Bruxelles ha deciso: dal 18 aprile Langhirano, la patria del Prosciutto di Parma, dove sono localizzati decine di capannoni di stagionatura, rientra nella zona di restrizione I e quindi sarà soggetta a stretta sorveglianza.

prosciutti

 Roberto La Pira –   17 Aprile 2024 per Il Fatto Alimentare 

La Commissione UE ha preso questa decisione dopo il ritrovamento a Fornovo di Taro di una carcassa di cinghiale positiva alla peste suina, lo scorso 8 aprile 2024. Una seconda carcassa è stata segnalata a Varano de Melegari pochi giorni dopo. Adesso che la zona di restrizione II si amplia ci potrebbero essere dei problemi per le migliaia di cosce destinate ad essere marchiate come Prosciutto di Parma.

Assosuini continua a diramare appelli alle istituzioni che però nessuno sembra ascoltare, ma il problema è molto serio e i numeri parlano da soli. Dall’inizio dell’epidemia nel gennaio 2022 si contano 1.899 carcasse di cinghiali (dato aggiornato al 17 aprile). Gli allevamenti coinvolti, invece, sono stati 21 con l’inevitabile abbattimento di oltre 40 mila maiali. Le previsioni non sono rosee.

Cosa succederà alla filiera?

A questo punto è lecito chiedersi quale sarà il destino del Prosciutto crudo di Parma? Si potranno vendere le cosce di maiale provenienti dagli allevamenti situati nei pressi di Langhirano? Il problema non riguarda la sicurezza alimentare, ma le esportazioni. Fra gli addetti ai lavori molti sono convinti che ci sarà presto un inevitabile blocco delle esportazioni. Paesi come Canada, Stati Uniti e anche diversi stati europei non vorranno comprare prosciutti e altri salumi provenienti da zone infette.

La situazione è molto critica e la sensazione è che si cerchi di nascondere la gravità ai consumatori. Un quotidiano nazionale, il 12 aprile, nelle pagine della cronaca di Parma, ha riportato per qualche ora la notizia del ritrovamento della carcassa di cinghiale positiva alla peste suina a Fornovo, salvo poi ritirarla. C’è da chiedersi cosa succederà adesso, dopo il ritrovamento di un secondo cinghiale morto di peste suina a Varano de Melegari.

Zona “rossa” per il prosciutto di Parma

Come al solito il Consorzio del Prosciutto di Parma nei momenti di crisi latita, anche se c’è molta agitazione fra gli operatori che stagionano i prosciutti e nei 10-15 allevamenti  presente nella zona soggetta a restrizione. Solo oggi dopo la decisione di Bruxelles di includere Langhirano e il territorio di produzione del Prosciutto di Parma nella zona “rossa”, il Consorzio ha diffuso un comunicato in cui tranquillizza gli operatori. In realtà non ci sono molti elementi per stare tranquilli, visto che il piano nazionale per eradicare la peste suina prospetta la fine dell’epidemia nel 2028.

Stop alle esportazioni?

Oltre ai Paesi che da tempo hanno chiuso le importazioni di Prosciutto per la peste suina, come Cina, Giappone, Taiwan e Messico,  “Adesso – precisa il Consorzio –  ci sarà una variazione per le esportazioni in Canada, Paese verso il quale le aziende produttrici situate in zone di restrizione II (ovvero quelle in cui la PSA è presente nel cinghiale) non potranno più spedire il loro prodotto”. A questo punto è probabile che anche Australia e Stati Uniti e altri Paesi Europei seguano l’esempio.

Grande assente è Coldiretti, sempre pronta a organizzare manifestazioni folcloristiche al Brennero per segnalare le importazioni di cosce di suino per preparare prosciutti italiani (cosa del tutto lecita), ma completamente assente di fronte al probabile blocco delle esportazioni dei prosciutti Dop.

I consigli per non diffondere la peste suina

In attesa di altri chiarimenti e indicazioni, ci sembra utile rilanciare l’appello della Regione Emilia-Romagna rivolto ai cittadini amanti delle passeggiate nei boschi per non contribuire alla diffusione della peste suina. La Regione ricorda che la peste suina non rappresenta un pericolo sanitario per le persone e che i prosciutti si possono mangiare, ma bisogna contrastare l’epidemia per i gravi danni che arreca al settore zootecnico. Ecco le regole.

  • Se cammini per i boschi o per la campagna, o vai per funghi e ti imbatti in una carcassa di cinghiale (quindi un cinghiale morto o resti di ossa), contatta i servizi Veterinari dell’Azienda unità sanitaria locale, al numero unico regionale 051.609.2124. Se puoi memorizza la tua posizione geografica sul cellulare e scatta una foto.
  • Non abbandonare nell’ambiente avanzi o rifiuti alimentari specialmente se contenenti carni di suino o cinghiale o salumi che possono essere veicolo di infezione per gli altri animali.
  • Quando rientri da una passeggiata in un’area che potrebbe essere contaminata dalla PSA, cambiati le scarpe e riponile in un sacchetto prima di pulirle.
  • Le malattie non rispettano le frontiere (se viaggi informati su quali tipi di carne puoi portare con te).

Articolo Originale: https://ilfattoalimentare.it/peste-suina-langhirano-restrizione.html

Commento: ma guarda un po…

“La Commissione UE ha preso questa decisione dopo il ritrovamento a Fornovo di Taro di una carcassa di cinghiale positiva alla peste suina, lo scorso 8 aprile 2024. Una seconda carcassa è stata segnalata a Varano de Melegari pochi giorni dopo”…

quasi quasi indovino che qualcuno ci ha messo questi animali infetti per avere… il pretesto.

Anni e anni in Sardegna con le restrizioni per la peste suina, tutte balle!!! Fatte apposta per paralizzare la produzioni di carni suine genuine, in allevamenti estensivi, come in un’enorme stalla cielo aperto. Attenzione!!! Le malattie agli animali le hanno sempre trasmesse attraverso le inoculazioni,  come hanno fatto ora per gli esseri umani. Siringhe alla larga!!! Da  persone e da animali. Tutta roba infetta per far ammalare e vendere altri farmaci e soprattutto per demolire gli allevamenti.

Bastardi sempre!!! Io mangio ben volentieri il prosciutto di Parma con la peste suina inventata e la loro merda sintetica e velenosa la lascio marcire negli scaffali ora e sempre ad oltranza!!! Stronzi di Bruxelles andate a farvi fottere!!! Giannina Demelas

Bruxelles ha deciso: dal 18 aprile Langhirano, la patria del Prosciutto di Parma, dove sono localizzati decine di capannoni di stagionatura, rientra nella zona di restrizione I e quindi sarà soggetta a stretta sorveglianza.ultima modifica: 2024-04-25T22:17:43+02:00da GianninaDemelas

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