Due settimane in settembre

Nelle giornate piovose, quando le nuvole attraversavano il cielo sospinte da un vento di ponente, i segnali d’arrivo del bel tempo provenivano da oltre il Terrapieno della Ferrovia in fondo al giardino. Molte volte, quando desiderava particolarmente che il cielo si rasserenasse, la signora Stevens guardava oltre l’angolo della porta laterale e scrutava l’orizzonte del terrapieno in cerca di una striscia di cielo più chiara.

Per la signora Stevens il terrapieno, che si allungava senza interruzione a destra e a sinistra, divideva il mondo. Dal suo lato c’erano Dulwich e casa sua: lunghe strade ­accoglienti, punteggiate qua e là dalle case di persone che lei conosceva. Sempre dal suo lato, a circa un chilometro di distanza sopra i tetti delle case, si stagliava il Crystal Palace, che qualche volta in autunno dardeggiava su di loro riquadri dorati di tramonto. Più oltre, e più lontano, si trovavano l’aperta campagna e gli alberi – angoli verdi di brughiera dove andavano a fare i picnic quando Dick e Mary erano bambini.

Dal lato opposto del terrapieno si estendeva l’altra metà del mondo della signora Stevens: quella che conosceva a malapena. Herne Hill, Camberwell, e le luci di Londra, che brillavano nei cieli nuvolosi come candele in una camera da ammalati buia e ormai in disuso e che, nelle notti serene, diluivano una piccola parte del blu cupo dei cieli trapunti di stelle.

In fondo a Corunna Road, un marciapiede asfaltato si tuffava sotto il terrapieno e riemergeva dall’altro lato, ma la signora Stevens di rado si addentrava lontano in quell’altra metà del mondo. Faceva la spesa a Dulwich, e le sue amiche abitavano lì. I sabati pomeriggio di bel tempo le attiravano verso sud, verso i campi aperti e gli alberi, in direzione di Bromley.

Anche se aveva abitato al numero 22 di Corunna Road per tutti i vent’anni del suo matrimonio, la signora Stevens sapeva pochissimo di ciò che si trovava proprio davanti al termine del suo giardino – oltre il terrapieno.

Qualche volta, passando di lì in treno, aveva cercato di scoprire di più. Ma i vagoni erano sempre pieni, e non era possibile correre rapidamente da un finestrino all’altro per osservare tutti e due i lati del paesaggio mentre il treno superava casa loro. Per questo motivo la signora Stevens non era mai riuscita a svelare il mistero di cosa ci fosse proprio di fronte alla sua abitazione, dall’altra parte del terrapieno, anche se esisteva un dettaglio di cui si accorgeva sempre, perché la rendeva orgogliosa. Mentre il treno avanzava sferragliando sul terrapieno, davanti ai suoi occhi si dispiegava un panorama formato da una striscia di trenta giardini: quelli corrispondenti ai trenta numeri pari di Corunna Road. E nessuno di loro faceva una miglior figura del numero 22, con il suo praticello d’erba ben rasata, le aiuole curate e l’albero di lillà. Il numero 22 era l’unico senza avanzi di mattoni o secchi inutilizzati sul tetto del capanno degli attrezzi“.

R.C. Sherriff, Due settimane in settembre

È un libro per vecchi. (“vecchi” senza connotazione dispregiativa). Mi basta l’incipit per decretarlo: nessuna costruzione sintattica per stupire il lettore, terminologia che non necessita di vocabolario, scenari che rimandano alla vita di tutti i giorni. E forse proprio in virtù dell’assenza di effetti speciali, il sapore delle cose semplici e belle è restituito nella sua interezza. Non fosse per la pila sghemba di libri ancora da leggere, lo comprerei. Ma non è da escludere che lo faccia in un “fradicio pomeriggio di settembre“.

Due settimane in settembreultima modifica: 2022-09-24T12:40:29+02:00da hyponoia