Cultore del dettaglio, con una propensione innata per la poetica delle piccole cose, Jiro Taniguchi, a due anni dalla scomparsa, continua a essere letto e amato , e non c’è da stupirsi se si tiene conto che tra i suoi tanti lettori ci sono persone che lo amano proprio per la rappresentazione delle tematiche quotidiane intrise di malinconica delicatezza e per la ricercatezza del tratto dalle connotazioni infantili.
“Se voglio raccontare piccole cose della vita è perché attribuisco importanza alle incertezze di ogni giorno vissute da uomini e donne, ai loro sentimenti profondi, al rapporto con gli altri. Nel nostro quotidiano non ci capita spesso di vedere persone che urlano o piangono rotolando sul pavimento“, dice Taiguchi.
Va da sé che l’impressionista giapponese è molto altro. Ma io tengo solo questo.