fotogrammi


Osservando meglio la foto presa in prestito da un altrove che come l'ermo colle mi è sempre caro, noto la sigaretta spenta e penso che anche un fotografo bravo può perdersi in un dettaglio nel metterla fra le dita della modella, poi - fra luci, postura, esposizione - dimenticarsi di accenderla per renderla ancora più vera. “Hai da accendere?”, mi chiede togliendo il tacco dalla parete e facendo un passo verso di me. “Aspetta”, le rispondo. Prendo l’accendino e, abbassando il finestrino, metto fuori la mano e accendo. “No, ti ho chiesto solo se hai da accendere, non di farmi accendere.” “Non capisco...” “Lo so. Non hai capito neanche il fotografo. Vedi, per chi guarda, io ti ho chiesto se hai da accendere oppure tu hai rallentato per chiedermi se volevo accendere o per chiedermi una sigaretta. Nessuno può dire che ti stia adescandoo o lo stai facendo tu.” “Ah, capito. Però la cosa cambierebbe se adesso tu salissi in macchina con me...” “E perché cambierebbe? Parlavamo e avresti potuto invitarmi a prendere un caffè o avrei potuto farlo io... Mi trovi indecente?” “Indecente se m’invitassi a prendere un caffè?” “Certo che sei di coccio. Intendevo indecente per come sono vestita.” “Assolutamente no. Anzi, stai bene. Ti veste bene il rosso.” "Provocante?" "No, direi appariscente. Ti si nota, ma non è certo colpa tua. Semmai è tutto merito di mammà" “Allora me lo offri questo caffè?” “Va bene, ma non sono pratico di Cassina, mi indichi tu un bar?” “Oltre che di coccio, anche imbranato... son proprio tempi duri...”, ed entrando in macchina aggiunge “... speriamo non siano duri solo i tempi”. Non comprendo cosa intenda e mentalmente mi scuso col fotografo perché non sempre le cose sono come appaiono.