Alchimia del colore – Palazzo Libera – Villa Lagarina TN – Intervista

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Intervista di Daniela Larentis – L’Adigetto.it

  • Quando e come nasce l’idea di questa mostra?
  • L’idea di questa mostra nasce dall’incontro stimolante con la talentuosa e sensibile curatrice Stefania Segatta. E’ stata lei ad individuare il contenitore ideale e di conseguenza la traduzione espressiva di questa mostra. La mia intenzione, che poi abbiamo condiviso, è stata solo quella di provare a strutturare una mostra che fosse “poetica ed accessibile”, nella quale il colore, poi, (lei ha aggiunto) avesse una forte predominanza. L’ambito di ricerca ha condizionato fortemente la scelta dei quadri, costringendoci a trascurarne alcuni altri, piuttosto significativi, a cui sono particolarmente legato. Il valore aggiunto, inoltre, è rappresentato dal magnifico spazio di Palazzo Libera, messo a disposizione dal Comune di Villa Lagarina in persona del vicesindaco, assessore alla cultura Marco Vender, che in buona parte hanno reso possibile questo evento valorizzandolo adeguatamente. A noi sembra di aver ben colto nel segno, però lasciamo ai visitatori la personale valutazione.
  • Quando si è avvicinato alla pittura per la prima volta?
  • Ho sempre avuto una forte, istintiva, inclinazione per il disegno e per la pittura, fin da bambino molto piccolo, tanto da riuscire a farlo per un piccolo periodo, durante la scuola elementare, “di mestiere”, perché ogni anno per tutto il mese di dicembre venivo esentato in una buona parte dalle incombenze scolastiche per potermi dedicare agli addobbi pittorico-natalizi. Insomma venivo nominato pittore ufficiale dell’istituto, ma ancora ignoro se a scapito o a vantaggio della mia formazione scolastica o della scuola.
  • Da dove trae maggiormente ispirazione, dalla natura o sono le persone a destare in lei curiosità e interesse?
  • L’ispirazione è un’idea romantica. C’è moltissimo lavoro dietro qualsiasi espressione che attiene minimamente all’arte. Un artista è necessariamente interessato, talmente dentro a tutta la complessità dell’esistenza, (non solo curioso di qualche aspetto), da poterne essere in alcuni casi persino sopraffatto, fino al punto estremo di negarla. Devo molto, comunque a tutte le persone che mi hanno amato o soltanto dedicato attenzione, contribuendo ad arricchire il mio mondo d’immagini. Spero d’esser riuscito a ricambiare in qualche modo, seppur minimo, il tanto che ho ricevuto. Esporre, per me, è soprattutto l’occasione per comunicare, il tentativo di restituire emozioni; una parte intima di me, che non è sempre capace di affiorare, di donarsi naturalmente, a volte sopraffatta da un atteggiamento un po’ cinico e disincantato.
  • C’è qualche particolare messaggio che desidera trasmettere attraverso i suoi lavori artistici?
  • Proteggere sempre, ad ogni costo, la bellezza. E’ una virtù molto fragile e a rischio anche quando si cerca, in buona fede, di favorirla.
  • Qual è la tecnica che lei predilige fra quelle da lei utilizzate?
  • Dipende da cosa desidero esprimere. Preferisco l’olio per la sua versatilità.
  • I suoi quadri sembrano descrivere scenari onirici, sono stati associati al sonetto “Vocali” di Rimbaud, in cui “il poeta maledetto” trasforma le lettere in colori e i colori in immagini, la sua poesia è simbolista. I colori nei suoi dipinti sono dei significanti che rimandano a precisi significati? Che valore assumono nell’opera?
  • A volte sì, ma non è importante neppure svelarli. Un quadro astratto è come un viaggio, che può rimanere anche ignoto fino alla fine e ognuno di noi che guarda lo può organizzare come meglio crede in forza dei suoi bisogni e del proprio vissuto. Esattamente come con la nostra vita.
  • Secondo lei è più potente l’immagine o la parola?
  • Parole ed immagini si correlano, da sempre, in quell’istanza significante/significato che ci consente di elaborare pensieri, emozioni, sentimenti e tutto quell’immane patrimonio di senso che costituisce la nostra più intima e peculiare natura umana. Possono legarsi in alchimie complesse di idee narrative, e persino disporsi a formare, esse stesse, geometrie di segni articolati. Ci sono immagini sature di informazioni, o parole appropriate, che disvelano mondi, universi sensibili di verità e concretezza. Entrambe sono molto efficaci se usate con grande abilità, anche se ritengo che non si possa parlare di una forma più potente di un’altra in assoluto.
  • Progetti futuri e sogni nel cassetto?
  • Trovare spazi espositivi è piuttosto difficile. Spero di poter allestire ancora delle belle mostre come questa in corso a Villa Lagarina. Vorrei che l’arte fosse percepita più diffusamente come una necessità dello spirito, più che come un ameno passatempo e con la consapevolezza di un arricchimento che passa dalla riflessione condivisa sulla nostra condizione umana.

