“non posso vincere, è un uomo”.. la telecamera ha filmato l’ungherese Luka Anna mentre diceva al suo allenatore che non poteva combattere il transgender algerino

 perché era un uomo.. tra l’altro.. ha detto anche “tra le gambe ho visto il …… e i liberali che hanno appreso la notizia, l’hanno subito accusata di essere transfobica…

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Commento: Io direi che, in questa scena, é il caso di mettere a fuoco la figura dell’allenatore. Sia dal labiale che dalle espressioni e i gesti, sembrerebbe, che Luka Anna esponga le sue ragioni che la pongono in oggettive difficoltà in questo incontro e che l’allenatore, pare, dico pare , a me sembra cosi, invece la incoraggi a combattere.

Perché se l’allenatore fosse d’accordo, la sua espressione e i gesti non sarebbero di controparte avversa, ma sarebbero di condivisione, quindi ascolto e annuire e alla fine entrambi avrebbero preso la decisione più saggia.

Credo che da tutte queste manifestazioni di mancanza di responsabilità, ci si debba interrogare. Penso, che la figura dell’allenatore sia importantissima nella vita di un atleta, oltre ad apprezzamento professionale, ci debba essere un reciproco e profondo rispetto.

Il reciproco e profondo rispetto si ha quando metti al primo posto il bene dell’altra persona e si è seri e coerenti su questo punto.

Portare avanti questo incontro, fino a subire una umiliante e ingiusta sconfitta, che senso ha? L’atleta, dopo tanto impegno profuso negli allenamenti,  di sicuro non è ha tratto alcun beneficio o soddisfazione professionale. E l’allenatore cosa ne ha tratto? A me viene persino il sospetto che questi allenatori che inducono gli atleti al rischio di gravi infortuni, siano corrotti. Se non corrotti da altri, in cambio di denaro o altri benefici, siano corrotti dentro se stessi e cioè disonesti verso lo sport e verso l’atleta. Giannina Demelas