CAIRO SI STA ALLINEANDO

Il 4 marzo del 2013, Urbano Agostino Cairo ha acquisito ufficialmente La7 versando un milione di euro a Telecom. Il curriculum vitae del sessantenne industriale e finanziere, Presidente della Cairo Communication, proprietario per vocazione del Torino Calcio si può ritrovare facilmente su enciclopedie web molto informate, al punto da rendere superflue precisazioni che nulla, o poco, avrebbero ad influenzare la tesi che qui s’intende avanzare sugli ondeggiamenti della La7 nel panorama televisivo al  momento in cui prende avvio una cruciale campagna elettorale.

Quando il gruppo industriale di Cairo, la Cairo Communication, entrò con La7 nel mondo televisivo aveva ovviamente le disponibilità finanziarie, le competenze, oltre che le idee strategiche innovative per un suo rapido sviluppo sul deludente e autoreferenziale mercato nazionale. Urbano Cairo si circondò di abili professionisti, sottraendone alcuni alle reti Rai e alla Fininvest, puntando su una programmazione che prevedeva spazi più ampi alle ragioni dell’opposizione politica, al diffondersi del malgoverno e della corruzione, alla domanda crescente di nuovi diritti civili e sociali. D’altra parte la evidente parzialità dimostrata dai 4 canali Rai, servizio pubblico a pagamento, proprio nel gestire la sfera politico sindacale e dei diritti, ha facilitato il compito della La7 nell’acquisizione di utenti in molte fasce di ascolto. Il Telegiornale La7 delle ore 20, generalmente condotto da Enrico Mentana e il successivo Otto e Mezzo della Signora Lilli Gruber sono da molti attesi giornalmente, addirittura ad integrare o anche correggere l’impressione avuta vedendo i Giornali Rai e Fininvest.

La7 sembra aver recentemente modificata la sua linea editoriale e politica che si poteva appunto definire di equilibrio e di relativa imparzialità. Molti sono i segnali recenti che indicano una svolta dell’emittente di Cairo, unitasi a tutte le altre per proporre, più o meno apertamente, un dopo elezioni di marzo 2018, all’insegna del duo Berlusconi -Renzi. Si sostiene per scongiurare una presunta rivoluzione della quale nessuno è in grado di prevedere la portata e le conseguenze, nel caso dovesse elettoralmente affermarsi il M5S, magari con qualche sostegno, su punti specifici del loro programma, da parte della Sinistra, per il momento in cerca di un nome. E’ difficile credere che FI di Berlusconi porti al Governo del Paese la Lega  e Fratelli d’It. Il pericolo per la Destra Economica, quella che in realtà dispone degli argomenti più convincenti per smuovere l’elettorato, viene, allo stato delle recenti prove elettorali e dei sondaggi, dal M5S e, per altri versi, da una Sinistra  che, crescendo nella propensione al voto, potrebbe costituire, come già adombrato, una spalla al M5S, dopo l’apertura delle urne, nella problematica fase di formazione di un Governo solido.

Sembra abbastanza probabile, esaminando freddamente in maniera asettica la situazione, che la battaglia non sia quella prospettata da giornali e da emittenti televisive di un duro scontro tra PD di Renzi e Centro Destra di Berlusconi, ma consista nel tentare di arginare in ogni modo il M5S e di appannare la presenza di una Forza a Sinistra del PD.  Per evitare in definitiva che il Presidente della Repubblica sia costretto ad affidare al leader del M5S il compito di formare il Governo e di cercare una maggioranza in Parlamento. L’eventualità di un Centro Destra vincitore non può essere obiettivamente scartata, però con tutte le controindicazioni di un Berlusconi in ogni caso inagibile e gli altri capi partito della coalizione ritenuti inadatti al compito di Presidenti del Consiglio.

Allo stato degli eventi che si susseguono incalzanti, Matteo Renzi resta per i “Padroni del Vapore”, per la “destra economica”del Paese, per la borghesia agiata e parte delle “Gerarchie Ecclesiastiche” il candidato ideale per formare un Governo che, come quello da lui stesso diretto e poi concesso in comodato a Gentiloni , da le garanzie di una politica che faciliti la strada della piena ripresa dell’industria, di rapporti armoniosi in Europa, di un graduale, lento riassorbimento del debito pubblico, senza fare rilevanti concessioni alle organizzazioni sindacali, dando moderato ascolto alle istanze di maggiore giustizia sociale, ponendo un freno alle tendenze giustizialiste della magistratura.

