test


Un giovedì mattina nell'introspezione con i miei tessuti intimi notai tracce di perdite che, abbinate al ritardo del ciclo, m'incuriosirono senza allarmarmi. Il test mi confermò la gravidanza. Il venerdì sera ne parlammo assieme nel privato che poteva offrirci una pizzeria. Lei cattolica, ma con le deroghe che si concede ogni cattolico ricorrendo alle multe della confessione, io ateo praticante. Mi chiese cosa pensassi di fare. Mi disse che non avrebbe condizionato in nessun modo, accettandola, la mia decisione. Qualunque fosse stata anche al di là dei suoi principi. Più parlava e più mi deludeva. Nessuna emozione trapelava dalle sue parole. Nessun sentimento materno, come se la mia gravidanza non le appartenesse in nessun modo. Il tavolo sembrava allungarsi allontanandomi sempre più da lei. Non mi aveva nemmeno chiesto, al di là del da farsi, se io fossi felice. Cos'avessi provato e cosa provassi a scoprirmi padre della creatura che portavo in grembo e quando ritornò alla liturgia delle sue convinzioni religiose rispetto alle mie idee, non la interruppi. Avrei voluto dirle che quelli di sinistra non sono favorevoli all'aborto, ma pensano solo che ciascuno debba avere la possibilità di scegliere ed anche di cambiare idea perché una legge che proibisse l'aborto renderebbe il cattolicesimo una condanna perché ti toglierebbe, al di là del credo, la possibilità di scegliere ed anche quella di cambiare idea. La legge, infatti, non obbliga ad abortire ma consente di scegliere secondo la propria coscienza. Avrei voluto dirle, ma non le dissi perché più parlava e più la sentivo lontano. Disse che se io avessi deciso di portare a termine la gravidanza avrebbe però preteso il battesimo del bambino. Ancora una volta non c'ero io, non c'era la creatura che portavo in grembo, ma c'era lei. Quello che avrebbe fatto o preteso. La guardai con uno sguardo uguale ai suoi discorsi. Uno sguardo vuoto da ogni sentimento e le dissi che avevo scherzato, non ero gravido. Mi lasciò un "fanculo" ed andò via. Il cameriere si avvicinò e mi guardò con un punto interrogativo in viso. Con la forchetta gli feci segno di sparecchiare il posto di lei, di portarmi un'altra birra e continuai a mangiare la mia pizza. Preferivo un tavolo solo mio ad un tavolo diviso con chi non vuoi dividerlo. Portai avanti la gravidanza per ancora due mesi poi un aborto spontaneo per una partita che non avrei dovuto giocare, chiuse un post che altrimenti non sapevo come chiudere.