teas(ea)ing

Avendolo sempre visto al cinema o in tv e mai di persona, me l’aspettavo meglio. Certo, non parlo del suo aspetto perché, ad occhio e croce, corrispondeva, mi riferisco invece all’effetto che mi avrebbe fatto. Probabile che sia stata solo colpa mia; quelle robe che ti mettono addosso quell’aspettativa fatta di curiosità e adrenalina che, se non partoriscono l’emozione, diventano delusione. Chissà, forse, alla fine, ha prevalso il mio pragmatismo che mi fa preferire sempre l’ordine al disordine. Tranne nei blocchi notes dove preferisco quelli bianchi a quelli a quadretti ma, essi, non sono mai il soggetto. Sono le lenzuola su cui c’è da scrivere una storia. Come il libro prima che incontri lo scrittore. Niente, mi sarei aspettato di più e, anche solo per curiosità, saggiare l’acqua e sentirla salata non ha cambiato nulla. Meglio la piscina al mare.

sodoma e logorra

prolog

Se mi dicono strunz, lo preferisco a logorroico perché questo termine mi sta proprio sul cazzo anche se riconosco di esserlo, ma è la sua cacofonia ad infastidirmi e lui è cacofonico già nella sua etimologia. Lo dice anche la Treccani che ho consultato perché pensavo che definirmi prolisso fosse meno cacofonico e più elegante. Infatti sembrerebbe esserlo ma, fanculo!, proprio la Treccani liquida logorroico in tre righe di definizione mentre a prolisso gliene dedica ben undici. Quindi il prolisso è quasi 4 volte più logorroico, ecchecazzo! Pur di uscirne, restando in tema di cacofonie, mi sono infilato in un cul de sac e, per venirne fuori, devo convenire che il silenzio è d’oro. Sull’importanza e sul valore delle parole, però, ci abbiamo scritto tonnellate di letteratura e quel silenzio è d’oro diventa mortificante per la parola. Non sarebbe stato meglio affermare che il silenzio è oro a 24 carati? Si allungava il brodo, ma sarebbe nata tutta una scala dove alla parola, riducendo soltanto la purezza dell’oro del silenzio, avremmo comunque ridato una sua ragion d’essere e dignità. Senza nulla togliere che più parole utilizziamo e più la purezza del silenzio diminuisce. Dobbiamo solo fare attenzione sapendo che il fondo lo raggiungeremo quando le parole, piuttosto che fare da corollario al silenzio, diventeranno solo un fastidioso rumore di fondo.

“epperò, rileggendomi, mi accorgo di essere stato capace di far scopare assieme silenzio e parole in tale armonia che quello scopare è diventato far l’amore. Se fosse durato ancora un poco, sarebbe stato anche meglio, ma sarei tornato ad essere logorroico”
“eheh… dai, stiamo un po’ così… raccontiamoci solo con gli occhi, con le dita e con le labbra. Facciamo che diventi logorroica solo questa notte.”
“occhi, dita e labbra… posso aggiungerci la lingua?”
“se non la usi per parlare, sì.”

Colombo

Guardando le immagini della statua di Colombo buttata anch’essa giù, per me che sono un cultore della lingua italiana, credo che il termine “vandalismo” sia fuori luogo perché un atto vandalico non nasce da un’idea, sarebbe sopravvalutare l’atto. Del resto anche la rimozione delle statue a cui stanno provvedendo le istituzioni, equivarrebbe a vandalismo anche se non nel modo. Nessuno le obbliga, ma sono esse stesse a riconoscerne l’opportunità o l’oscenità. Quindi perché se lo fanno le istituzioni non è vandalismo e se lo fa il popolo lo è? Per questo, un cultore della terminologia come me, è portato a dire che le due cose andrebbero banalmente distinte fra “rimozione autorizzata e non”.
Aggiungerei, restando sull’importanza dell’uso corretto e coerente dei termini che, in ogni caso, queste rimozioni sono uno spreco insensato perché, considerate le ragguardevoli dimensioni di una statua e da quanti anni sta rigidamente in piedi, immagino il tempo e tutto l’ambaradan che sono stati necessari per una tale erezione.