Transfert

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Traslucido
Transfert
Trasumanare
In esiti trasversali
I labirinti del cuore
Ad estensione rettilinea
Vibrano di un impulso ferale
Impronte fiorite
Sogni evanescenti
Petali di sentimenti sbiaditi
Adagiati in soglia/segmento
Di sublime lucida follia
Un bagliore d’umore
A sequenza binaria
Contro/avviene
La vita meravigliosa
Che ti porti a spasso
Lungo i viali notturni
Illuminati a giorno
Si librano repentini
E aggraziati
I fenicotteri rosa
Caricati a molla.

(c)

Quasi una biografia

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Segno zodiacale: / Pesci / Pietra zodiacale: / Ametista / Colore zodiacale: / Blu / Fiore zodiacale: / Ninfea / Fiore preferito: / Tulipano / Interessi: / Cura e conservazione “per sempre” e a regola d’arte dello stesso prato / (se vedo delle erbacce o zone morte mi dispero al punto di rasentare la depressione) / Isolamento tattico / Di sopravvivenza / Perché il mondo degli esseri umani è irrazionalmente / Alternativamente / Buono/Cattivo / Comprensibile/Incomprensibile / Terribilmente complesso / Stavamo meglio / Quando stavamo peggio… / (difficilmente definibile, instabile, nella sua istantanea polarità) / Ed è subito sera… / Una grande fissità nell’osservare il mare / Una media fissità nell’osservare le onde del mare / Assenza di fissità nel guardare i pesci / Passare in rassegna i calzini dei supermercati per sorprendere/mi di trovarne / Ancora / Almeno un paio / Lungo / Di colore marrone / Scommettere sulla frequenza temporale delle volgarità profferite sui mezzi di trasporto pubblici / Da alcuni prototipi umani / (inversamente proporzionale all’età, direttamente proporzionale all’assenza di dialogo con sé stessi) / Scommettere sulla frequenza temporale degli squilli dei telefoni cellulari sui treni / Nelle rare occasioni in cui ho il piacere/dispiacere di salirci / Scommettere sulla frequenza temporale dei rumori provenienti dai vicini del piano di sopra / Scommettere sulla maleducazione diffusa della gente / Scommettere sugli esseri umani / A volte vincere / Spesso perdere / Scommettere su di me / Il banco vince / Andare in bicicletta lungo gli argini dei fiumi / Del mare / Delle pozzanghere / Dell’umor acqueo degli occhi / Guardare intensamente il viso delle persone / Per il tempo necessario e sufficiente / A non creare imbarazzo / Guardare / Molto intensamente / Per compensazione / Con tutto il rapimento dell’anima / Il viso delle donne di cui non ci innamoreremo mai / Guardare / Poco intensamente / Per compensazione / Il viso delle donne che non innamoreremo mai / Perché tanto è inutile / Camminare da solo quando spunta il sole / Inaspettatamente / Una mattina d’inverno / Camminare da solo / Sempre / In riva al mare / Perché dinanzi al mare non si può che stare in silenzio / (anche in compagnia e discorrere, ma allora non è “lo stesso mare”) / Camminare da solo se devo pensare, ma non troppo / Altrimenti mi siedo / Camminare da solo dopo esser riuscito / Abilmente / A farmi dimenticare da tutti… Interessi: / La musica / L’Opera Lirica / La pittura. Necessità vitale della musica / Malessere fisico in assenza prolungata di musica / Desiderio irrefrenabile di procurarmi sempre nuova musica / Tantissime / Diversissime / Esecuzioni dello stesso componimento / Potrei avere il cattivo gusto di diventare ricco / Solo a condizione di fondare un’orchestra stabile / Che mi allieti la vita / Suonando incessantemente nel mio bilocale / Potrei avere il cattivo gusto di diventare ricco / Solo a condizione di spendere / L’altra metà del patrimonio / Nell’acquisto di dischi / Incrementando / Almeno / Di mille unità giornaliere / La mia non trascurabile collezione / Studio degli strumenti ad arco / Studio quadriennale del violino / Preso atto che in questo caso la natura mi è stata matrigna / Studio quadriennale del violoncello / Preso atto che in questo caso avrei anche potuto fare il dilettante che si diverte / Non adesso / Ma più avanti / Se mi prende il cattivo gusto come sopra. Collezione: un violino / Una viola / Un violoncello / Rimane il sogno di un contrabbasso / Ma nel bilocale “stona”… Desideri: 1) Poter un giorno vivere al mare / Su di un’isola magari / Magari non proprio deserta…2) Se torno a vivere…Mi astengo / Ma se proprio devo / Vorrei nascere violoncellista / Un violoncellista insonne e pazzo che suona Bach / Le cellosuiten di Bach / Nell’aurora di un’isola / Di un giorno qualunque / Che nasce in riva al mare.