Urbano Cairo pare non possa sottrarsi all’invito dei potentati economici, facendone del resto parte, di mettere La7 a servizio del grande tentativo di orientare l’elettorato verso un soluzione Governativa sostanzialmente di moderato liberismo evitando pericolose avventure.

CB

MOVIMENTAZIONE FERROVIARIA CON PISAPIA

Mentre frequentavo le scuole elementari, prima del 1945, ano in cui presi una certa coscienza di ciò che si agitava nel mondo e nel mio paese, mi capitava sovente, in particolare d’estate, durante le vacanze, di frequentare la Stazione Ferroviaria di Busalla. Due le ragioni principali della mia presenza su quel piazzale che, sforzandomi di ricordare, dopo tutti gli anni che sono passati, aveva la stessa struttura, la stessa pavimentazione di adesso, ma era pieno di vita, di ferrovieri che si muovevano da un locale all’altro, di campanelli che suonavano annunciando treni diretti in entrambe le direzioni possibili, ma il cui arrivo sui binari della Stazione e la successiva partenza erano regolate dai Dirigenti del traffico preposti ad un  servizio che non aveva ancora beneficiato, c’è chi avanza dei dubbi su tale beneficio, dei progressi tecnologici che sarebbero intervenuti sulla rete in materia di automazione e di drastica riduzione del personale.

Una delle ragioni, forse la meno rilevante, delle mie visite sul piazzale della Stazione era il bisogno o il piacere di incontrare, senza eccessive lungaggini, mio padre, operaio qualificato “verificatore”. L’altra ragione, quella che oggi si potrebbe definire per un lavoro a “tempo determinato”era per l’espletamento dell’incarico di strillone e venditore di panini e bevande fresche al passaggio, con fermata,  di treni passeggeri, sui primi due binari, per conto del Bar della Stazione allora gestito dalla famiglia Fossati che  mi ricompensava in percentuale alle vendite concluse, assieme ad altri due o tre ragazzi volontari.

Devo confessare, anche se ciò che intendo consegnare alla conoscenza dei lettori è di modestissimo rilievo, che proprio in quegli anni, osservando il notevole parco di movimentazione carri della Stazione, mi ritrovavo ad esaminare con particolare interesse i movimenti rapidi dei manovratori, ferrovieri che collocandosi nello spazio limitato tra il carro fermo e quello in movimento verso di loro, sollevavano un pesante gancio e lo incardinavano al momento giusto, quello dell’incontro, nel ferro ospitante dell’altro carro.Mi stupiva la maestria di quei ferrovieri sempre attenti a non farsi schiacciare dai respingenti dei carri movimentati e intravvedevo, adesso, riflettendo, credo onestamente fosse proprio un’inclinazione indotta dalle frequentazioni, un mio futuro nelle Ferrovie dello Stato che non c’è stato, se si esclude quello di abituale viaggiatore, a partire proprio dal 1949.

Le passioni e i sogni di quella lontana gioventù s’intrecciano ora con le speranze e qualche delusione dell’età adulta e della maturità, un gorgo di pensieri apparentemente insondabile. Altrimenti se così non fosse non si potrebbero capire le ragioni per le quali, dopo aver disegnato il quadretto, che oso ritenere abbastanza realistico, dei così “manovratori” del Parco Ferroviari della Stazione di Busalla, mi venga in mente, nell’attualità, proprio Giuliano Pisapia, tra l’altro nato proprio nel 1949, l’anno che divenni viaggiatore abituale sulla tratta Busalla Genova e ritorno. Ma non è, non può banalmente essere,  questa la vera ragione del suo emergere dall’inconscio.

Giuliano Pisapia, probabilmente onorando un accordo stipulato con persona da nominare, ha tentato, ricorrendo a tutta la sua astuzia, di convincere i così detti “Fuori Usciti dal PD” a ritornare all’ovile, in virtù di un sacro principio all’ unità, e in vista di un loro probabile drammatico suicidio politico.

