, sotto un ombrello di stelle.


"Balliamo?" Lui nemmeno si voltò. Non era abituato agli inviti. Era sempre l'ultimo della fila. Capì solo quando tutte le parole si fecero da parte lasciandoli al centro della sala, sotto un ombrello di stelle. Lei e lui. La luce restò luce e, intorno a loro, solo le parole. Non molte, ma tutte zitte. Lei e lui, mai così vicini e ancora per tutta la notte. Occhi negli occhi. Un po’ si respiravano e un po’ si raccontavano. Con le mani addosso. "Io sono fatto così. Sembro un duro perché chiudo sempre i discorsi ma è solo un apparire, credimi." "Se li chiudi non è un apparire. Io no. Io sono diversa. Non chiudo mai la porta in faccia a nessuno. Al limite metto una pausa. Come un riprender fiato. Non mi piacerebbe finire le cose. Mi piace continuarle." "Dici che non è un apparire il mio? Forse. Tante volte mi chiedo se sono proprio io ad essere così o è solo un ruolo che mi hanno dato e che mi tocca recitare." In quelle parole, c’era più la malinconia di chi sa, che la curiosità di chi chiede. Lei lo capì e gli accarezzò le labbra con le sue. La musica stava finendo. Lui si fermò. Le infilò le mani nei capelli, si attaccò alla sua bocca e lasciò che lei gli succhiasse quella malinconia dall'anima. E lei lo fece così piano che le parole, intorno, rimasero senza parole. Quel bacio voleva spazio e tempo. E se lo prese, finché la musica si spense mentre l’alba s'accendeva piano. Le parole tornarono disciplinatamente nella frase. Lei, la virgola, tornò al suo posto a dar respiro a chi leggeva e lui, il punto, andò a chiudere la frase. Quella notte fu soltanto un disobbedire. Il disordine di una notte nella quale nacque il punto e virgola. Quando lo incontrate, siate discreti. Ballano.