Aveva di nuovo sbagliato . Quante volte ancora sarebbe dovuta morire e rinascere,crearsi una nuova se per trovarsi davvero. Ancora con la cornetta del telefono tra le mani ascoltava il silenzio di una conversazione finita già da qualche minuto. Monia aveva capito che una maschera non fa una persona ma solo un personaggio. Continuava a dipingere sulla parete della sua anima miliardi di strati di vernice per coprire,per correggere e falsificare ciò che era davvero. Già,ma chi era davvero? Lo aveva scordato ,ricordava una fragilità un insicurezza che gli gelava il cuore. Molto meglio il falso tepore di una donna con le palle. Si le palle...le palle le erano cadute come le braccia e la cornetta che ormai erano a terra. Il vuoto la testa vuota gli occhi erano aperti ma non guardavano. Un rumore da fuori e Monia riprese a pensare. Un uomo,quello che pochi istanti prima le parlava al telefono le aveva detto che la cosa non poteva funzionare,non vedeva accanto a se una donna con una personalità così forte,così restia alla dolcezza. La dolcezza...cos'era poi questa dolcezza. E quell'uomo dall'alto di quale piedistallo aveva sentenziato cos'era o meno la dolcezza. Monia in cuor suo sapeva bene che la sua durezza andava calibrata,per questo ogni volta che lo guardava ,si ammettiamolo,lo guardava con amore. E che cazzo e diciamolo era innamorata. Si aveva le farfalle nello stomaco, era deficientemente felice e si, si trovava bella. Ecco il dramma, il dramma è che Monia era innamorata ma l'armatura che si era costruita aveva mandato a puttane tutto. Cosa fare ora? Tutto era perso? Fece l'unica cosa ragionevole,fece prendere la situazione in mano all'armatura,a quell'idiota dura che s'era fatta scaricare. Andò in cucina riempì il bicchiere d'acqua ,e la sorseggiò lentamente . L'acqua scivolava nell'esofago. Si affacciò alla finestra del suo appartamento al quinto piano,respirò a lungo,e poi...poi si gettò. Nessun colpo di scena,solo la banale morte. Lì a testa in giù mentre cadeva, Monia non rivide i momenti più belli della sua vita,non pianse,non ebbe paura ma le sembrò di vedere una parete e di scorgere tra la vernice incrostata un angolino di tinta originaria...le parve che fosse gialla... ...Aveva di nuovo sbagliato . Quante volte ancora sarebbe dovuta morire e rinascere,crearsi una nuova se per ritrovarsi davvero? Nessun altra volta.
Il colore dell'anima
Aveva di nuovo sbagliato . Quante volte ancora sarebbe dovuta morire e rinascere,crearsi una nuova se per trovarsi davvero. Ancora con la cornetta del telefono tra le mani ascoltava il silenzio di una conversazione finita già da qualche minuto. Monia aveva capito che una maschera non fa una persona ma solo un personaggio. Continuava a dipingere sulla parete della sua anima miliardi di strati di vernice per coprire,per correggere e falsificare ciò che era davvero. Già,ma chi era davvero? Lo aveva scordato ,ricordava una fragilità un insicurezza che gli gelava il cuore. Molto meglio il falso tepore di una donna con le palle. Si le palle...le palle le erano cadute come le braccia e la cornetta che ormai erano a terra. Il vuoto la testa vuota gli occhi erano aperti ma non guardavano. Un rumore da fuori e Monia riprese a pensare. Un uomo,quello che pochi istanti prima le parlava al telefono le aveva detto che la cosa non poteva funzionare,non vedeva accanto a se una donna con una personalità così forte,così restia alla dolcezza. La dolcezza...cos'era poi questa dolcezza. E quell'uomo dall'alto di quale piedistallo aveva sentenziato cos'era o meno la dolcezza. Monia in cuor suo sapeva bene che la sua durezza andava calibrata,per questo ogni volta che lo guardava ,si ammettiamolo,lo guardava con amore. E che cazzo e diciamolo era innamorata. Si aveva le farfalle nello stomaco, era deficientemente felice e si, si trovava bella. Ecco il dramma, il dramma è che Monia era innamorata ma l'armatura che si era costruita aveva mandato a puttane tutto. Cosa fare ora? Tutto era perso? Fece l'unica cosa ragionevole,fece prendere la situazione in mano all'armatura,a quell'idiota dura che s'era fatta scaricare. Andò in cucina riempì il bicchiere d'acqua ,e la sorseggiò lentamente . L'acqua scivolava nell'esofago. Si affacciò alla finestra del suo appartamento al quinto piano,respirò a lungo,e poi...poi si gettò. Nessun colpo di scena,solo la banale morte. Lì a testa in giù mentre cadeva, Monia non rivide i momenti più belli della sua vita,non pianse,non ebbe paura ma le sembrò di vedere una parete e di scorgere tra la vernice incrostata un angolino di tinta originaria...le parve che fosse gialla... ...Aveva di nuovo sbagliato . Quante volte ancora sarebbe dovuta morire e rinascere,crearsi una nuova se per ritrovarsi davvero? Nessun altra volta.