A ben guardare il suo compito era proprio quello di interporsi, ecco l’analogia con i movimenti dei manovratori di un parco ferroviario, tra carri pericolosamente  in movimento, inserendosi in uno spazio limitato dai respingenti, per agganciare l’uno all’altro carro, alzando il gancio e trovando con destrezza il ferro detto rispettosamente femmina dell’altro carro pronto a riceverlo per ottenere una catena di carri destinata a formare un treno che sta per iniziare una corsa probabilmente verso la solita destinazione.

CB

BRICIOLE DI MEMORIA PER L’ALBERO BLU

Come ogni mattina, intorno alle otto meno un quarto, mia madre risaliva la via Vittorio Veneto, tenendomi per mano.Dopo circa una decina di giorni ventosi, ma pieni di sole, che sbrigativamente, senza l’ausilio di servizi meteo, venivano classificati come ” estate dei Santi “, il cielo si era coperto di nubi cariche di pioggia o di neve, il termometro indicava un abbassamento della temperatura compatibile con il mese di novembre inoltrato. Frequentavo senza eccessivo entusiasmo, ma con disciplina, la classe prima elementare, mentre mia madre era un’insegnante della stessa scuola di Busalla, una maestra.

Non io, che avevo altri pensieri, ma mia madre che soffriva di una sorta di preoccupazione per avere il figlio alunno nella sua stessa scuola, temendo, da un lato, che si potessero supporre attenzioni particolari per lui da parte dei colleghi maestri, dall’altro, che il figlio non si facesse scolasticamente onore o peggio si comportasse con ostentata sufficienza. Preoccupazioni eccessive quelle di mia madre perché i miei insegnanti non hanno mai dimostrato di voler facilitare il mio corso di studi elementari, non hanno mai mancato di evidenziare i miei difetti, hanno semmai criticato benevolmente la mia eccessiva vivacità. A pensarci bene, però, le riserve dei miei genitori circa un potenziale conflitto di interessi nella scuola elementare di Busalla non erano del tutto infondate e dimostrava come loro, persone oneste, di altri tempi, delle quali si è persa la semenza, riuscivano a vedere un moscerino nell’occhio mentre al giorno d’oggi si tende a trascurare conflitti di ogni genere non vedendo neppure travi, per dirla con Omero, come quello che Ulisse infilzò nell’unico occhio del Ciclope Polifemo.

Procedendo di buona lena c’era comunque il tempo di salutare un simpatico calzolaio che, per il fatto di essere vissuto in Argentina, di nome faceva Quan o Quanito. Il suo laboratorio era vicino al muro di sostegno del torrente Busalletta, si scendevano due scalini dal marciapiedi di sinistra. Era un uomo molto simpatico e sarei stato volentieri  a parlare con lui per capire della sua esperienza in Sud America e delle prospettive dei calzolai in quel paese e nel nostro dove un paio di scarpe nuove si comprava proprio quando quelle in uso erano state più volte risuolate e non ne poteva più L’ordine per me era però quello di salutare tutte le persone conosciute, specialmente quelle anziane, ma di non perdere di vista l’orologio, quello di mia madre, naturalmente. La puntualità era un precetto, l’osservanza dell’orario un dogma che, a riflettere sui casi recenti di timbrature fasulle, di qui e di là,  sembra davvero di stare in un  mondo diverso nel quale le scuole elementari sono necessariamente e opportunamente precedute da asili nido e scuole materne che preparano gli alunni a percorsi socialmente formativi.

Arrivati più o meno dove l’assenza di case su quel lato della via consentiva la vista della piazza del Palazzo del Podestà appariva in tutta la sua grandezza l’acquarello che rappresentava il capo di Benito Mussolini in versione militaresca, con elmetto, occupando tutta la parete , altrimenti pressoché nuda, della casa che al piano terra ospitava già un bar. Ancora oggi ricordo che quel volto di profilo, duro ed austero, mi inquietava; avevo l’impressione che osservasse le persone e in particolare che controllasse anche noi due, mia madre ed io. Mia madre respingeva questa teoria, generalmente argomentando che noi due non contavamo nulla e che il Capo del Governo, quel Signore con l’elmetto, aveva ben altri pensieri che quelli di seguire le maestre elementari e  i balilla indaffarati per arrivare a scuola in perfetto orario. Le valutazioni di mia madre, adesso capisco, improntate ad un serio realismo, venivano da me, come al solito, accettate.

