Il silenzio elettorale al tempo dei social network. Una responsabilità di tutti.

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Nello spazzare via le polemiche di queste settimane, ne ho trovata una all’ultimo giorno, ma proprio all’ultimo, che ho faticato ad accantonare in modo semplicistico: il silenzio elettorale sui social network.

Iniziamo col dire che il silenzio elettorale, così come normato dalla legge 212 del 4 aprile 1956, non lo ha rispettato nessuno, da entrambe le parti.

Comma 1: “Nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri e manifesti di propaganda.”

continuando al comma successivo troviamo poi:
“e inoltre nei giorni destinati alla votazione è vietata ogni forma di propaganda elettorale entro il raggio di 200 metri dall’ingresso delle sezioni elettorali “

spingendosi ancora più avanti nel supertecnologico futuro, troviamo infine:
Art. 9/bis: “Nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni è fatto divieto anche alle emittenti radiotelevisive private di diffondere propaganda elettorale”.

Partiamo con l’assunto che i social network siano luoghi pubblici o aperti al pubblico, non credo di sbagliare dicendo questo, consideriamo inoltre che nel 2016 sono forse la piazza più affollata tra i luoghi di aggregazione. Come comportarsi dunque per rispettare la normativa? Sponsorizzare un post su facebook o un tweet da parte dell’account ufficiale di quel partito politico vìola la legge? E se il partito scrive un post ma non lo sponsorizza allora va bene? E se si usa un account non ufficiale o di un amico?

Nel proseguire con le domande che mano a mano mi sopraggiungevano, e nell’impraticabilità delle soluzioni che ne scaturivano, non ho potuto trascurare il bar, luogo di aggregazione per eccellenza dell’italiano medio e non solo. Postare un suggerimento politico il giorno prima delle elezioni, è come parlare di intenzione di voto al bar con gli amici. Alla fine su facebook noi parliamo agli amici, giusto? Io posso parlare con i miei amici di intenzione di voto anche il giorno delle votazioni. Se ho un milione di amici sono fatti miei.

Forse. O forse no. Forse per una volta la legge è uguale per tutti, e tra le righe di quelle parole del 1956 viene tenuto conto anche dei social network. Forse nel sottotesto viene tenuto conto della coscienza civile e della responsabilità personale, indipendentemente dalla potenza comunicativa o dell’ufficialità del nostro account social. E forse, è giusto non parlare di intenzione di voto il giorno prima e il giorno delle elezioni, neanche con gli amici al bar.

Provare per una volta a migliorare l’interpretazione di una legge e non le sue parole, potrebbe essere un progresso per ognuno di noi, un progresso vero che questa volta nasce veramente dal basso. Non sempre una legge deve arginare un comportamento negativo, a volte può anche mappare un atteggiamento positivo, e in quel caso non servirebbe scriverla, come il fair play, il tenere la destra su una scala mobile o far sedere una vecchietta sull’autobus anche quando non c’è scritto “posto riservato ai disabili e agli anziani”.

Forse un paese è migliore quando lo è spontaneamente.

Mentre scrivo questo articolo, oggi 5 dicembre 2016, un po mi viene da ridere. Da buon italiano non ho potuto fare a meno di pensare ad una nuova legge. Ho un paio di finestre del browser aperte sui siti dei quotidiani nazionali, piene zeppe di considerazioni a caldo sul risultato del referendum.  Forse una legge che andrebbe scritta l’ho trovata: quella del silenzio elettorale il giorno dopo le elezioni, e non il giorno prima.

Alessandro Fazzini

Il silenzio elettorale al tempo dei social network. Una responsabilità di tutti.ultima modifica: 2016-12-05T17:48:49+01:00da

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