Universi Paralleri

Cara Amica,

Spesso mi chiedo cosa cerchi l’uomo nella  donna  e più precisamente cosa veda in lei: la madre? Una continuità di se stesso, e, quindi una sorta di mortalità interposta?

Mi viene in mente una citazione di Isaac Asimov , famoso scrittore di fantascienza, che avevo letto in un suo romanzo del 1956 :

… ma vi rendete conto di quello che succederebbe alla Realtà se tutti potessimo non morire e se, addirittura, ognuno potesse vivere simultaneamente con più alternative di se stesso?

Dimensione, realtà, alternativa; sono le definizioni spaziotemporali in cui viviamo e ci muoviamo; nei limiti e in confini ben determinati, i quali sono contenuti in una grande sfera energetica a stretto contatto con altre sfere di uguale qualità, ma di diverso contenuto!

Talvolta, in particolari circostanze e condizioni, esisterebbe la possibilità  che si apra un varco tra le sfere e si possa essere trasferiti dall’una all’altra.

 

Riflessioni con un’amica

Cara Amica,

una volta affermai che neanche un medico sa diagnosticare una malattia grave che lo riguarda. Questa facoltà, anzi questa

carenza, può essere definita cecità, autodifesa, oppure rifiuto di credere una certa realtà ovvia ed evidente, ma impossibile da compenetrare, quindi riconoscere, quando accade a noi stessi !.

Oggi però, posso affermare di aver capito molte cose, che Ieri ritenevo frutto di impressioni sbagliate.

In questa analisi mi ha giovato il raffronto tra le nostre personalità, che ho fatto scorrere parallelamente, come fossero due nastri di pellicola. Questo, mi ha consentito di rivivere tutti i fatti, le situazioni e stati d’animo vissuti in un ben determinato periodo.

Per la prima volta in vita mia sono risultato il vincitore del contesto; sono stato l’assolto con formula piena nel processo all’individuo me stesso: peccatore, in fondo, veniale e onesto,

fino all’estremo dell’auto punizione per essere legato a valori ritenuti importanti; romantico, idealista, troppo modesto, fino ad un attimo fa.

Mi sono sempre rifiutato di capire ciò che era ovvio, a quello che avevo innanzi, ma, come quel medico, mi rifiutavo di capire, e quindi colpevolizzavo me stesso. Ora finalmente ho capito, e ti ringrazio !

Le prese di coscienza hanno un costo elevato, talvolta insostenibile, sprecato e inutile.

Vero è, però, che c’è un guadagno in termini di maggior sicurezza, fiducia e amore di se stessi. Al di là di noi non esistono altri universi che il nostro ed il Nulla è sovrano.

Pranzando insieme ho avuto la possibilità di conoscerti meglio e sono convinto che tu ne abbia tratto giovamento, in tutti i sensi. Come vedi ad ognuno il suo” Così è ,se vi pare “,

scriveva Pirandello; ed io sono perfettamente d’accordo con lui, ma soprattutto con me stesso.

L’ultimo Dinosauro

 

L’acqua era calda; il buio lo avvolgeva come un sudario. Dormiva da molto tempo. Una corrente tiepida iniziò a scendere verso le profondità e raggiungendolo, lo riscaldò; il sangue riprese a circolare lentamente; il cuore riprese a battere sempre più veloce; le funzioni vitali raggiunsero il normale ritmo; i ricordi riemersero anch’essi!

Ziroc, terminò di masticare un tenero virgulto di felce; non si sentiva più sereno ormai da molto tempo. Non riusciva a capire cosa stesse cambiando nel suo mondo; ma l’istinto gli diceva che qualcosa era cambiato veramente.

Da tempo il cielo si era oscurato. L’azzurro intenso era mutato in arancio cupo e questo non era di buon auspicio, lo sentiva.

Al tramonto lampi e tuoni squarciavano l’aria; una pioggia densa e maleodorante cadeva fitta.

Era trascorso parecchio tempo ormai dall’ultima volta che aveva incontrato un altro Zauroc. Effettivamente gli incontri si erano fatti sempre più rari; sicché da molto lune Ziroc era solo nella Palude.

Quel giorno, ricordava, la terra aveva tremato e la notte era giunta all’improvviso; il vento aveva soffiato con violenza inaudita e un silenzio di morte era sceso sulla Palude : si era salvato perché era immerso sul fondo alla ricerca di cibo.

Poco tempo dopo sentì che era ora di andare: così andò.

Il mare era più vasto della Palude; Ziroc non lo aveva mai visto. Forse sua madre, perché ogni tanto quando era cucciolo, glie ne parlava per tenerlo buono vicino a lei, mentre il suo lungo collo era immerso nell’acqua alla ricerca di cibo sul fondo. Gli aveva raccontato che quelle erano acque diverse

dalla Palude, dove lui era nato; molto più fredde, profonde e pericolose. Gli animali che lo popolavano erano più antichi, altrettanto affamati, come lo stesso Zerox, che viveva ai margini della foresta e che ogni tanto, piombando sul gruppo all’improvviso, si divorava uno Zauroc.

