fifty/fifty


Ho tornato, ma avrei rimasto qualche altro giorno se mi fossi portato dietro qualche libro in più ma, conoscendomi, uno era già un bell’impegno. Non l’ho nemmeno finito, ma lo farò perché la storia, pur se incentrata sull’uso corretto dei verbi ausiliari, è molto bella. Aggiungerei che nel gioco delle parti fra ausiliari e participio la faccenda si complica quando gli ausiliari si ritrovano ad avere a che fare non con un solo participio, ma con più d’uno. Davvero bello e soprattutto sorprendente perché, essendo gli ausiliari solo due, non ti aspetteresti una storia così movimentata. Forse sbaglio ma, prima di questo libro, credo che solo il grande Shakespeare abbia affrontato il tema degli ausiliari e l’ha fatto così bene da rendere immortale, più che l’Amleto, quel suo “essere o non essere?” che è diventato poi la madre di tutti i quesiti, fino a farne un dilemma esistenziale. In realtà, la grandezza di certi autori sta proprio nel creare un tormentone capace di sopravvivere al tempo. Che poi, diciamocelo, non c'era tutto ‘sto gran dilemma visto che gli ausiliari sono solo due, quindi se non è “essere”, l'altro è “avere”. Questo sì che è un dilemma visto che la probabilità d’indovinare o di sbagliare è fifty/fifty.