I problemi di Villa Borzino e dell’ex Albergo Appennino

Quando si è sparsa la voce che il Comune di Busalla ha il problema di utilizzare sia Villa Borzino sia l’ex Albergo Appennino trovando affittuari solvibili e idonei a restituire alla fine del contratto gli immobili nello stato in cui si trovavano, nel ceto intellettuale del paese si è diffusa una certa incredulità che due simboli di una Busalla borghese, liberale e benestante possano scomparire dal carnet delle offerte di pregio. Del resto, la Dott.sa Adriana Picollo, praticamente la sola Consigliera di opposizione in Consiglio Comunale, ha preannunciato un’interrogazione e un’ interpellanza proprio sulla necessità che l’Amministrazione prenda atto di un sempre più scarso utilizzo della Villa Borzino e, pur essendo abbastanza vicino il momento di elezioni comunali a Busalla , elabori un piano per il ripopolamento della Villache tenga conto ovviamente dei costi che la  struttura e il Parco comportano. Analogo allarme è contenuto nei suddetti atti portati alla discussione o in attesa di una risposta scritta del Sindaco, per l’ex Albergo Appennino che, in altri tempi, appunto come albergo, aveva conosciuto presenze giovanili  busallesi  vivaci e di genuino successo, orchestre di musicisti locali al passo con i tempi, arrivando ad ospitare il grande Torino alla vigilia di giocare a Genova per poi volare a Lisbona , incontrare il Benfica e, come tristemente noto, tragicamente morire ai piedi della Superga. Erano tempi assolutamente diversi negli anni 50/60 del secolo scorso perché attività ricreative e culturali, anche commemorative, si giocavano in casa a differenza dell’oggi che, escludendosi qualche lodevole eccezione, si guarda sistematicamente altrove.

Non sono questi trascorsi dell’Albergo Appennino che in vero indussero l’Amministrazione, dei laboriosi e positivi anni 80 del solito secolo scorso, a contrarre il necessario  mutuo per la sua acquisizione al patrimonio disponibile dell’ Ente, potendo far fronte a complessivi interessi crescenti, evitando il pericolo che l’immobile d’indubbio pregio, posto in posizione strategica, finisse in proprietà di soggetti incontrollabili e infine perché il Comune non intravvedeva problemi a conservarlo decorosamente destinandolo totalmente a servizi pubblici.

l’ Architetto Adriana Picollo, che, anche per il suo impegno professionale, sembra avere una visione chiara delle carenze strutturali del Paese e delle difficoltà che esso sta affrontando rispetto alle varie scelte degli Organismi Amministrativi sopraelevati, dichiara la disponibilità del suo gruppo (Punto.. a capo) ad un coinvolgimento di soggetti privati, purché parziale, nella gestione degli immobili in questione e sempre che sia ,appunto, garantita in buona misura una fruizione pubblica. Condividendo, per quel poco che conta, le ragioni dell’interpellanza e dell’interrogazione sull’utilizzo continuativo dei due prestigiosi immobili siti nella parte nord di Busalla, quella al momento più depressa, non si può trascurare il fatto che alle Amministrazioni Comunali sono giunte insistenti e motivate sollecitazioni governative dirette a convincerle che quando gli immobili di loro proprietà richiedono somme ingenti per la loro manutenzione e non siano beni di particolare pregio storico o paesaggistici, gli enti proprietari dei medesimi prendano seriamente in considerazione l’opportunità della loro alienazione.  L’orientamento ministeriale era logicamente ispirato alla esigenza di trasformare i Comuni in centri di spesa per la realizzazione di opere di grande utilità sul loro stesso territorio altrimenti irrealizzabili per le  note carenze statali e regionali.

