di(men)sions


In treno, il passato ed il futuro hanno la casualità del posto che ci viene assegnato rispetto alla direzione in cui viaggiamo. Possiamo sedere dando le spalle a tale direzione e, quindi, osserviamo il passato oppure, al contrario, sempre in termini di paesaggio, osserviamo il futuro per poi lasciarcelo alle spalle. Che siano campagne brizzolate dalla brina o invecchiate dalla neve o verdeggianti al sole. Riflessioni di viaggio nella malinconica consapevolezza del treno che, in un piano cartesiano può ambire solo a due delle quattro dimensioni che ci sono più familiari. Quella del tempo, comune a tutti, e quella della direzione. I binari e l'assenza delle ali sono, invece, le dimensioni della sua malinconia. Cazzeggi della mente in attesa di un incontro che, invece, andava oltre le quattro dimensioni. Una conoscenza casuale. Un appuntamento improvvisato. Una città a metà strada. Neutrale come il bar in piazza. Coordinate che, dell'asse cartesiano, escludevano l'altezza. Due dimensioni a cui aggiungere il tempo come orario dell'incontro. L'altezza, come quarta dimensione, non era da escludersi se fossero saliti in un albergo o fossero scesi sulla riva del fiume. Un cazzeggio che sarebbe finito qua se la Tav fosse stata Tavissima. Così mi sono avventurato nell'immaginare quale possa essere una quinta dimensione e mai avrei potuto pensare di averla in mano. "Come ci riconosceremo?" "Io avrò una rosa rossa in mano. Tu?" "Fammi pensare... ecco un foulard giallo." Una rosa rossa ed un foulard giallo, erano la quinta dimensione, ma avrebbe potuto esserlo anche lo scambiarsi le foto oppure un cane al guinzaglio o dirle che la mia suoneria sarebbe stata 'O sole mio. Un cazzeggio nel quale ho realizzato che, alla fine oltre a spazio e tempo, le dimensioni possono essere quasi infinite anche per un banale incontro. A meno che, preso dall'apnea del cazzeggio, non ti distrai dalla fermata e resti come un coglione con una rosa rossa in mano.