boom del dell’animazione giapponese
ora vi vi racconteremo l’inizio dell’animazione giapponese
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Anime:Nell’aprile del 1978 all’interno della trasmissione “Buonasera con… ” in onda su rai2, curata da Nicoletta Arton, e condotta dal quartetto Cetra, fa la sua prima apparizione in italia “Ufo robot Grendizer, ovvero Atlas Ufo Robot Goldrake. Per molti è un fulmine a ciel sereno, l’accendersi di una passione inaspettata: il prodotto è infatti decisamente nuovo ed accattivante, destinato a fare furore, a cambiare l’animazione vista fino a quel momento, ovvero la disney, a creare una folla di seguaci, ma anche a rispolverare la questione della miglior fascia oraria di trasmissione e dell’utenza migliore che ne avrebbe potuto usufruire, proprio perchè inizialmente veniva visto solo il lato violento ed immorale del fenomeno. Inizialmente, confrontandoli appunto con i prodotti disney e della warner bros, non era possibile ignorare la scarsa qualità dell’animazione, ma non era sicuramente questo il lato migliore dell’animazione giapponese, in quanto ciò che affascinava erano senz’altro lo stile e la trama innovativa, ma soprattutto colpiva il fascino dei personaggi, sia dal punto di vista psicologico che grafico, in quanto venivano presentate nuove tecniche, capaci di far superare i propri limiti. Utilizzando come base di partenza le tecniche tradizionali dell’animazione, cosa usata soprattutto da Hanna & Barbera e il linguaggio dei manga il quale era una fonte inesauribile di soggetti e stili di ogni genere, le case produttrici giapponesi applicano agli anime elementi importanti del mondo cinematografico: ad esempio alternando il campo lungo ad un primo piano , crea
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ndo così un piacevolissimo effetto dinamico oppure utilizzano la visione quadrangolare che fornisce allo spettatore una riproduzione distorta dell’immagine, cosa che si rivela al quanto funzionale agli scopi narrativi, vengono in fine ripresi molti movimenti di macchina quali zoomate, panoramiche, dissolvenze , cambi di intensità di luce , tutte tecniche che non richiedono un supplemento di manodopera e un conseguente aumento dei costi di produzione. E tutto questo veniva eseguito senza l’ausilio dio un computer che fino agli anni 80 aveva solo la minima funzione di archivio per le bozze.
Goldrake si presenta soprattutto come pietra miliare di un mondo fino a quel momento sconosciuto ossia quello degli anime giapponesi riferiti a i robot .
Dovete sapere però che Goldrake non è il primo anime giunti in Italia : infatti questo primato spetta a Heidi opera che la stessa Rai aveva presentato e mandato nell’estate del 1976, anime che aveva portato diverse innovazioni, fra cui profonde modifiche all’industria del giocattolo, la produzione di un libro per bambini, ed altri arricchimenti dell’immaginario dei più piccoli, non a caso da allora, Hedi è stato replicato numerose volte, ottenendo sempre uno strepitoso successo di pubblico.
Esiste però una sostanziale differenza tra i due anime infatti Goldrake nasce per il mercato interno giapponese al contrario Heidi che nasce da un celebre romanzo del 1880 viene creato con lo scopo di farne un prodotto prevalentemente per un pubblico straniero.
Dobbiamo riconoscere che i cinematografisti giapponesi hanno perfettamente centrato il loro obbiettivo, infatti, Goldrake e Heidi sono divenuti parte integrante dei nostri discorsi, delle nostre fantasie, di discussioni e di polemiche, infatti ancora oggi non possiamo far altro che ammettere che quelle scene conivolgenti e mozzafiato, quel turbinio di immagini e suoni appartenenti alle sigle per metà giapponesi e per metà italiane hanno sfidato il tempo diventando un ricordo nostalgico della generazione ed emittenti tv locali, quella che qualcuno ha successivamente chiamato generazione Goldrake.
Quindi tale approfondimento nasce dal desiderio di conoscere più approfonditamente un mondo che quasi senza farsene accorgere si è infiltrato nella nostra cultura influendo sulle nostre scelte di vita e modo di essere cambiando radicalmente i nostri gusti e la nostra immaginazione.