Ci si rende conto di lanciare un segnale chiaro per una eventuale alienazione della Villa Borzino e di parte del suo Parco, una volta che si superata la condizione ostativa di un eventuale, ma incerto, pregio storico e sopita   la possibile opposizione di una limitatissima parte dell’opinione pubblica, la stessa o l’erede di quella che ha accettato l’ampliamento della raffineria Iplom. Questa idea di tentare l’alienazione di Villa Borzino e l’immobile dove era insediata dal 1945 la Scuola Media, in via xxv Aprile non è, lo si ricorda, nuova e comunque  sicuramente successiva al fallimento del tentativo di realizzare una indispensabile circonvallazione di Busalla, a lato dello Scrivia, usufruendo, come sembrava fatta, degli spazi inutilizzati della Piccola Velocità e del Parco Ferroviario, sin dove possibile e conveniente.

Un progetto quello, coltivato per anni, naufragato per ragioni che restano ancora oggi non ben chiare, in una situazione di carenza di un Piano Regolatore che rendeva la proposta delle alienazioni ancora più problematica.

CB

L’ELETTORATO M5S COLTO DA DELUSIONE

SCRITTO A BENEFICIO DEELLA CGIL SPI IL 15 MARZO QUANDO LE TRATTATIVE PER LA FORMAZIONE DI UN GOVERNO ERANO APPENA INIZIATE SEMBRA ACQUISTARE MAGGIORE CREDIBILITA’ OGGI 10/4

Va premesso che la delusione dei  5S anticipata nel Titolo non vuole essere un auspicio e  neppure una vaga speranza, che se così fosse, non sarebbe in ogni caso giornalisticamente corretto, ne tanto meno un  commendevole intervento in un travaglio presumibilmente logorante. Intanto occorre chiarire che ci si trova probabilmente alla vigilia di un non impossibile parziale sfaldamento dell’elettorato del M5S per le ragioni, non tutte così evidenti, che occorre esaminare e capire. Il Sindacato, in particolare la CGIL, dovrebbe astenersi dal rovistare, spinta da una sorta di contrappasso, nella ferita aperta dei dirigenti M5S e dei loro elettori più avvertiti per un dopo elezioni quasi vittorioso, ma decisamente infruttuoso sul terreno delle riforme promesse e quantomeno rinviate, appare probabile, a dopo un altra defatigante campagna elettorale nel 2019, contemporaneamente a quella per le Europee e all’altra assai coinvolgente amministrativa di molti Comuni. Si può argomentare che il Sindacato, tutte le Confederazioni unite nel momento difficile, dovrebbe sentire proprio il compito che la Croce Rossa e le altre P.A. Benemerite dell’Assistenza e del Volontariato hanno in vista di un cantiere che sta crollando e, se va bene, trovando solo feriti lievi.

Il Sindacato, si sa dovrebbe rinnovarsi per avere, tra gli altri, anche il compito di istruire, di fare fronte ad un fenomeno di analfabetismo funzionale (si legga l’articolo che precede questo) che rende i suoi iscritti, oltre che l’elettorato italiano tutto, esposti seriamente alla percezione delle promesse elettorali più incredibili e impossibili da realizzare, come fossero riforme dietro l’angolo. Lo sfaldamento, la sua perdita di credibilità di un Partito è fenomeno già visto in Italia; basti pensare a quello del PCI dopo la caduta dei Regimi Comunisti dell’Est e quello, meno drammatico della DC dopo la stagione di Mani Pulite e l’avvento della seconda Repubblica.. Rispetto sia al PCI che alla DC, il M5S ha però caratteristiche strutturali e organizzative assai diverse. Per non sottolineare il reiterato, ostinato rifiuto di una qualche ideologia da parte dei 5S  che sconfina quasi nella pragmatica, incredibile assenza di un qualsiasi ideale, che non sia l’onestà nella gestione delle cose pubbliche.

Il Sindacato tiene invece legati nella sua lunga storia alcuni grandi ideali: di libertà, di socialismo democratico, di uguaglianza, did cattolicesimo progressista che lo rendono decisamente disponibile a svolgere un ruolo di intermediazione decisivo soprattutto a favore delle classi più deboli  della popolazione, dei lavoratori dei disoccupati, dei pensionati. Tale disponibilità va affinata in relazione alle grandi evoluzioni tecnologiche in atto in una società globalizzata nella quale il lavoro muta la sua incidenza nel processo produttivo.

