La donna cambia numero ma la situazione peggiora

Ma il capitano non si ferma qui. Giura di non cercarla più ma poi ci ripensa e ricomincia con le richieste petulanti pretendendo che la donna gli dedichi del tempo.

Richieste alle quali il maresciallo non sempre riusciva a sottrarsi in quanto non in grado di gestire un rapporto malato con un suo superiore gerarchico. E la donna, come si evince dalle carte, inizia ad avere paura di ritrovarsi sola con l’imputato al punto che in più occasioni si fa accompagnare da altre persone.

Lei cambia numero, lui lo recupera e le scrive nuovamente: “Pagherai con il destino questo male, mi hai rovinato la vita, ora prego che ci sia un finale degno a questa malvagità. Addio il destino ti darà presto ciò che meriti”.

La minaccia di suicidio e il ritiro dell’arma di servizio

E il comportamento del capitano, con il passare del tempo, peggiora fino al giorno in cui comunica alla donna la volontà di togliersi la vita. Scatta un campanello d’allarme e la donna inoltra il messaggio audio ai superiori che provvedono immediatamente a requisirgli in via precauzionale l’arma di ordinanza.

Provvedimento poi annullato dal Consiglio di Stato con il conseguente reintegro in servizio dell’ufficiale. La donna, dopo aver querelato il suo superiore, torna a integrare la denuncia con nuovi episodi persecutori subiti per tre volte in un mese e racconta in un lungo verbale agli inquirenti l’incubo con cui ha dovuto convivere per quasi un anno.

Spuntano i nomi dei vertici della Dia e dell’Avvocatura di Stato

E tra tutti questi messaggi – consegnati da subito ai Carabinieri che avevano ricevuto le denunce – nell’ultima udienza spunta un vocale dell’imputato che coinvolge alcune figure di spicco della Dia e dell’avvocatura di Stato e che potrebbe aggravare la posizione del Capitano.

Un audio mandato forse per mettersi in mostra con la donna nel quale l’ufficiale spiega, a suo avviso, per quale motivo lei potrebbe avere ulteriori problemi all’interno degli uffici delle Fiamme Gialle di Roma.

E così spunta il nome di un ex datore di lavoro del maresciallo all’Avvocatura di Stato che avrebbe parlato malissimo dell’operato della donna descrivendola come negligente e scansafatiche ai vertici della Dia. Un dettaglio che la donna, a tutela delle persone coinvolte, non aveva inserito in denuncia ma che è emerso durante la deposizione dell’imputato in aula. Realtà o esagerazione? Al momento non è dato saperlo ma probabilmente verrà fatta chiarezza nella prossima udienza fissata a Marzo.

Articolo originale: https://www.ilriformista.it/stalking-alla-dia-capitano-della-finanza-perseguita-una-sottoposta-mi-hai-rovinato-la-vita-ti-sgozzo-403914/

Commento: uno dei tanti casi di violenza. Che facciamo? Ci scagliamo per l’ennesima volta contro il maschio bianco, prepotente, violento che deve essere bastonato e femminilizzato cosi, senza ormoni e senza carattere, diventa mansueto? Oppure cominciamo ad entrare dentro il problema e a suggerite da che parte iniziare a risolverlo?
Qualunque forma di dipendenza: sigaretta, droga, affetti, abitudini, routine, comportamenti fatti in automatico e per inerzia, sono manifestazioni di fragilità, ogni volta che si hanno serie difficoltà ad uscire dalla zona “confort” per affrontare “il nuovo”.

Qualunque forma di compensazione per carenza affettiva: mangiare troppo, avere a tutti i costi una relazione affettiva perché non si sopporta la solitudine, lavorare incessantemente per tenere la mente occupata evitando la riflessione, stancarsi fino a crollare pur di non pensare,  sono manifestazioni di fragilità. Procrastinare non serve, il problema c’è sempre.

Chi è fragile commette errori enormi e talvolta irrimediabili. Da qualunque condizione di debolezza si parta l’obbiettivo è trovare le risorse dentro di se e non fuori, con un processo di crescita interiore e costruzione di ciò che manca. Soprattutto farlo possibilmente senza aiuti,  da soli. Man mano che la costruzione avanza, si può contare su se stessi e si fa a meno, sempre di più, di “compensazioni” che provengono dall’esterno della propria interiorità. 

Come un contenitore interiore che deve essere riempito. Il livello ottimale si ottiene quando nel farsi questa domanda ” Con o senza di te vivo bene lo stesso?” le risposte “SI”, iniziano a manifestarsi.

“Con o senza di te vivo bene lo stesso?” è la domanda da farsi rivolta a qualunque cosa: persone, situazioni, incarichi di lavoro, oggetti, condizioni, abitudini. La risposta “Si” è la vera libertà, la vera indipendenza, la vera sicurezza.

Raggiunta la condizione interiore del proprio “intero” o “completo” , qualunque scelta o decisione sarà presa non più per “bisogno”, ma con la piena libertà di poter scegliere ciò che si vuole, ciò che piace, ciò che rende felici. 

Belli miei non è più tempo per fessi, troppe cazzate nel passato hanno impedito l’evoluzione maschile. La prevaricazione non è potenza, ma debolezza, illudersi che possa ancora esistere è da stupidi. 

Finisce il tempo per tutte le epoche dei “figli ” e inizia il presente e il futuro dei “padri”.

E’ ora che l’energia maschile autentica emerga, senza dover accettare umilianti compromessi.  

Giannina Demelas