(c)

Paesaggi di-versi

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Parole ed immagini si correlano, da sempre, in quell’istanza significante/significato che ci consente di elaborare pensieri, emozioni, sentimenti e tutto quell’immane patrimonio di senso, che costituisce la nostra più intima e peculiare natura umana. Possono legarsi in alchimie complesse di idee narrative, e persino disporsi a formare, esse stesse, geometrie di segni articolati. Ci sono immagini sature di informazioni, o parole appropriate, che disvelano mondi, universi sensibili di verità e concretezza.

I dipinti in esposizione documentano un periodo di lavoro piuttosto lungo, che si snoda attraverso la sperimentazione della pittura astratta eseguita sia con tecniche tradizionali (olio, tempera, acquarello), sia con l’utilizzo di sabbie e pigmenti colorati. I “paesaggi di-versi” sono “contrappunti dialettici alla mente”, immagini e parole trasfigurate nei simboli dello spazio interiore e della percezione emozionale.

 

Senza titolo

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Olio e grafite su tela
2014
100 x 120 cm
 

 

Tramaciglia dentate
In urto di spirosintesi fertili
Affolagano in vortici sinusoidali
L’immotramonda trama
Del bavero
Acrobati trampolieri
In serie di 6-1 slancio
Mancato in forza
Di devote braccia
S’affannano
A registrare amori appaganti
Paganti a caro prezzo
Il parcheggio incustodito
Di memorie a cremagliera corta
Ti posso contrattare
Con il medesimo IBAN
La regolarità di un viso
Splendid a nove cifre
E le carcasse di uccelli notturni
Che giacciono incastonate
Nei semafori a luce indelebile
Delle strade.

 
(c)

Alchimia del colore – Biografia

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I colori mi hanno sempre affascinato. Li guardavo da bambino chiedendomi cosa contenessero, di che cosa fossero fatti. Che cosa c’era nel rosso, da renderlo rosso? E così per gli altri colori. L’atelier di mio padre è stato il primo luogo di studio. Lo ricordo disegnare, -come un titano- su enormi tavoli disposti in una grande stanza con soffitti altissimi, quelle bellissime geometrie che si sviluppavano su tessuti pregiati fino a concretizzarsi in veri e propri capolavori di abiti.