Gran parte dell’elettorato del M5S, escludendo la percentuale di elettori alla prima esperienza, è venuto dalla così detta Sinistra, evidentemente deluso dal PD e non sentendosi rappresentato dalle formazioni all’estrema dell’arco costituzionale. Di fronte all’ottimo risultato conseguito, insufficiente però alla formazione autonoma del Governo, il M5S ha pressoché l’obbligo di cercare quelle alleanze che aveva in linea di principio rifiutato ed escluso. Una questione non secondaria che sembra ritorcersi conto i 5S è che,  durante la campagna elettorale, la sua piattaforma programmatica ha prospettato progetti ed iniziative categoriche ed interessanti, ma di difficilissima realizzazione, dovendo avere riguardo alle scarse disponibilità dell’Erario, tra l’altro gravato da un enorme debito pubblico in continuo aumento. Per il vero tutti i Partiti, e in particolare la Destra Berlusco-Salviniana, non si sono certo tirati indietro nel promettere (p.e. canc. L. Fornero)  e questa circostanza potrebbe teoricamente tranquillizzare il M5S.

Sennonché,  secondo un’ opinione molto  diffusa e decisamente credibile, l’elettorato dei M5S ha acquisito una diversa sensibilità nel valutare la politica, quella delle promesse e quella dei problemi da risolvere, una sensibilità appunto pragmatica accentuata che non persona scarti e dimenticanze. Il M5S sembra punti il dito sempre contro i vitalizi, un buon cavallo di battaglia, molto sfruttato, con qualche loro inciampo, che sta però perdendo interesse per il grande pubblico, percepito al fine come scelta personale di tizio e caio, indipendentemente dalla normativa vigente. La situazione di stallo (posizione che impedisce ad uno dei giocatori di  scacchi di muovere per non esporre il Re a minaccia ) determinatasi, soprattutto tra M5S e Coalizione di Destra, non aiuta i 5S perché, ci si sforzi di cogliere un sottile particolare, sembra aver bisogno subito di qualche riforma nel campo sociale: per esempio il sussidio generalizzato, un intervento correttivo in materia pensionistica, sicurezza sul lavoro, lavoro precario, magari ciascuna di queste iniziative in misura limitata secondo le disponibilità, ma subito. Il popolo di FI, Lega, Fratelli d’Italia e PD non sente certamente l’urgenza delle misure popolari: la plat-taz,  la nuova avventurosa imposizione diretta proposta, a quanto pare dalla Lega, è bene per tutti che resti in attesa di tempi migliori e di opportuni approfondimenti.

In questa fase di incontri, trattative, sollecitazioni del Colle che si preannuncia piuttosto lunga, il fattore tempo gioca a favore della Coalizione di Destra e della Lega. Certo non a vantaggio del PD autoesclusosi per il momento.

Va considerato che in questo quadro piuttosto deludente della politica nazionale il Sindacato della CGIL , incamminato verso un importante congresso, dando prova di maturità anche a chi ha pensato di relegarlo in un angolo perché buono solo ad organizzare qualche sciopero e a partecipare alle solenni esequie di operai e tecnici morti tragicamente sul lavoro. I Sindacati devono trovare  un terreno di unità considerando che tra i loro iscritti vi sono diverse sensibilità e diversi orientamenti ideali, ma una comune volontà di aggregazione del mondo del lavoro intorno a principi di cristiana uguaglianza.