Anche gli Zerox erano spariti: solo lui sembrava che fosse rimasto.

Giunto in riva al mare si fermò sulla riva, ne osservò le acque limacciose , buie e fredde; aspirò profondamente l’aria per l’ultima volta ; una sorta di barrito disperato uscì all’improvviso dalle sue fauci : un suono profondo, antico, l’ultimo che si sarebbe udito sul pianeta. Poi si immerse lentamente e scomparve.

Sean stava sdraiato sul fondo della piccola barca, si godeva quel tiepido sole pomeridiano di fine estate, quasi al tramonto; non bruciava la pelle, ma lo avvolgeva in un languido tepore.

Stava pensando alle sue vacanze, ormai giunte al termine. La prossima settimana avrebbe fatto ritorno al college e ripreso gli studi autunnali.

Avrebbe preferito restare con il nonno in Scozia, a Northwing Lake, ma realizzò che era un puro e semplice fantasticare ad occhi aperti. Nonno Samuel, sarebbe stato irremovibile, in proposito! Sicché doveva tornare a scuola e proseguire gli studi.

Spesso, e questa ne era la dimostrazione: la vita di un sedicenne poteva essere difficile, colma di contraddizioni, costituita da doveri e piaceri tra loro contrastanti, secondo i canoni di un’esistenza provinciale e borghese; nella quale molti giovani americani crescevano e si formavano.

Northwing Lake faceva parte dei molteplici laghi di origine glaciale situati nella zona di Iverness, i quali erano collegati tra loro da passaggi sotterranei.

Sean, fu svegliato da un improvviso rollio della barca; notò che l’acqua si era increspata formando una sorta di gorgo; il fenomeno andava via via aumentando di intensità. Improvvisamente, a pochi metri di distanza, si era formata una gigantesca bolla d’aria, dove al centro usciva un denso getto di vapore. Sean restò immobile, come paralizzato, con lo sguardo fisso su quanto stava accadendo intorno a lui. Poi la pressione diminuì, la bolla gradualmente si sgonfiò, sostituita da una grossa macchia scura e poi da quella, che gli sembrò intravedere, un grosso corpo grigioverde, che galleggiava in superficie.

La pressione dell’acqua diminuiva sempre più, man mano che Ziroc risaliva in superficie.

La mancanza d’aria si era trasformata in necessità vitale; sentiva che ormai le forze lo stavano abbandonando; poi respirò profondamente e un flusso d’aria fresca gli irruppe nei polmoni.

Trascorsero parecchi anni da quel famoso pomeriggio di fine estate al lago, e, ancora in oggi, si chiedeva cosa fosse successo e, ancora, a quale fenomeno avesse realmente assistito. Era uno dei molti testimoni della apparizione di Nessie? Il famoso e leggendario Mostro di Lochness?

Nonno Samuel non c’era più; e lui, ormai anziano, spesso raccontava ai nipotini questo avvenimento occorsogli in gioventù, ovvero ogni qualvolta usciva la notizia di un suo avvistamento.

Leggenda Leggendaria

 

Cara Amica,

Non tutti sanno che la parte terminale dell’Arcobaleno indica il punto esatto dove i Folletti del Bosco hanno nascosto una pentola colma di monete d’oro. Coloro che invece ne hanno sentito parlare credono sia leggenda, ma si sbagliano!

Un pomeriggio piovoso, durante un viaggio in auto, dovetti attraversare una vasta zona pressoché disabitata del Nord Europa. La strada, dopo un saliscendi tra verdi colline ammantate di nebbia, si inoltrava in un folto bosco di conifere.

Ad un tratto un raggio di sole squarciò le nubi cosicché la sua luce inondò la strada dinanzi a me e un bellissimo Arcobaleno si stagliò in cielo.

Siccome ero un po’ stanco, decisi di far tappa e non perdere l’occasione di osservare con calma lo splendido fenomeno naturale.

Poco dopo mi sembrò di udire delle risatine, come se qualche ragazzino nascosto nel folto dei cespugli, ridesse allegramente. Il fatto mi incuriosì e con noncuranza ispezionai i cespugli più vicini, ma non scorsi nessuno. Ne dedussi di essermi sbagliato! Successivamente, quando stavo per proseguire il viaggio, una vocina querula esclamò:

– Vuoi anche tu trovare la pentola, eh?! – Ma non senza il mio aiuto, comunque !

– Chi sei?, Fatti vedere – Chiesi ad alta voce -.

– Chi vuoi che io sia? -Proseguì stizzita la vocina – :

– Sono Piedone III°, ex Re dei Folletti Antelucani : non puoi vedermi in quanto noi viviamo in un’altra Dimensione Spazio Temporale !

– Strano nome per qualcuno che non esiste – Feci io di rimando.

Comunque, lo rassicurai di non aver nessuna intenzione di rubare la pentola in questione e che mi trovavo in quel luogo per puro caso !

Tranquillizzato in questo senso, l’ex Re dei Folletti mi raccontò la sua storia, mettendomi così al corrente dei suoi guai. Dovetti fare uno sforzo per non ridere alle sue peripezie, in quanto ebbi subito il sospetto che il nostro amico fosse un soggetto particolarmente irascibile e permaloso.