Venni a sapere che su  quel fiero profilo del Duce si facevano altre sottili considerazioni con riguardo all’orientamento del viso riconoscendosi un qualche valore alla circostanza che invece di guardare al Palazzo dove avevano sede le scuole elementari, il futuro del paese, nonché L’Autorità, lo sguardo fosse stato indirizzato dall’altra parte. Tanto da ricavarne il presagio di una guerra mondiale nella quale l’Italia era appena entrata che si sarebbe conclusa con una drammatica sconfitta e tanti lutti.

Naturalmente gli alunni della classe prima maschile di Busalla, anno 1940, non potevano rendersi conto dei rischi che l’Italia correva legandosi al carro tedesco ed era, come si suole dire, una fortuna per gli alunni affrontare le piccole difficoltà di una scuola vecchia maniera con la spensieratezza e l’allegria dei loro anni.

CB

BANDIERA GIALLA

Si,questa sera è festa grande,/noi scendiamo in pista subito/e se vuoi divertirti vieni qua,/ ti terremo tra di noi e ballerai:::::::::Finché vedrai/sventolar bandiera gialla/ tu saprai che qui si balla/ ed il tempo volerà:::::::::::: saprai,/ quando c’è bandiera gialla,/che la gioventù è bella/ e il tuo cuore batterà.

Purtroppo chi è nato negli anni 30 dello straordinario secolo passato può essere colto da una insidiosa malinconia nel dover riconoscere la sua assenza nei momenti cruciali della storia patria. Quando si dice la sfortuna: troppo giovane per fare la Resistenza, troppo vecchio per fare il 68, estraneo anche al movimento dei ragazzi di “bandiera gialla”, trasmissione radiofonica che prese il via dallo spensierato brano di musica leggera del 66, cantato da Gianni Pettenati, con il quale si è inteso aprire in modo beneaugurante la pagina del post.

Per fare la Resistenza, non s’intende quella ideologica, carbonara, assai pericolosa, svolta durante la dittatura, si pensi ai fratelli Rosselli, a Sandro Pertini e molti altri, comunisti e cattolici, ma quella sviluppatasi negli ultimi anni 40, come rifiuto della guerra, quando non bastava sicuramente un fisico formato, temprato agli sforzi, alla malnutrizione, in altri termini l’età del vigore e del coraggio. Occorreva o il rifiuto di combattere ancora sotto una bandiera sfilacciata, sicuramente perdente, oppure l’idea che si doveva riscattare un periodo buio della storia Italiana combattendo per una svolta ideale, democratica e repubblicana.

Il più giovane partigiano combattente della Divisionee Garibaldina Pinan Cichero, visto a Busalla nei giorni che seguirono il 25 aprile 1945, a sorprendere tra l’altro per la sua figura ancora esile di ventunenne, fu Edoardo Guglielmino, nome di battaglia “Benda”, che poi sarà dirigente nazionale ANPI. Nativo di Catania, genovese di adozione, Guglielmino è stato per due legislature assessore socialista al Comune di Genova. Deve parte della sua notorietà alla professione di medico ginecologo esercitata generosamente per tanti aanni a contatto di prostitute e di personaggi del malaffare (Medico della Mala). Deve essere vero che l’uomo giusto ritorna con gioia sulle strade percorse con timore e fatica perché Edoardo Guglielmino è stato invitato dal Sindaco di Busalla alla celebrazione del 25 aprile 1945 due volte, nel periodo 81-89, per un suo intervento commemorativo che doveva avere il crisma della veridicità e della genuinità. Malgrado Guglielmino fosse un ottimo oratore non si era voluto, lui stesso lo aveva escluso, parlare di una “lectio magistralis”, ma di una testimonianza onesta della sua giovanile, dura esperienza sui monti che circondano le nostre Valli che lo aveva segnato profondamente, consolidandolo nei suoi ideali democratici e di giustizia.

A quelli stessi ideali di libertà che percorrono la nostra Costituzione del 48 andrebbero avvicinati, nel pieno rispetto delle diverse sensibilità ed opinioni politiche, i giovani studenti delle scuole superiori, per esempio del “Primo Levi”, generalmente assenti nelle commemorazioni dove si naviga di bolina, con il vento contro, abbastanza lontani dalle motivazioni essenziali del 25 aprile 1945.