CB  SPI Busalla

L’analfabetismo funzionale e l’esito delle elezioni

Quando ci si sente di scrivere qualcosa di ovvio in tema di risultato complessivo di una classica tornata elettorale come quella del 4 marzo si può esordire con un banalmente veritiero: gli elettori hanno sempre ragione. Si tratta di una sentenza immanente, cioè intrinseca a se stessa, in grado di fornire una spiegazione rapida, categorica, apparentemente indiscutibile di un processo lungo, faticoso e articolato di preparazione, di avvicinamento ad una decisione dell’elettorato, anche singolarmente inteso, sino al momento della manifestazione di volontà, sino al voto. Si trascuri pure tranquillamente la possibilità che nelle elezioni di ogni livello possa, al contrario, giocare un ruolo la trascendenza, opposta, come noto, alla immanenza, dovendosi infatti ammettere una qualche ingerenza dei Sacerdoti nelle campagne elettorali, ma non quella del Padre Eterno. Non si escludono invece, anzi se ne constatano spesso, pratiche di corruttela e malversazione varie, tendenti ovviamente ad alterare in qualche misura l’esito delle votazioni, ma, a quanto risulta, mai in modo decisamente rilevante, tenuto conto di un contesto di grandi numeri. Al netto quindi di ogni eventuale  broglio commesso nella fase che precede il momento cruciale, non sembra potersi dubitare che, per un principio della matematica elementare, ciascun Partito otterrà scrutinati tanti consensi quanti sono stati gli elettori che hanno depositato un voto validamente espresso, per quel partito, nell’urna di un certo seggio del loro Comune.

Assai complessa e controversa appare invece la fase, a volte protratta oltre i limiti fissati dalla legge, forse non a caso definita campagna elettorale, tanto da far ritenere che i politici, sentendosi sempre alla vigilia di una consultazione, spingano all’opera media compiacenti e interessati in agguato di notizie saporite, di promesse straordinariamente indecenti, di accuse infamanti degli avversari. L’assioma assolutorio e sbrigativo dei Partiti e delle Coalizioni, con il quale si è tentato da subito di mettere un  punto fermo sulla indiscutibile responsabilità del corpo elettorale circa gli eventuali meriti e demeriti insiti nel risultato delle consultazioni elettorali, con la presunta regola d’oro secondo la quale ” gli elettori hanno sempre ragione” non sembra in verità così inattaccabile come molti sembrano, con evidente faciloneria, voler far credere. Per capirlo bisogna ammettere che esiste un fenomeno chiamato analfabetismo riassumibile, com noto, nella incapacità di leggere e scrivere dovuta per lo più ad una mancata istruzione o ad una pratica insufficiente. Come si può constatare su testi e relazioni in materia (Vikiweb) subito dopo l’unificazione, nel 1861, l’Italia contava una media del 78% di analfabeti. Nello stesso periodo (intorno al 1850) le percentuali di analfabeti in Europa erano 10% in Svezia, 20% in Prussia e Scozia, 75% in Spagna e 90% in Russia. Per combattere l’analfabetismo furono prese varie iniziative come le scuole reggimentali per cui i soggetti maschi avviati alla leva imparavano, con un po’ di buona volontà, a leggere e scrivere; una trasmissione televisiva di grande successo fu non è mai troppo tardi. Secondo i dati pubblicati nel 2005 dall’ Unione Nazionale per la lotta contro l’analfabetismo (UNLA), basati sul censimento del 2001, gli italiani sopra i sei anni privi di titolo di studio e perciò considerati analfabeti erano l’ 11% contro un modesto 7,5% di laureati. Dall’unificazione del 1861 sono state adottate numerose iniziative e sono stati ottenuti risultati incoraggianti, ma si conclude che nel 2008 soltanto il 20% della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società complessa e  contemporanea /Tullio de Mauro).

Per mettere in relazione l’analfabetismo con l’esercizio del diritto dovere di votare in occasione di elezioni politiche, europee o amministrative (si potrebbe spingersi a considerare  anche le votazioni in Assemblee di Associazioni volontaristiche e nei condomini) bisogna porre mente ad una specie poco divulgata e perciò poco conosciuta dal grande pubblico di analfabetismo funzionale. Diverso da quello in senso stretto che si è voluto necessariamente indagare con superficialità più sopra, l’analfabetismo funzionale esprime la incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le limitate abilità di lettura, le altrettante limitate capacità di scrittura oltre che d’ascolto e di calcolo, in tutte le svariate situazioni della vita quotidiana. Non si tratta quindi di una capacità assoluta perché l’individuo possiede le conoscenze di fondo della scrittura e della lettura , ma non le sa usare in modo ottimale, anche nel proprio interesse. Si calcola da parte dell’ OCSE che circa il 70% degli italiani appartengano alla categoria degli analfabeti funzionali. Dovendo rispettare una vocazione localistica del blog si può ammettere, con qualche rincrescimento, che il Comune di Busalla, del resto assunto in tutte le consultazioni nazionali come un campione indicativo dell’esito generale, abbia una percentuale proprio del 70% di analfabeti funzionali, contro il 71 delle aree  montane della Vallescrivia.

