Gerda Taro, la bohémienne che abbandonò Parigi per andare in guerra

Gerda Taro, prima fotoreporter a cadere sul campo durante la Guerra civile spagnola del 1936, è rimasta nell’ombra per troppo tempo; ma l’anno scorso, grazie alla scrittrice Helena Janeczek che ha vinto il premio Strega con La ragazza con la Leica ricostruendone la parabola esistenziale, si è ritagliata una parentesi di tutto rispetto ed è di questi giorni la pubblicazione del graphic novel di Sara Vivan, sempre dedicato a lei.

Come spiega la stessa Vivan:

Sono partita dalla fotografia, dai ritratti. Ho compiuto un percorso visivo all’interno della storia della Taro. Ho sviluppato la narrazione guardando le foto scattate da lei e da Capa. Non avevo un carteggio dei diari, come quello che esiste su Tina Modotti. Ho interpretato il suo messaggio personale attraverso le foto. A ripercorre i suoi anni mi ha aiutato molto il libro di Helena Janeczek e anche la prima biografia sulla Taro, quella di Irme Schaber. A volte uso anche i colori ma il bianco e nero è simile alla stampa delle foto di quell’epoca. E’ perfetto con le atmosfere del racconto. Il graphic novel ripercorre i suoi incontri, la sua tragica fine ma racconta più di tutto la storia di una donna libera. […] La sua grande ispirazione, che traspare dalle sue foto e dalle testimonianze di chi ha conosciuto Gerda, era di cogliere gli individui, la dignità delle persone che lottano per la loro libertà, che hanno dato la loro vita per un grande ideale”.

E ancora:

“Gerda diceva di essere sconvolta dalla visione delle masse di cadaveri. Nei suoi scatti c’è sempre attenzione alla persona e una visione di speranza. Poi, nel ’37, le foto si fanno più drammatiche”.

Il fumetto sta acquisendo sempre maggiore visibilità come l’editoria per ragazzi. L’immagine stampata ha una nuova vita, non è in contrasto con i social. Credo che questo libro, il cui focus è sulla persona, possa servire ad avvicinare un pubblico sempre più vasto a Gerda Taro, anche se il romanzo della Janeczek ha fatto tantissimo. La fotografa è rimasta nell’ombra almeno fino al ritrovamento, nel 2007, della celebre ‘valigia messicana’ messa in salvo dall’assistente personale di Capa, Csiki Weiss. La Taro è rimasta oscurata da Capa, anche se lui non avrebbe voluto, però adesso sta tornando fuori con grande potenza”.

Gerda Taro e Robert Capa

Gerda Taro, la bohémienne che abbandonò Parigi per andare in guerraultima modifica: 2019-06-11T17:02:48+02:00da hyponoia

Un pensiero riguardo “Gerda Taro, la bohémienne che abbandonò Parigi per andare in guerra”

  1. “Gerda Taro, prima fotoreporter a cadere sul campo durante la Guerra civile spagnola del 1936 […] La sua grande ispirazione, che traspare dalle sue foto e dalle testimonianze di chi ha conosciuto Gerda, era di cogliere gli individui, la dignità delle persone che lottano per la loro libertà, che hanno dato la loro vita per un grande ideale.

    Questo post, per motivi diversi, lo leggo come un continuum con il post precedente. Un altro animale che abbiamo dentro. Diverso, più grande ma anche più indecifrabile e meno riduttivo di quel dare la vita per un ideale. Non sono eroi, ma antieroi. Gente che crede in quello che fa e quello che fa da fastidio perché apre gli occhi, denuncia, documenta, destabilizza, rompe i coglioni a quelli che poi li utilizzano e li seppelliscono avvolti nelle bandiere. Poi terminata la cerimonia funebre, “tutti a casa ragazzi, che abbiamo altro da fare”. Gli altri eroi. Quelli dell’ipocrisia. Eroici nell’indossare la maschera, l’espressione e l’abito di circostanza. Eroici nel riuscire a portare dentro di essi la bestia immonda che li abita.

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