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“Dottoressa, avanti! Si cali le mutande". Cristiana, perquisita e umiliata al concorso per magistrati


"Agli scritti del concorso di Magistratura succede che alcune agenti della Polizia penitenziaria decidano improvvisamente (senza alcun indizio e indistintamente) di rinchiudere una concorsista alla volta in un angolo del bagno e perquisirla". Inizia così il racconto di Cristiana Sani, 30 anni, laureata in Giurisprudenza e volontaria in un centro antiviolenza a Massa Carrara. Il suo post su Facebook ha provocato reazioni e sdegno, tantissime le condivisioni e tantissimi i commenti. Cristiana racconta della perquisizione subita prima del concorso per Magistrati svoltosi a Roma, l'umiliazione avvenuta in bagno di fronte agli agenti della Polizia Penitenziaria. "La perquisizione richiede di togliersi la maglia, allentare il reggiseno, calarsi i pantaloni. E tirarsi giù le mutande", scrive la giovane. “Dottoressa, avanti! Si cali le mutande. Ancora più giù, faccia quasi per togliersele e si giri. Cos’è? Ha il ciclo, che non se le vuole tirare giù?!”. Una "violenza", come la definisce Cristiana, che avrebbe colpito anche altre concorsiste come lei. "Questo è quello che oggi è successo a me e ad altre mie colleghe. Ed ha solo un nome: VIOLENZA".