Si rifletta che l’ aggressività e la spregiudicatezza dimostrate durante la campagna elettorale dai candidati di ogni parte politica, in tema soprattutto di proposte di riforme in campo economico, del lavoro  e delle pensioni si spiegano compiutamente con la scarsa considerazione che la classe dirigente dei partiti ha dell’elettorato italiano

CB

LA MISTERIOSA RICOMPARSA DELLA MEDAGLIA D’ORO

Il Sindaco Loris Maieron non poteva credere ai suoi occhi quando, entrando nel suo Ufficio, qualche mattina dopo che i seggi del Paese avevano ufficializzato il risultato elettorale delle consultazioni nazionali, grosso modo previsto, notò con grande stupore che la Medaglia d’Oro al Valor Militare del Partigiano Giuseppe Salvarezza, nome di battaglia “Pinan”, era ritornata, si fa per dire, nella apposita teca violata prima del  fatidico 4 marzo.

Si racconta, qualche dipendente stava già girando sul piano, che il Sindaco si sia inginocchiato proprio in corrispondenza dell’istituzionale quadro del Presidente Sergio Mattarella e abbia recitato alcune commosse preghiere per altro del tutto sconosciute alla maggior parte del personale impiegatizio, dirigenziale dell’Ente e agli stessi  Consiglieri comunali. L’emozione che colse il primo cittadino di Busalla fu tanta che il primo ad essere informato dell’evento fu un esperto gioielliere del posto affinché salisse svelto da lui e verificasse l’ autenticità aurea del ritrovamento. Prevalse, in altri termini, una sorta di prudenza dopo tutti i provvedimenti di blindatura dell’Ufficio sindacale seguiti al furto del 24 febbraio, al punto che venne convocato d’urgenza anche un tecnico in sistemi di sicurezza. Venne poi il turno delle Forze dell’Ordine, l’Arma e la Finanza, della Vice Sindaco Anna Lindner, ritornata da poco da un viaggio esotico sei suoi e perciò quasi all’oscuro della triste vicenda. Da quel momento in poi il centralino finalizzato del Comune di Busalla si ingolfò di telefonate; talune incredule pretendevano di parlare proprio con Loris Maieron, altre piene zeppe di congratulazioni per il  ritrovamento avventuroso, ma necessario e tranquillizzante per la Comunità Busallese

Non mancava però, e non si può proprio tacere, qualche voce maliziosamente dubbiosa che argomentava su un possibile gioco di sponda che avrebbe visto il Sindaco portatore, quella mattina, della Medaglia trafugata da altri per rendere ancora più tesa la vigilia elettorale. Tesi ardita, ma priva di riferimenti nella realtà e incompatibile con il comportamento avuto dal Sindaco, la preghiera devota e commossa, l’emozione vibrante e così via. Il bello è venuto quando ad essere informati sono stati l’Anpi Busalla e il Circolo Endas “Pinan” di Sarissola.

Lì’Anpi aveva probabilmente sotterrata l’ascia di guerra per non turbare l’andamento delle elezioni di lì a pochi giorni e adesso si vedeva spiazzata dal ritrovamento dovendosi come al solito rimettere ubbidiente alla’ Anpi Genovese domino di tutti gli iscritti dell’entroterra, anche di quelli che, per l’età, almeno i Partigiani li hanno davvero visti ! Al Circolo Pinan di Sarissola le congratulazioni per una presunta capacità divinatoria del Sindaco Loris Maieron sono state unanimi: il Circolo di Piazza della Liberazione poteva tranquillizzarsi e conservare il nome del Partigiano caduto eroicamente combattendo contro i Nazi -Fascisti nel 1944.

E proprio a questo punto si deve ovviamente svelare che l’elzeviro è frutto della modesta fantasia dell’autore e che purtroppo il Sindaco Loris Maieron è sempre in attesa che qualche pentito faccia ritrovare la Medagli d’Oro al Valore in un posto preciso.