Che i nati negli anni 30 del secolo scorso non abbiano potuto invece fare il 68 è una fortuna perché si è trattato, lo si è capito bene dopo, di un movimento giovanile di élite della buona e benestante classe borghese che agitava simboli altamente rivoluzionari per poi ripiegare singolarmente, con il breve passare degli anni, su posizioni  di puro conformismo al potere e convenienza personale.

Chi, tra i nati degli anni 30 del solito secolo scorso, ha avuto poi l’ onore di essere amministratore del nostro Comune, negli anni 80, non può certo dimenticare, quella sì, una “Lectio Magistralis” di grande efficacia sul pensiero e la vita di San Francesco D’Assisi: quella pronunciata con profonda conoscenza della figura trattata e sincera emozione dall’Emerito Presidente Oscar Luigi Scalfaro, nella Sala stracolma del Consiglio Comunale di Busalla nell’anno 1982.

CB

UCCELLACCI E UCCELLINI

All’inizio di primavera c’era stato, lo si ricorda con soddisfazione, un buon impegno nell’osservare i movimenti di piccoli uccelli nella casetta attaccata al melo più antico dei due cresciuti con gli anni nel giardino di casa. La casetta era stata collocata a metà circa dell’albero, ad una discreta distanza dalla casa, proprio per invogliare quei piccoli uccelli, in genere passeri, a servirsi delle briciole di pane loro riservate ad integrazione dei loro pasti autonomi. Un modo come un altro per sentirsi anche generosi e amanti della natura. Ad autunno inoltrato, non fosse altro perché ci si avvia verso un letargo un po’ melanconico della natura, c’è il tempo per una verifica delle condizioni di vita degli uccelli che sono rimasti nei dintorni, di qualcuno che si è aggregato alla compagnia, mancandone altri per i diversi motivi. Durante l’estate la casetta è stata pochissimo frequentata, si capisce perché la campagna offriva semi, insetti di ogni tipo, verdi escrescenze, nei campi della Vallescrivia e bastava per loro servirsi, passando sopra il piccolo giardino, solo per uno sguardo, volando in allegra compagnia della compagna o del compagno.

In autunno le possibilità di nutrirsi in autonomia tra i colori sgargianti e dorati della vegetazione non sono da meno, tanto che si vedono nelle loro corse tra il pino e gli alberi sul viale metropolitano i soliti uccelli. Non si sa come interpretare la circostanza, ma merli se ne vede solo qualcuno, raramente; manca dunque il canterino che sulla punta del pino fischiettava instancabile come a dialogare con un altro, probabilmente per manifestare slanci d’amore e gioia di vivere. Due gazze ladre invece devono aver fissato il loro domicilio, il centro dei loro interessi, secondo un codice dei volatili, nelle vicinanze della casa. Non è provato che siano veramente mosse da istinti, si potrebbero definire configgenti con il codice penale, ma in realtà sono uccelli della specie dei corvidi attratti fortemente da oggetti luccicanti. La curiosità di di saperne di più incoraggia alla lettura: si viene a sapere che sono molto intelligenti, che hanno superato addirittura il test dello specchio, riconoscendosi, che molti uomini e donne dell”alta società avrebbero qualche incertezza nel vedersi dopo i lifting subiti. Si apprende che le gazze mangiano ogni cibo di origine animale e tra l’altro, piccoli uccelli colti indifesi, anche al volo, nidi, grano e ghiande. Le cornacchie, un po’ più grandi delle gazze, di colore nero frammisto a grigio scuro sono anch’esse corvidi onnivori assai pericolose per i nidi dei passeri e in genere degli animali che vivono nella boscaglia.

L’espressione latina di origine medioevale “Mors tua vita mea” si attaglia nella sua drammaticità alla filiera alimentare anche degli uccelli, tanto da suggerire una distinzione tra UCCELLACCI E UCCELLINI che richiama alla mente un noto film di Pier Paolo Pasolini del 1966, con Totò, Ninetto Davoli e Femi Benussi. Un film di grande acutezza intellettuale e politica . Ricco di metafore, di sottintesi con i quali Pasolini esprime tutto il suo pessimismo sul futuro della società. Si adotta, come tardivo modestissimo elogio, il titolo del film di Pasolini con le sue allusive critiche al potere, ma non le metafore, con le allusioni a personaggi della Vallescrivia ne ad altri, che so, della Città Metropolitana, della Regione Liguria.

