a mio parere – non è tanto quello di sapere che i Romani conquistarono la Sardegna: le prove dell’archeologa Fadda e molte altre, non possono lasciare dubbi. Il problema è se e per quanto tempo l’abbiano veramente “dominata”. Ma su questa questione tornerò. Anticipo solo che il dominio fu breve e, in ogni caso più limitato rispetto al dominio nel resto della Sardegna dai Romani stessi "Romània", contrapposta appunto alla "Barbària". Una vastissima area del centro diventerà vieppiù autonoma da Roma dando vita, progressivamente, a un vero e proprio"regno" (?) di cui il capo sarà Ospitone, non a caso chiamato dal Papa Gregorio Magno (594) "Dux Barbaricinorum".