Considerazioni del consumatore musicale consapevole: non sono etichettabile

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In relazione ad alcuni commenti che ho fatto, rispetto ad alcune mie preferenze di musica metal, è saltata fuori in una chiacchierata, l’osservazione, che la preferenza di musica metal corrisponda ad ideologia “satanista”.

L’osservazione mi fa ridere. Comunque, prendo spunto per esternare alcune cose che potrebbero essere di utilità. Credo che in qualunque scelta, bisogna innanzitutto essere dotati di buon senso.

Per me Dio è energia presente in ciascun essere umano. Io non credo a santi, ad angeli o a diavoli. Penso che alcuni esseri umani, da quando sono apparsi sulla terra, anziché cercare Dio dentro se stessi, lo abbia cercato all’esterno. Errore che fanno ancora oggi tutti coloro che cercano all’esterno le soluzioni senza assumersi le proprie responsabilità e che piuttosto che ammettere di aver sbagliato e correggere i propri errori, attribuiscono le colpe a influenze esterne.

Premesso questo, dico che la musica è un prodotto sonoro costituito da suoni: belli, brutti, delicati, duri, ecc. organizzati in composizione: complessa, semplice, gradevole, sgradevole ecc. a seconda del proprio “palato” musicale.

Io ascolto il prodotto sonoro, se mi piace lo riascolto e lo includo fra le cose che mi piacciono, viceversa se non mi piace, lo scarto. Non entro nel merito di ciò che ha ispirato l’autore, non mi compete e sinceramente non me ne frega niente. A meno che non costituiscano una ragione di fastidio o disturbo che mi impedisce di godermi la composizione nella sua essenza.

Per me, le ispirazioni dell’autore sono le “materie prime” che immette nella sua testa (come se fosse un laboratorio)per elaborarle ed addivenire ad una creazione. Riflessione: “Hai creato quella composizione da: un’esperienza personale toccante? Da un copia incolla di qualcun altro? Da angeli, santi e diavoli che ti sei inventato? Da una sbronza che ha fatto saltare i neuroni in testa? Da una meditazione? Da una tua credenza storica? Da tue caratteristiche personali e caratteriali? Da un’elevazione mistica?

Da qualunque “materia prima”, sia scaturita quella composizione, non sono affari che mi riguardano, io non sono il controllore delle sue ispirazioni. Le sue ispirazioni non le vendo e non le compro , io ascolto il prodotto finale e la mia valutazione la faccio sul prodotto finale.

Questa mia visione o osservatorio si scontra con le teorie dei gruppi o tendenze che accolgono qualunque cosa di quell’autore e non dei suoi “prodotti”.

A me accade molto spesso di trovare bellissimo un brano o addirittura una parte di brano e non piacermi il resto. E, secondo me, questo modo di vedere è normalissimo. Come quando si va a fare la spesa, mi piacciono i pomodori di quel negozio e le lattughe di un altro negozio io compro ciò che mi piace e lascio ciò che non mi piace.  Non sto comprando l’insegna, l’immagine o l’offerta di quel negozio, sto acquistando il singolo prodotto.

Questo errore, è diffusissimo ed è messo in pratica sia dal fornitore che dal cliente. Nel senso che questo errore lo fanno , a mio avviso, sia gli ascoltatori o fans , sia i musicisti.

I fans, pronti  ad acclamare, ad applaudire a fare commenti positivi, ma se si va a fondo non ti sanno nemmeno descrivere ciò che hanno ascoltato.

I musicisti che considerano i fan come qualcosa che accetta e prende tutto  per buono, tipo tesserati o soci di un club, abbastanza lecchini, pronti a dire sempre: “si, si signore” senza senso critico o nel peggiore dei casi tipo membri di una setta in cui gli autori/musicisti sarebbero gli idoli da adorare.

E non esagero per niente con questa affermazione, perché nel comune dialogare, si può dire “Mi piaccio i Tizi oppure i Caio”, se tutto ciò che hai ascoltato ti piace. Se così non è, devi per forza dire mi piace la traccia A di Tizio o la traccia B di Caio. Oppure si può affermare tale gruppo, tale band non mi piace, se la matrice di base si discosta in maniera troppo evidente dal proprio modo di essere e di “gustare” la musica.

Concludo con l’affermazione che io ascolto dei suoni musicali, esploro ovunque, senza alcun pregiudizio e non mi faccio etichettare. Considerato che, sempre e in ogni caso, penso con la mia testa e assimilo la musica con le mie percezioni personali:  non sono etichettabile. Giannina Demelas

Tratto da un precedente articolo da me scritto su Sfero:https://sfero.me/article/considerazioni-consumatore-musicale-consapevole-non-sono?fbclid=IwAR1gSK0WwoqcTia2U9nnQJyPCEqkZy12Ua8w7497GwUekDI_F_4JjeoEwGo

Considerazioni del consumatore musicale consapevole: non sono etichettabileultima modifica: 2024-03-15T14:40:17+01:00da GianninaDemelas

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