Dilili a Parigi, il cartoon che non ti aspetti

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Lasciarsi disorientare dalla prima scena di questo cartoon sarebbe un errore perché niente è come sembra: il tipo di animazione, solo apparentemente vintage, si basa su disegni 3D, montati su fotografie di Parigi.

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Dilili, bambina coraggiosissima e femminista, vive le sue avventure nella Belle Epoque e mentre combatte una banda di cattivi, incontra tutti i grandi di allora, da Picasso a Sarah Bernhardt a Marcel Proust.

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Come spiega il regista, Michel Ocelot, al sito di Repubblica:

Come ha trovato un equilibrio tra la parte di fantasia e quella che affonda nella storia e nei suoi protagonisti?
Ma i miei film sono sempre racconti realistici, parlano del qui e ora, anche se talvolta in modo nascosto. Parlavano di contemporaneità Azur e Asmar, che è la storia di un locale e di un immigrato, dell’incontro tra cristiani e musulmani. In questo volevo raccontare l’orrore di cui è capace l’uomo. Sono partito per fare un film sulla Belle Époque con i personaggi con dei bei costumi e poi mi sono reso conto della stagione straordinaria che è stata quella per le donne, un’epoca chiave: di quel periodo è la prima professoressa universitaria, la prima donna medico, la prima avvocatessa, la prima autista di taxi”.

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Il film è stato premiato ma ha avuto anche un grande successo di pubblico. Quali sono state le reazioni più interessanti?
Una signora matura alla fine della proiezione commossa mi ha detto ‘Questo è il film che avrei voluto vedere da bambina, avevamo diritto solo a principesse vestite di rosa che aspettavano un principe. Come avremmo avuto bisogno di questo film’. Coi giovani spettatori è più difficile, da loro vengono sempre le domande più interessanti e anche più imbarazzanti. Un ragazzo mi ha chiesto perché i maschi maestri rapiscono solo le bambine, perché non prendono anche i bambini? Una domanda che mi ha turbato, avrei dovuto spiegargli tutta una serie di storture che hanno a che fare con le religioni concepite da uomini che lasciano le donne sempre indietro”.