Lothar Schreyer, Figura di donna lussuriosa, 1923
La mostra Marionette e Avanguardia. Picasso · Depero · Klee · Sarzi fa da raccordo tra una delle grandi tradizioni della cultura popolare e la sua rivisitazione nell’arte del primo Novecento.
Ma a proposito di marionette, da piccola le temevo perché le ritenevo capaci di vita propria. Quando infine riuscii a sublimare la paura in pragmatismo, pur non avendone piena coscienza ebbi poco da festeggiare: l’infanzia era finita e con essa quella stagione della vita in cui reinventarsi era un gioco. Tuttora, a decenni di distanza, provo inquietudine per la potenza evocativa della marionetta di Profondo rosso. Soprattutto per quel suo sorriso a mo’ di sfottò.
Enrico Prampolini, Dieci burattini futuristi, 1923
Depero, Gatto nero, 1918
Aleksandra Ekster, Ideazione di Colombine, 1926
La mia personale classifica delle cose che non mi piacciono e che nessuno è riuscito a farmi piacere inizia dal Carnevale poi, a ruota, il Natale, l’Epifania, le marionette e la pasta al forno. Quest’ultima è l’unica cosa sulla quale con mia madre riuscivo qualche volta a trovare un compromesso ovvero doveva ricordarsi di conservare per me un paio di mestoli di sugo di pomodoro per poi aggiungerli alla mia fetta. Diceva: “Così però non è più pasta al forno” ed io le rispondevo: “Appunto”.
Oops, ho inviato involontariamente, omettendo il motivo per il quale le marionette rientrano nei miei pollici versi. Colpa di quella santa donna di mamma che mi ha distratto.
Le marionette non mi piacciono per lo stesso motivo per il quale non mi piace il gregge. Le marionette un po’ di più perché ad esse il filo che le manovra è bello evidente. Quello che manovra il gregge, invece, almeno all’inizio non si nota.
Credo che in Italia, ma magari soprattutto al sud, siano pochissime le persone che ripudiano la pasta al forno. Io stessa non ne vado pazza, ma la spiegazione è questa: non mi piacciono tanti sapori in uno stesso piatto, così come non mi piacciono i coni gelato “variegati”. Un sapore alla volta da gustare fino in fondo è l’ideale.
p.s. sottile il motivo di avversione per le marionette e per il gregge legato al filo, visibile nelle prime, invisibile nell’altro caso.
Proprio così, le mescolanze di sapori sono ammucchiate. Due sapori al massimo. Come lui e lei, come salsiccia e friarielli, riso e funghi. Il troppo stroppia. Anche sul gelato concordo, max due sapori, rigorosamente senza cucchiaino. Da leccare :))
Sull’ultima azione sono in disaccordo, proprio non mi riesce 🙂
Non importa, ma saresti elegante anche in quello 🙂
commossa da tanta fiducia 🙂