a(ssen)teismo


Nella speranza che il Covid venga azzerato ovunque entro la fine di quest'anno e considerato che esso è un avvenimento epocale per le sue dimensioni planetarie, la domanda più ricorrente è "quanto e come inciderà nei nostri comportamenti futuri?". Io credo che, quando la situazione sarà rientrata sotto controllo, dovremmo porre una linea di demarcazione netta fra quello che era, quello che è stato e quello che sarà, in modo da aiutarci a comprendere i nostri eventuali cambiamenti. Proporrei, quindi, di modificare il formato della data di calendario. Ad esempio, ipotizzando che il disastro si esaurisca il 20 settembre, la data del 21 settembre dovrebbe diventare: "21/09/2020 d.C." e così tutte le date successive, mentre quella del 31/12/2019, considerandola data dopo la quale è iniziato il disastro, andrebbe scritta "31/12/2019 a.C." e così tutte le date che la precedono. Con "a.C." e "d.C." si intenderebbe "avanti Covid" e "dopo Covid". In questo modo si traccerebbe la linea di demarcazione che indicherebbe i tre periodi: quello prima del virus (a.C.), quello durante il virus (data abituale) e quello dopo il virus (d.C.). Così facendo, nei nostri calendari resterebbero evidenziati i tre periodi: quello del disastro nel quale, come in tutti i precedenti, l'umanità da sola e ripeto da sola, ha affrontato il male, lo ha combattuto e poi superato. I periodi di "a.C." e "d.C.", confrontandoli fra loro, ci aiuterebbero invece a rispondere alla domanda sul come siamo cambiati. Io credo poco nei cambiamenti, non perché sia pessimista, ma perché piuttosto che cercare di leggere nei fondi del caffè e fare il profeta, il futuro lo trovo sempre nel passato. Faccio meno fatica e ci azzecca di più. Del resto, quanti disastri ha affrontato in passato questa umanità e da ogni disastro non è che ne siamo usciti cambiati. Spesso come nelle guerre, il cambiamento è stato in peggio sia perché vincitori o vinti, orgoglio ed umiliazione, sia per il desiderio esclusivo di vendetta e, comunque, sempre e solo più divisi che uniti. Quindi, su un cambiamento in positivo ho scarsissima fiducia e, ancor di più, o poca fiducia anche nella possibilità che l'umanità prenda una volta per tutte la consapevolezza della propria solitudine. Quella nostra solitudine che la storia ci sbatte in faccia in ogni occasione: guerre mondiali, genocidi, atomiche, olocausti, pandemie tutte robe che abbiamo già vissuto, subìto, affrontato e superato. Sempre e soprattutto da soli, eppure non abbiamo mai preso coscienza dell'assenteismo reiterato di quelle divinità proprio quando ne avremmo avuto davvero bisogno. Altro che amuchina e mascherine. Saremo capaci di cambiare, quindi, la nostra visione delle cose? Non perché lo dico io ma, senza che ci prendiamo per il culo, lo dice la storia ed il registro delle presenze e assenze. Naaaa, non siamo nemmeno capaci di prendere coscienza di quei reali che, proprio quando dovrebbero far sentire la loro vicinanza al popolo, vanno invece a pararsi il culo in lontani e sontuosi alberghi. "Orate fratres" "Ancora orate?" "Al mercato ho trovato solo quelle, i branzini erano finiti."