7/3/2018

CB

LA MEDAGLIA D’ ORO E LA GAZZA

Non mi sarei mai soffermato sulla circostanza che, da quando è arrivata la gelata dall’artico, non si è più vista alcuna delle gazze che stazionavano intorno, se non mi fossi interessato, proprio nello stesso periodo di tempo, della sparizione dalla teca dell’Ufficio del Sindaco di Busalla Loris Maieron della Medaglia d’Oro al Valore Militare del Partigiano Giuseppe Salvarezza (Pinan)

Come abbia potuto collegare due eventi così diversi come la sparizione incredibilmente misteriosa della Medaglia d’Oro e delle gazze o gazze ladre (Pica pica, Linaeus 1758- Vikiweb) penso di poterlo spiegare avendo una discreta conoscenza delle caratteristiche di questi uccelli della famiglia dei corvidi che già in un recente passato avevano suscitato in me contrastanti sentimenti e suggerito coinvolgimenti in brevi componimenti di poco conto. Le gazze ladre vivono in gruppetti, ma durante la stagione dell’amore si isolano per costruire il loro nido e per accoppiarsi. Hanno un comportamento fortemente territoriale, proteggono il loro territorio, lo difendono e quando girano in cerca di cibo lo fanno molto prudentemente, guardinghe e circospette. Quello che rileva maggiormente ai fini del ragionamento in corso sulle due sparizioni è che le gazze sono animali straordinariamente intelligenti perché il loro cervello è molto sviluppato  rispetto all’altra parte del corpo. E’ provato che le gazze abbiano la stessa flessibilità mentale, le stesse capacità di immaginazione, la stessa cognizione sociale e la medesima capacità di ragionamento di un scimpanzé (Vikiweb)

Viene poi in soccorso, per la logicità che sottende la ratio del breve elzeviro, una caratteristica particolare delle gazze ladre : sono attratte dagli oggetti luccicanti, propensione che hanno in comune con altri uccelli rapaci. Che uno di questi uccelli, piumaggio bianco e nero, riflessi dal grigio al verde metallico, sesso che esternamente non si distingue, possa essere entrato nell’Ufficio del Sindaco Loris Maieron , da una finestra aperta e abbia con perizia asportato la luccicante Medaglia sembra, in vero, di potersi escludere perché, se non altro, occorreva  aprire la teca e un uccello non sembrerebbe idoneo all’incombenza. Le manifestazioni rituali di rincrescimento e di condanna del vile evento si sono sprecate. La sottrazione è sicuramente attribuibile, tutti sembrano stranamente di accordo, ad un idiota, un pazzo, un balordo che proprio alla vigilia di delicate elezioni nazionali, in un momento di grande tensione emotiva, fa uno sfregio alla Medaglia d’Oro al Valor Militare della Resistenza al Nazi Fascismo.

CB

SOTTRATTA LA MEDAGLIA DI “PINAN”

Si è sempre accertato che il maggior numero di furti nel circuito postale erano stati commessi da dipendenti delle Poste inclini al reato e attenti conoscitori dei meccanismi di trasmissione di plichi e pacchi contenenti oggetti di valore. Si è quasi sempre constatato dopo accurate indagini che i furti eseguiti nelle catene di vendita dei grandi supermarket erano attribuibili alla fattiva collaborazione di soggetti interni all’organizzazione dell’impresa. Non sussistono dubbi sulla circostanza che le grandi sottrazioni di danaro dalle banche, dai centri fiduciari, dalle grandi società di leasing sono sempre state opera di grandi spregiudicati dirigenti o presidenti di società e banche. Questa mortificante geremiade potrebbe proseguire e coinvolgere un po’ tutti i settori della vita economica italiana.

