LASCIARE ARENZANO

Ho assistito all’abbandono di una villa nella Pineta di Arenzano, posta in vendita da amici quando la località da pregiata stava perdendo, più di quindici anni fa, l’originale attrattiva. In quella circostanza non ho riscontrato lacrime, non ho notato ripensamenti e rincrescimenti, ma solo la volontà di trasferire l’investimento in un isola in mezzo al mare, lontana da strade congestionate, allora meta esclusiva di personaggi assai noti e di sporadici tentativi di approdo sulle sue coste di fuggiaschi africani in cerca di libertà.

Anche ricordando la tranquilla esperienza, poi riferita con ricchezza di particolari dai giovani amici alla ricerca di qualcosa di più esotico per l’estate, pensavamo che mettere in vendita la nostra casa di Arenzano, dopo averla posseduta per trenta tre  anni ,non ci avrebbe procurato ripensamenti di sorta.

Non è andata così quando, valutando tra l’altro i crescenti pesi dei trasferimenti da e verso il nostro paese, dovuti anche all’età, decidemmo che la seconda casa di Arenzano, aperta di fatto nell’estate del 1985, come sta ad indicare prosaicamente un tappo di brut legato ad un quadro di Malagò, chiara esaltazione della cucina ligure nella sua essenzialità, risultando poco utilizzata, gravata da costi di amministrazione eccessivi, soggetta  a forme di tassazione sempre più onerose, doveva inevitabilmente essere venduta.

Passeggiando adesso, a cose quasi fatte, nelle caratteristiche vie strette del centro storico e rispondendo ai saluti di molte persone del posto ci si rende conto,  avendone un sottile piacere, che un certo grado di appartenenza ad Arenzano viene apertamente riconosciuto  dagli sguardi di simpatia, forse anche di stima, ci si illude, che sembrano però purtroppo non ripagare i costi eccessivi e la scarsissima utilizzazione dell’appartamento di piazza Golgi. De resto una immedesimazione nelle vicende positive e purtroppo anche in quelle negative della cittadina e dei suoi abitanti era gradatamente avvenuta, facendo conoscenze, aprendo colloqui genuini, frequentando prima i bagni Pizzo  e poi i Miramare durante la stagione balneare, osservando i risultati dell’attività Municipale con un certo interesse e costante discrezione, nell’avvicendarsi puntuale dei Sindaci dopo la reggenza dell’ amico Nazario Gambino durante la quale avvenne l’acquisto dell’appartamento dalla allora solida impresa Mario Valle.

Tanto che l’unica occasione nella quale fummo costretti a preferire Bonassola ad Arenzano fu nell’anno 1991 quando la petroliera Haven s’incendiò e affondò davanti a Capo San Martino rendendo impraticabile turisticamente la bella città del ponente ligure.

Le persone conosciute durante così tanti soggiorni, per quanto di solito piuttosto brevi, sono state molte, appartenenti ad ogni ceto sociale, liguri,  lombardi, piemontesi, in prevalenza, e tutte sarebbero meritevoli di essere ricordate per l’educazione e la cordialità. Soprattutto con i vicini di casa sono ovviamente nati i primi rapporti di conoscenza, in particolare con l’amico Bartolomeo Valle, duttile Alpino in meritato congedo da lungo tempo, sempre disposto ad offrire la sua competente vigilanza. Una simpatica sintonia nacque, non proprio nei primi anni, con il colto, simpatico Gregorio Caviglia libraio di <Sabina>, esercizio che si apre accogliente e ricco di volumi proprio dove via Capitan Romeo s’impenna per sfociare sulla strada che porta al Santuario del Bambino di Praga. Dopo la pubblicazione  dei miei due libri, il primo alla fine del 2014, il colloquio con Gregorio si fece più stretto, forse perché avevo l’impressione di essere entrato, un pò tardi, veramente, nel mondo degli scrittori. In realtà, devo confessare, una mia speranza di vedere presentato il primo < Cronache   dalla Costa D’Avorio>, storia di nostri molti soggiorni, ospiti del Centro per handicappati fisici di Bonoua della Congregazione di Don Orione, in terra di Missione, proprio in una città, Arenzano che è patria straordinaria di tanti Sacerdoti  e Missionari.

Così che “Nemo profeta in patria”, abusato motto latino, sembra valere non solo per il Comune di nascita o di stabile residenza, ma anche per quello che incassa una parte dei tributi imposti sulla seconda casa di proprietà e beneficia degli inevitabili impegni reddituali. Senza sottovalutare che i riconoscimenti vanno in effetti meritati indipendentemente dal possesso di una seconda e più case; vanno conquistati e non ottenuti per semplice simpatia e sapiente uso di divertente dialettica. Molte altre conoscenze, generalmente liguri, risalgono al periodo dei bagni Pizzo quando si arrivava con l’auto nel limitato spazio ricavato sotto la roccia senza che vi fossero preoccupazioni di una incombente frana, Dopo molti anni, proprio nel giorno della classica Milano-Sanremo, una frana metteva fine all’epoca dei Pizzo e di un altro spicchio non da poco dell’economia  arenzanese.

Arrivava per noi il momento dei bagni Miramare con i suoi gestori, la famiglia Sacco, i suoi fedeli frequentatori, la stessa cucina, almeno per un po’ di tempo, quella, assai apprezzata dei vecchi e giovani Mitta. E proprio nel ristorante, durante la stagione estate 2017, una giovanissima arenzanese, Miriam Damonte, universitaria a Pavia, impegnata come inserviente ai tavoli, assieme a Marta, giovane signora, laboriosa madre di tre figli, attiravano la nostra curiosa e rispettosa attenzione. Tanto dall’aprire con Miriam, la giovane dagli occhi luccicanti, un simpatico dialogo destinato addirittura a farla viaggiare con noi, a gennaio 2018, ospiti del Centro handicappati fisici Don Orione di Bonoua,  in Costa D’Avorio, per una sua esperienza originale, anche se limitata nel tempo, che ha messo in evidenza la sua predisposizione per la guida e l’assistenza di minori, anche se affetti da patologie varie assai diffuse in Africa.

Le persone incontrate nella città dei pavoni sono state tante altre, tutte meritevoli di essere elogiate per la gentile ospitalità, commercianti di vicinato, esercenti bar e trattorie, pensionati, parrocchiani,  amministratori comunali. Lasciare Arenzano non significa dunque dimenticare tante persone, tanti volti, tante gentilezze ricevute. La tentazione è quella di racchiudere le immagini di queste persone entro una immaginaria cornice: da un lato il mare e dall’altro i sentieri che salgono  agli incombenti monti del Parco come nella premiata poesia di Angelo Guarnieri.

CB