Spiace per i delusi, quelli che si aspettano sempre sottintesi da interpretare: qui si osservano gli uccelli che frequentano una limitata zona di Busalla per capire se nel loro mondo c’è posto anche per la riconoscenza e la solidarietà.

CB

IL MANIFESTO DELLA CELEBRAZIONE DEL 4 NOVEMBRE

In Comune a Busalla si continua a vivere nella consolidata convinzione che ben pochi cittadini leggano i manifesti promossi dall’Amministrazione, specialmente quelli fregiati da bande tricolori. Se così non fosse, l’invito rivolto alla cittadinanza a partecipare alla Celebrazione del 99° Anniversario della fine vittoriosa della Prima Guerra Mondiale e del conseguente completamento dell’Unità Nazionale attraverso l’acquisizione di Trento e Trieste, assieme ad un doveroso grande riconoscimento del ruolo e del contributo delle Forze Armate Italiane, non sarebbe così equivocamente fondato su una BUSALLA che ricorda il vigore di una appassionata dedizione alla guerra, una altrettanto fedeltà agli ideali della classe dirigente (!), sognando, questo sì, un’Italia democratica, mentre la guerra contribuì in realtà ad aprire le porte al Fascismo.

Che poi le carneficine delle guerre 15/18 e 40/45 del secolo scorso, nelle quali persero la vita o la salute tanti busallesi possano indurre, come adombra tristemente il Manifesto, a perseverare nel trasmettere alle nuove generazioni quegli ideali di sopraffazione e di ingiustizia non si capisce proprio .

Forse basterebbe aver adempiuto all’obbligo del servizio militare di leva,oppure osservare con serietà i comportamenti delle nostre Associazioni ex combattentistiche per capire lo spirito di solidarietà, di  mutuo soccorso che anima i militari di tutte le armi rendendoli garanzia di libertà per la sicurezza dell’Italia e aiuto sempre disponibile di fronte alle frequenti emergenze

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Tanto si segnala anche perché il 4 novembre 2018, proprio tra un anno, sarà il 100° Anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale ed è convinzione assai diffusa che, come accadrà un po ovunque, si vorrà dare alla ricorrenza centenaria una rilevanza particolare, magari arricchendo il Comitato appositamente costituito, citato nel Manifesto, in basso a destra.

CB

PROBABILMENTE POTREBBERO CAPIRE

Si deve riconoscere, come preventivo atto penitenziale di una solennità di grande rilievo, che non vi sarebbe stata ragione di verificare se le sbrigative tesi di seguito enunciate possano essere comprese, almeno in gran parte, dagli elettori che si attendono un deciso cambiamento, se il 26 ottobre scorso non avesse ricevuto il via libera definitivo del Senato la cosiddetta legge Rosato o Rosatellum bis. E’ proprio principalmente a seguito di questa legge, sottoposta a ben otto voti di fiducia, per la quale eminenti esperti intravvedono già profili di incostituzionalità, privando gli elettori di scegliere una larga parte degli eletti, che nasce il sospetto, più che legittimo, di favorire coalizioni formate da partiti disomogenei, destinati poi a dividersi con pregiudizio della tanto osannata governabilità.

Si tratta di un sistema elettorale misto: il 36% dei seggi sarà assegnato con sistema maggioritario, il 64% con sistema proporzionale. Alla Camera i seggi assegnati con il sistema uninominale saranno 231, al Senato 109. Nei seggi assegnati con il sistema uninominale ogni partito o coalizione presenterà un solo candidato e vincerà quello che otterrà più voti. Il rimanente dei seggi, 399 alla Camera e 199 al Senato sarà assegnato con metodo proporzionale: ogni partito o coalizione presenterà una lista di candidati, non meno di 2, non più di 4. Gli italiani all’estero eleggeranno con sistema proporzionale 12 Deputati e 9 Senatori. I candidati possono presentarsi in più di una lista plurinominale, non più di 5, ma in un solo collegio uninominale. C’è una soglia di sbarramento per entrare in Parlamento: un partito dovrà superare una soglia del 3% su base nazionale, sia alla Camera che al Senato. Per le coalizioni la soglia sale al 10% su base nazionale. Ne collegi uninominali e nelle liste plurinominali nessun genere (maschio/femmina) può superare il 60%.

