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Arien – Dalla parte del muro – 2019 – carta su legno e tela – 50×60 cm

Se vi capitasse di passare fra la quinta e la sesta Avenue, vi suggerisco di fare un passaggio al MoMA ovvero al Museo d’Arte Moderna di New York; importa poco che non ci troverete Dalla parte del muro. Quest’opera, nata dopo l’imbuto di Arien, è anch’essa un concept postmoderno assimilabile all’astrattismo anche se non riferibile ad esso come corrente pittorica, ma riportabile a tutto ciò che è astratto ovvero non tangibile e, come tutte le mie opere, rimane solo un banale grammelot, grafico o verbale, sospeso fra terra e cielo. Più precisamente, in quella fascia dello spazio dove sono sospesi i sogni. Essa, anche se vede la luce oggi, nasce mentalmente quattro anni prima in una sera, come questa, di un marzo in cui la primavera non riusciva a togliersi di dosso quell’inverno del quale si era invaghita in quei ritardi stagionali nei quali rimandi la partenza scaldandoti di una primavera che non può appartenerti a lungo. In casa mia avevo un po’ di amici che, avendo mangiato tutto quanto c’era da mangiare, rivolsero l’attenzione su uno dei miei quadri. “Miei” nel senso di proprietà e non di fattura. Loro guardavano il quadro mentre io m’immedesimavo nel muro sul quale era appeso. Immaginai cosa pensasse lui nel vederli ammirare ed elogiare quella roba che non era la stessa che vedeva lui. Non realizzando la differenza, pensò sicuramente che i miei amici non capissero un cazzo d’arte. La faccenda sarebbe finita là se, andati via gli amici, non mi fossi soffermato sul rumore di fondo dell’universo. Quello che si fa risalire al Big Bang, che viene chiamato radiazione cosmica di fondo e blablabla. In effetti dando per vero che esista una radiazione cosmica, è anche vero che esiste un rumore di fondo della Terra dovuto anche ai discorsi che si fanno le pareti di casa e che noi non possiamo percepire perché il loro vociare rientra nella banda degli ultrasuoni. In ogni ambiente le pareti sono obbligate a guardarsi l’un l’altra e ciascuna di esse vede i mobili e i quadri rispetto alla propria prospettiva. Ovvio che, parlandosi fra loro, esprimano ciascuna il proprio punto di vista. Così faranno anche il soffitto e il pavimento. Inutile dire che, pur parlando delle stesse identiche cose, esprimeranno punti di vista diversi se non totalmente opposti solo perché ciascuno le vede dalla sua prospettiva. Avviene così che pareti, pavimenti e non solo esse, solo per punti di vista diversi, trasformano anche le cose da concrete in opinioni.
viewultima modifica: 2019-03-21T19:45:38+01:00da arienpassant

7 pensieri riguardo “view”

  1. Così ci volti le spalle! Non nascondo che oltre il verso all’arte e la speciale riflessione sui punti di vista di questo post, percepisco un certo messaggio subliminale innervato di fretta. E potrei capirlo. PS: Mentre guardi attraverso l’intonaco non è che sbuchi in un altrove? Ma sappi che alcuni autori lavorano al rovescio:)

  2. Ti dirò, la parte conclusiva l’ho veramente liquidata in fretta, ma nessun messaggio subliminale se non quello, già espresso in altro post, quell’incomunicabilità causata da un lato dal pregiudizio e dall’altro dal punto di vista che non ci va di mettere in discussione (anch’esso pregiudizio).
    Sì, sono molti quelli che lavorano al contrario, ma vale anche nella scienza. L’espansione dell’universo, ragionando al contrario, è arrivata alla banale logica del Big Bang. Dalla gallina si arriva all’uovo. Sherlock Holmes cercava di spiegare il presente indagando il passato. I più bravi in questo modo di lavorare restano però i nostri politici. Riuscire a traslocare un intero paese nel passato non è da poco.

  3. Questo post è poetico malgrado ponga l’accento sul pregiudizio, per sua destinato a chiudere anche gli spiragli minimi della comunicazione.

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