Renoir, che non disegnò mai una linea retta perché in natura non esiste

Bagnanti prima foto

“Un giorno, mentre andava in bicicletta, Pierre-Auguste Renoir scivolò in una pozzanghera, cadde su un mucchio di sassi, e si spezzò il braccio destro; il dolore era tale che dovette rimanere diversi giorni senza toccare i pennelli. La sua vita diventò una lotta incessante contro la malattia. Ma non voleva guarire: gli era indifferente. Voleva continuare a dipingere.

Verso il 1902, l’atrofia parziale di un nervo dell’occhio sinistro si accentuò. Il reumatismo aumentò questa paralisi: in poco tempo, Renoir assunse quell’espressione di fissità che impressionava coloro che lo avvicinavano per la prima volta. Di mese in mese, il viso diventò più emaciato: le mani si rattrappivano e si deformavano: le dita abbrancavano il pennello più che tenerlo: il passo si faceva via via più pesante; doveva aiutarsi con due bastoni per percorrere le poche centinaia di metri tra la casa e lo studio. Infine rinunciò a camminare. Le notti erano atroci. Era così magro che il minimo sfregamento delle lenzuola sulla pelle gli procurava piaghe. Ma la minaccia del corpo andava di pari passo con il furore quasi incredibile della sua arte. Dalla tavolozza austera uscivano i colori più straordinari, i contrasti più audaci. Quando la carezza del suo pennello scivolava sulla tela, generava raggi. Dipinse il grande quadro delle Bagnanti.

Pierre-auguste-Renoir-Anemones-3-

L’ultimo giorno della sua vita, Renoir chiese il pennello e i colori, e dipinse alcuni anemoni, che la domestica aveva raccolto per lui nel giardino. Per qualche ora dimenticò il male. Poi fece segno che i familiari riprendessero il pennello e disse:”Credo di cominciare a capirci qualcosa“. Quando il figlio tornò a casa, lo trovò disteso sul letto. Respirava a fatica. Il dottore disse che era giunta la fine. La rottura di un vaso sanguigno trasformò il suo rantolo in una specie di delirio. Morì nella notte”.

tratto da Sogni antichi e moderni di Pietro Citati