Rigore compositivo e sapienze tecniche molteplici, tutte perfettamente utilizzate all’occorrenza. I suoi famosi “trucchi” che consentivano la perfetta vestibilità a chiunque, anche in presenza di particolarissime fisionomie corporee. Il suo laboratorio era il mio mondo fiabesco di bambino. Trovavo sempre qualcosa che catturava la mia fantasia. I rocchetti di filato dalle svariate tonalità, le “forbici dei giganti” appartenute a chissà quali entità sconosciute o piuttosto i meravigliosi campionari di tessuti, che sfogliavo continuamente, ipnotizzato dalle geometrie, dai colori e dalla bellezza delle stoffe, delle lane di cachemire, al tatto. La mia preferita, però, era solo una, quella che scompariva spesso e che mio padre era costretto a cercare invano fino a quando non mi costringeva a restituirgliela. Splendida, insostituibile, non l’avrei ceduta per nulla al mondo, neppure in cambio di tutte le altre o dei pezzi di ricambio delle macchine da cucire (vere e proprie microsculture), che collezionavo di nascosto: la mazzetta di tessuti a trama Principe di Galles.

I primi contesti visivi sono quelli che continueremo a “riconoscere”. Il nostro campo visivo si delineerà privilegiando sempre quelle immagini, profumi, suoni, tinte, di cui abbiamo fatto esperienza all’inizio della nostra vita. Come il giallo, la gamma degli ocra, colori che amo da sempre, ritrovo “evidenti” e dei quali ho fatto esperienza –essendone stato interamente immerso- durante le mie corse sfrenate attraverso i campi di grano sterminati del Tavoliere pugliese. Vivere è un infinito ritrovare.

Il mio istinto è da autodidatta. Cerco sempre, se posso, di acquisire conoscenze attraverso percorsi di studio poco convenzionali. La mia formazione è prevalentemente tecnica, sorretta però, da profonde passioni letterarie, poetiche e musicali. E’ ancora nitida nella mia memoria, l’immagine di mio nonno, la sua sagoma indefinita, che fluttuava modificandosi continuamente a seconda delle variazioni musicali, che riprovava ossessivamente e che scrutavo attraverso i vetri opachi della sua stanza, seduto per ore nella mia piccola sedia a dondolo, mentre si esercitava nello studio del sassofono. La musica, mai, ha provato ad insegnarmela. L’ho praticata da adulto, ormai troppo tardi, prendendo lezioni di violoncello, ma con risultati, purtroppo, da dilettante curioso. Frequenti i miei cambi di residenza e prospettiva anche geografica, di domicilio interiore ed umano. Sono nato a Foggia nel 1962. La città dalla quale sono partito e non mi sono ancora fermato. Vivo, ora, temporaneamente a Trento.

Alchimia del colore

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Inventai il colore delle vocali! – A nera,

E bianca, I rossa, U verde, O blu, –

Disciplinai la forma e il movimento di ogni

consonante, e, con ritmi istintivi, mi

lusingai d’inventare un verbo poetico e

accessibile, un giorno o l’altro a tutti i

sensi. Riservavo la traduzione. Fu all’inizio

uno studio. Scrivevo silenzi, notti, segnavo

l’inesprimibile. Fissavo vertigini.

(Rimbaud – Alchimia del verbo)

L’intento di questa mostra è di proporre una fruizione come scrive Rimbaud “poetica

e accessibile”, per collocare al centro, privilegiare, il dialogo tra l’osservatore e l’opera

d’arte.

Musica, colore, naturalezza, spontaneità, anteponendo per il tempo necessario le

spiegazioni, i paradigmi storico artistici e le definizioni troppo circoscritte.

Indispensabili la sola libertà di pensiero e l’intenzione di infrangere la superficie della

tela per immergersi nell’essenza dei quadri, nella compresenza di tonalità e sfumature,

di bagliori di luce e di penombre, di suggestioni che sconfinano oltre i margini delle

cornici in un impeto vitale: un essere organico e pulsante.

Un abbandono permesso da un linguaggio rigoroso, equilibrato, che parta dai

fondamenti della pittura per evocare dimensioni e panorami di senso più complessi,

per consentire un’interpretazione plurale delle opere, senza circoscrivere

l’immaginario e frenare il gioco di corrispondenze e impulsi salutari.

In questa cornice di pensiero è giusto dare solo qualche spunto all’osservatore: l’invito

a cogliere cautamente, -in opere che rasentano l’astratto-, i sorrisi, l’abbozzo di qualche

figura, la psicologia profonda dei quadri, che si delinea come un riflesso preciso della

psicologia umana in costante evoluzione.

A cura di Stefania Segatta