Nel sonno se ne stavano abbracciati, stretti stretti. Lei sognava le cose delle fate. Lui sognava l’universo. Il ché non era cosa da poco poiché i due sogni non combaciavano. Ma comunque - sia che essi ne fossero consapevoli sia che non lo fossero - questa discrepanza non comportava l’insonnia. Ronfavano tranquilli e beati come se non fosse cosa che li riguardasse. Lei si svegliò tutta morbida con il desiderio che le colava tra le cosce. Si districò dall’abbraccio e scivolò fuori dal letto. Prese il vassoio d’argento e lo riempì di ogni ben di Dio: marmellate e brioche, e poi sufflé e bigné, ed ancora avena e peperoni e poi pescetti e miele ed ancora un fior di zucchina in un vasetto lucente. Era il loro anniversario. Lo accarezzò tra le gambe; si strusciò con il seno contro il suo petto, cercò con le labbra le sue labbra. - Oddio quanto sei bello amore mio! – pensò fra sé guardandolo e proseguì a voce alta - Tanti auguri, cuore mio! Lui si tirò su e guardò il vassoio. Era regale così adagiato sulle bianche lenzuola profumate: licheni fuoriuscivano dalle orecchie, muschio dal naso e foglie secche a far da velo al bel corpo, le labbra livide e bluette e l’occhio turchese tendente al verde mare (diceva lui). - Non è che mi senta tanto bene sai? - le disse tirandosi avanti il cabaret e annusando le leccornie davanti a lui – penso che sia la fine. Sto esalando l’ultimo respiro. Voglio essere cremato. Voglio morire tra le radici degli alberi. Come farai senza di me? – mi fai tenerezza piccola Fata mia … Ma smettila, con questa scena e dillo, dillo che ti sei dimenticato il nostro anniversario!!! Dillo e piantala – gli disse lei piccata con la boccuccia imbronciata e con le dita a torturare i due preziosissimi anelli che lui le aveva regalato come pegno d'amore. Lui sogghignò, la prese tra le braccia, le soffiò nelle orecchie e le fece caldo tra i capelli con il fiato. Ma no amore mio, no, che non mi son dimenticato: guarda, è per te e così facendo le mise tra le mani il pacchetto con, tutt’attorno lucciole e fiocchetti. Lei sbalordita scartò subito e la bottiglia, fine come una fiala di vetro di Boemia, fu tra le sue dita. Raffinatissima bottiglia di cristallo opaco. “Almagia di Mare” diceva l’etichetta. - ohh… il mio profumo, il “tuo” profumo, grazie amore mio! – lo scrutò riavutasi dalla sorpresa – allora mentivi… Mi prendevi in giro.. facevi finta? – gli chiese in un soffio. - Si – sorrise lui e, addentando un dolcetto – le aprì piano le gambe e la scopò.Così, molto semplicemente, dolcemente. Come era da lui: con tanto amore.
L'undicesimo giorno dell'ottavo mese
Nel sonno se ne stavano abbracciati, stretti stretti. Lei sognava le cose delle fate. Lui sognava l’universo. Il ché non era cosa da poco poiché i due sogni non combaciavano. Ma comunque - sia che essi ne fossero consapevoli sia che non lo fossero - questa discrepanza non comportava l’insonnia. Ronfavano tranquilli e beati come se non fosse cosa che li riguardasse. Lei si svegliò tutta morbida con il desiderio che le colava tra le cosce. Si districò dall’abbraccio e scivolò fuori dal letto. Prese il vassoio d’argento e lo riempì di ogni ben di Dio: marmellate e brioche, e poi sufflé e bigné, ed ancora avena e peperoni e poi pescetti e miele ed ancora un fior di zucchina in un vasetto lucente. Era il loro anniversario. Lo accarezzò tra le gambe; si strusciò con il seno contro il suo petto, cercò con le labbra le sue labbra. - Oddio quanto sei bello amore mio! – pensò fra sé guardandolo e proseguì a voce alta - Tanti auguri, cuore mio! Lui si tirò su e guardò il vassoio. Era regale così adagiato sulle bianche lenzuola profumate: licheni fuoriuscivano dalle orecchie, muschio dal naso e foglie secche a far da velo al bel corpo, le labbra livide e bluette e l’occhio turchese tendente al verde mare (diceva lui). - Non è che mi senta tanto bene sai? - le disse tirandosi avanti il cabaret e annusando le leccornie davanti a lui – penso che sia la fine. Sto esalando l’ultimo respiro. Voglio essere cremato. Voglio morire tra le radici degli alberi. Come farai senza di me? – mi fai tenerezza piccola Fata mia … Ma smettila, con questa scena e dillo, dillo che ti sei dimenticato il nostro anniversario!!! Dillo e piantala – gli disse lei piccata con la boccuccia imbronciata e con le dita a torturare i due preziosissimi anelli che lui le aveva regalato come pegno d'amore. Lui sogghignò, la prese tra le braccia, le soffiò nelle orecchie e le fece caldo tra i capelli con il fiato. Ma no amore mio, no, che non mi son dimenticato: guarda, è per te e così facendo le mise tra le mani il pacchetto con, tutt’attorno lucciole e fiocchetti. Lei sbalordita scartò subito e la bottiglia, fine come una fiala di vetro di Boemia, fu tra le sue dita. Raffinatissima bottiglia di cristallo opaco. “Almagia di Mare” diceva l’etichetta. - ohh… il mio profumo, il “tuo” profumo, grazie amore mio! – lo scrutò riavutasi dalla sorpresa – allora mentivi… Mi prendevi in giro.. facevi finta? – gli chiese in un soffio. - Si – sorrise lui e, addentando un dolcetto – le aprì piano le gambe e la scopò.Così, molto semplicemente, dolcemente. Come era da lui: con tanto amore.