Di cosa parleremo, se non è di questo che parliamo. del tepore del mattino, della sonnolenza con cui si tolgono i pigiami per lasciare il posto a una moltitudine di abbracci e carezze. Di cosa parleremo, se questo non può essere detto. dalla pioggia di un acquazzone che cade sulla nostra pelle al mattino ogni giorno. di strofinare i corpi insieme in un gioco più infantile e necessario che erotico. Di cosa parleremo, se non ci crederanno. di mani che preparano colazione e toast, succo d’arancia e caffè espresso. dalla tavola apparecchiata, dal vassoio al letto. del giornale alla porta, del sole attraverso la tenda. di cosa parleremo, se sembra una bugia che si può stirare o appiattire (chissenefrega) in mutandine e stivali. oppure pianifica nei minimi dettagli il weekend di nudità che non esce mai del tutto ma poco importa. tutto ciò che mi circonda è una piccola cerimonia di festa, di festa, di intrattenimento. di cosa parleremo allora?