Helgoland


Credo che smetterò di fare il pari e dispari e lo compero. Pari e dispari perché di Carlo Rovelli ne ho già letti tre, ma è come averne letto uno, però è anche vero che un poco gli somiglio: torno sulle cose, mi ripeto. Lui però, con tutto quello che sa può permetterselo. Io divento noioso, come l’orizzonte osservato da un oblò. Lui non solo sa, ma lo sa anche bene e lo racconta meglio. Con armonia e leggerezza. Se non lo capisci, non è colpa sua, ma nemmeno tua e, quando nessuno ne ha colpa, le cose si accettano senza rabbia. Senza rancore. In questo caso, non c’è colpa, perché, per fortuna, non possiamo sapere tutto. Se sapessimo tutto non si scriverebbe e, ancora peggio, non leggeremmo. Non ci sarebbe più la curiosità, sarebbe un mondo senza vita. Non la Terra, ma la Luna: un sasso del cazzo nello spazio e noi andiamo pure a piantarci le bandierine. Deciso, lo compero. Romperò il salvadanaio pur sapendo che, ogni volta che lo faccio, mi si stringerà il cuore perché vorrei che le librerie fossero come la fontanina in piazza dove tutti possiamo bere gratis. Niente, me ne farò una ragione così come quando sentendo dire che ci sono cose che non hanno prezzo, mi dicevo “fanculo, solo a me le cose senza prezzo non capitano mai!”