Gocce di solitudine e di dolce ambrosia

La Fata faceva il punto: “cos’è la lontananza in effetti?” si chiese mentre con le mani si lisciava le cosce socchiuse. “E’ l’impossibilità, sia pur temporanea, di toccarsi e guardarsi negli occhi” si rispose quasi convinta.

Com’erano belli i pomodori di questa stagione. Con le loro faccette oblunghe e rosse. La fata interrogava i pomodori più piccoli guardandoli dritti negli occhi cosicché non potevano mentirle.

Più in là, ma molto oltre, gli animaletti del Bosco erano in fermento, il Bosco stesso sembrava respirare più veloce.

Il Signor Pan era steso dietro lei. Stanco delle rapide giornate di luglio che si erano susseguite senza riposo ed ora dormicchiava sereno.

“Come farà ad essere sereno? Oddio, come vorrei esser come lui! E invece mi sento un braciere sotto il sedere, con il tempo che mi sfugge e con il desiderio che mi divora!”.

Volse lo sguardo all’ultimo arrivato:  un piccolo istrice con la sua chioma di aculei di luna. L’aveva trovato lui mentre attraversava la strada nel cuore buio. Ondeggiava il cimiero fuggendo nel sorriso di lei.

“Ti preparerò una pappa buonissima!” gli disse la Fata abbassandosi ad accarezzargli le spesse spine. Avvicinò il viso al musetto nero e gli stampò, sul naso, un bel bacio vermiglio.

Gocce di solitudine e di dolce ambrosiaultima modifica: 2016-08-09T11:56:24+02:00da mabisman