Il nocciolo della storia, comunque, come scoprii in seguito, stava nel fatto che se costui avesse voluto nuovamente essere il Re dei 

Folletti, avrebbe dovuto spodestare sua volta Re Pollicione I°, il quale, in precedenza, gli aveva soffiato la Pentola in modo veramente subdolo e che, secondo la Legge del Popolo dei Folletti, aveva reclamato ed ottenuto la corona di Re.

Fu così che mi supplicò di aiutarlo a rubare la pentola in questione e riconquistare così il suo Regno, in quanto , come mi spiegò, non poteva farlo egli stesso, ma solo per interposta persona, e , a condizione , che quest’ultima non fosse un folletto.

Tanto disse che mi convinse. Forse dovrei dire mi “coinvolse”, ma considerando la sua promessa di esaudire un qualsiasi mio desiderio (mi sono sempre chiesto come mai non tre! Forse la Realtà della Leggenda è diversa dalla Leggenda Leggendaria), e infine, di avere la possibilità di muovermi in una Dimensione, dove il Tempo rallenta talmente da consentirmi di concludere la mia “missione” , nello stesso istante in cui l’avessi iniziata, fece il resto !.

Impadronirmi della pentola per conto di Piedone si dimostrò una impresa ardua, faticosa e, talvolta, anche pericolosa! Per poter agire indisturbato il folletto operò su di me numerose metamorfosi. Fui così trasformato, assumendone le sembianze, in formica, topo, zanzara, ranocchio. E poi, secondo le varie esigenze del caso , in fungo, albero, asparago e altri vegetali. Si può quindi immaginare che dovetti correre, saltare, pigolare, strisciare, zigzagare, caracollare, lievitare, estendere, spuntare, sfogliare, ramare, gracchiare e cose simili.

Finalmente riuscii in qualche modo ad impadronirmi della pentola , così, Piedone III° riebbe il suo regno e a Pollicione I° non rimase altro da fare che appostarsi anche lui dietro un cespuglio, come aveva fatto il suo predecessore, in attesa di eventi.

Ora vi devo lasciare perché questa sera sono invitato da Biancaneve e i Sette Nani ! A proposito, ora sono Otto!

Ringraziamento

Cara Amica,

il vecchio alzò le braccia al cielo ed esclamò:

grazie……, grazie….., Ti ringrazio;

non so perché, ma ti ringrazio lo stesso!

Sono cinquant’anni che lo faccio e non ho ancora ricevuto un Tuo cenno! un Tuo segno; una manifestazione della Tua presenza……!

Io come vedi, sono ancora qui in attesa. Gli anni passano, le generazioni si susseguono. Io le ho incontrate, le ho osservate. Loro mi hanno cercato; sono venute quassù e hanno parlato con me; hanno chiesto, ma non ho saputo cosa rispondere, perché non lo sapevo neanch’io, in attesa, come ben sai, del Tuo Verbo.

Finora mi sono mantenuto sul generico, ma se non Ti decidi, non so cosa può succedere! Una grossa crisi di valori, suppongo.

Grazie……grazie……. ancora.

Il Tuo Vecchio della Montagna.

Mia Dolce e Cara amica

 

Cara Amica,

quando ero ragazzo e volavo sulle ali della fantasia, sognavo l’Amore vero…., ma purtroppo precipitavo giù, rovinosamente….Oggi sento  parole d’amore appassionate, disperate, sconosciute alle sue labbra. Oggi, non ieri, non solite, non sue! Mai. E’ così che funziona ? Forse esplode all’improvviso in una fredda giornata d’inverno?  Il mio povero cuore ama e vorrebbe ancora, e ancora, ma è tardi, il sonno arriva e il sogno appare. Domani un nuovo giorno.

 

Amore, cos’è? Riflessioni con un’amica

Cara Amica,

Spesso ci chiediamo cosa sia l’amore, limitandoci naturalmente a quello tra due persone, escludendo quello definito “Universale” , che, almeno per quanto mi riguarda, è oggetto di una diversa valutazione, forse meno immediata, ma senz’altro più spirituale! Comunque potrebbe pure non esistere, anche se a volte questo stato particolare dell’animo mi appagava e mi appaga tutt’ora, tanto da sentirne la carenza, tanto da cercarlo.

Il nostro modo di essere è particolare a noi stessi, appunto! Ognuno con una propria lunghezza d’onda, un personale modo di ragionare, di sentire e percepire la realtà.

Quanto affermo è nettamente in contrasto col mio stato d’animo: infatti se da un lato il ragionamento potrebbe sembrare coerente, dall’altro c’è sofferenza, orgoglio, senso di perdita, dolore per essere stati considerati poco o nulla, nonostante l’evidente affetto dimostrato.

Sembrerebbe che i rapporti affettivi siano sbilanciati e incoerenti tra loro.

Che fare dunque? Sopportare e resistere ad oltranza? Avrebbe realmente senso? Chissà cosa ci riserva il destino! Sicché, continuo a sperare.