Il “Movimento 5 Stelle” si è opposto tenacemente, come del resto i Gruppi della Sinistra, all’approvazione della legge Rosato invocando soprattutto la privazione che subiranno gli elettori di scegliere per la quota proporzionale, avendo solo la facoltà di un voto al collegio uninominale che andrà a riverberarsi sulla lista limitata predisposta con il bilancino e secondo misteriosi equilibri interni ai partiti inventori del sistema. Il “Movimento 5 Stelle”ha messo salde radici nel Paese richiamandosi ad un bisogno di onestà, di pulizia, ancora più che di giustizia sociale, rifiutando nelle circostanze date ogni connubio, che non sia occasionale,anche  nell’opporsi a determinati provvedimenti del Governo nazionale o regionale, con qualunque partito dell’arco costituzionale.Si pensi allo Statuto del Movimento o al Codice di comportamento dei 5 Stelle in Parlamento, dove i Gruppi parlamentari non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni se non per votazioni su punti specifici condivisi. Chi conosce bene la storia del Movimento attribuisce  proprio alla repulsa critica della complessiva classe dirigente il suo indiscusso successo, avvenuto tra l’altro dopo lo smantellamento del PCI, la frantumazione della Sinistra, l’eclisse delle ideologie, le perplessità e le ambiguità dei cattolici progressisti.

Ci si chiede allora se i Vertici del “Movimento 5 Stelle” possano elaborare una posizione politica che, superando quella che fin qui ha dato effettivamente risultati eccellenti, sia intelligente frutto di una parziale revisione, dettata dalle contingenze, non in contrasto con il principio del rifiuto di ogni forma di palese disonestà, ma che consenta un fattivo avvicinamento, non sarebbe comunque il primo, a personaggi di specchiata moralità, aventi un notevole profilo intellettuale e di comprovata professionalità da inserire preferibilmente nei collegi uninominali, potendo così realizzare anche un perfetto equilibrio  di genere, secondo il dettato della legge galeotta.  Questa eventuale, saggia decisione, per altro già adombrata da taluni consiglieri del “Movimento 5 Stelle”, non sembra certo peregrina e potrebbe coinvolgere nella pugna quel Mondo affascinante, ricco di storiche figure che viene ricordato sotto il bellissimo nome di “Giustizia e Libertà” e che vede come possibili ideali compagni di strada personaggi della cultura laica, cattolica, radical-socialista: donne e uomini  disposti ad iniettare nelle vene del Movimento sangue onesto e nobile già versato in un passato glorioso.

Il secondo passo, certo più problematico, ma altrettanto importante sarebbe quello di un “Accordo Elettorale”, di evidente natura difensiva, con la Sinistra che si va rafforzando e che alla fine di  questo  novembre potrebbe avere finalmente una sua conformazione unitaria. E’ importante che le opportune valutazioni dei presupposti e degli esiti di tale operazione lealmente concepita e rappresentata in tempi brevi all’opinione pubblica, in modo trasparente, vengano fatte su entrambi i fronti perché non succeda di dover dire con un Poeta, qualcuno: <Potea e non volle or che vorria non puote>

Anticipando in apertura dello scritto le immaginabili difficoltà che le tesi esposte sulle “Collaborazioni Elettorali” avrebbero potuto incontrare ci si è posta una domanda che vale sia per il” Mov 5S ” sia per gli altri eventuali chiamati ad una battaglia comune contro la destra, nelle sue diverse declinazioni, appoggiata dalla quasi totalità dei cosi detti poteri forti. Se è vero, come sembra in effetti vero, che la legge Rosato rappresenta un tentativo serio di mettere in angolo il “Movimento 5 Stelle” e la” Sinistra Radicale”. ricorrendo, oltre che alla forza della finanza, ad un sistema elettorale dove può facilmente succedere che un partito si presenti coalizione e poi, a risultati conseguiti, ripieghi su una maggioranza di Governo fatta con partiti diversi, tutti gli scrupoli, le riserve, i dubbi debbono cadere per lasciare il posto alla volontà di giocare la difficile partita al meglio, nell’interesse degli elettori che hanno capito, hanno creduto e possono continuare a credere.

CB