sulla punta della lingua


Non ne sono certo, ma a occhio e croce erano due anni che l’aspettavo. Un po’ come le robe che ti finiscono nel dimenticatoio e, magari, le ricompri pur sapendo che non sono proprio quelle che volevi però, pur di non stare lì a girare e perder tempo, risolvi lo stesso con qualcosa che si avvicina. Come un sinonimo di esse. Sì, proprio come con le parole. Non sarà proprio quella che volevi ma, se il concetto è quello, va bene uguale. Stamattina per decidere cosa indossare, con atteggiamento leopardiano ho guardato il cielo oltre la siepe del vetro. Era plumbeo. Ora non è che fossero due anni che non vedevo un cielo che avesse quel colore, ma erano sicuramente almeno due anni che lo definivo genericamente grigio perché "plumbeo", pur avendolo sulla punta della lingua, non mi veniva. Questo non per affermare che questa parola fosse una candidata a un posto fra le “miss” della lingua italiana, però sicuramente è un’ottima scelta, grazie alle coppie “pl” ed “mb”, nel gioco dell’impiccato. Quello in cui dobbiamo indovinare la parola avendo a disposizione solo le indicazioni del “+” per le vocali e del “-“ per le consonanti. Alla fine ho optato per la gonna grigio topa che faceva pendant con il mio cielo e gli stivali neri sopra il ginocchio.