Tanta, per altro indicativa,  premessa per introdurre, senza alcuna pretesa di investigare, ma con l’impegno di non dare nulla per scontato e di fornire almeno elementi di discussione, il recente caso della sparizione dall’apposita teca della Medaglia d’Oro al Valore Militare conferita al Partigiano Giuseppe Salvarezza, della Divisione Garibaldina Cichero, nome di battaglia <Pinan>, nato a Busalla e caduto eroicamente combattendo sul monte Bossola di Revello di Mongiardino, Alessandria, nell’inverno del 1944. Un articolo del Secolo xix di Genova del 24 svela la sparizione dall’Ufficio del Sindaco di Busalla, Loris Maieron, nel palazzo di piazza Enrico Macciò, intravvedendo ” ombre e dubbi sul  furto di un ricordo della Resistenza”. Nella stessa data di sabato 24 il sito istituzionale dell’Amministrazione comunale da notizia della sparizione del prezioso cimelio attribuendola ad una mano ignota e ignobile che sottrae ai busallesi e agli italiani un pezzo della storia della Resistenza. 

Non va trascurata la circostanza che la piazza su cui si affaccia il nobiliare palazzo del Comune è stata dedicata ad un industriale antifascista organico, deportato per la sua attività contro il Regime e morto a Mathausen, rispetto al quale, si fa ironicamente notare che sarebbe difficile, sradicare, volendolo, la targa in marmo dal cemento delle case e la grande lastra marmorea a ricordo perenne che lo stesso Sindaco Loris Maieron fece incastonare nella facciata dello stabilimento a Sarissola dove Enrico Macciò aveva la viteria.

Si osserva anche che vicino alla teca del “Pinan” sta, sempre da quei lontani giorni del 1945, la Medaglia d’Argento al Valore Militare assegnata al Partigiano Pietro Ratto dopo la sua morte avvenuta proprio nel 1945. Viene sottolineato, particolare di qualche importanza, che chi ha trafugato l’oro ha trascurato l’argento. Intanto, chiunque egli sia stato, il furto di una Onorificenza in bacheca del Comune configura un reato che il codice penale prevede e punisce. Si tratterebbe in tal caso di chiarire i motivi che hanno indotto il reo a commettere un furto aggravato che tra l’altro potrebbe anche collocarsi tra i comportamenti concludenti diretti aa turbare l’ordine pubblico in un momento così surriscaldato, alla vigilia di elezioni, comunque vada, cruciali per il futuro del Paese.

Ci sono degli illustri precedenti: la Medaglia d’Oro di Nazario Sauro, l’eroe capodistriano impiccato per alto tradimento dagli austroungarici essendosi arruolato nell’esercito italiano e la Medaglia d’Oro di Ettore Viola l’Ardito  del Grappa, toscano che ispirò addirittura Ernest Hemingway nell’ “Addio alle armi”. Le loro ricompense furono trafugate nel 2013 dal Museo centrale del Risorgimento del Vittoriano a Roma. L’ipotesi più probabile, si scrisse allora,  che doveva trattarsi o di un collezionista di cimeli militari o di un balordo.

Nel caso della Medaglia d’Oro del Partigiano Pinan sembra doversi propendere per un balordo perché un collezionista avrebbe preso anche quella d’argento del Partigiano Pietro Ratto caduto a Bolzaneto nel 1945, poco prima che i Tedeschi si arrendessero al Comitato Nazionale di Liberazione. Nell’ufficio del Sindaco, si sa, entra tanta gente, cittadini che chiedono, altri che protestano, altri ancora che implorano: non si può escludere che tra essi sia entrato un balordo cleptomane. Non è neppure escluso che qualche <balordo> si aggiri abitualmente nel palazzo. Fatto sta che l’Anpi, rispettosa delle indagini sicuramente avviate, vorrà saperne di più. Anche il Circolo Endas di Sarissola, piazza della Liberazione, che si fregia del nome di battaglia “Pinan”, potrebbe interrogarsi, una buona volta, sul nome che porta e magari interrogare l’Amministrazione Comunale.  Lo stesso Consiglio Comunale potrebbe riunirsi, magari dopo le elezioni politiche del 4 marzo, senza intralciare in qualche modo le indagini in corso

CB  26/2/18

STIAMO SERENI

Ogni sera, da tempo, c’è chi segue il telegiornale Rai3 delle 19, il primo serale della nostra emittente pubblica e, a seguire, il regionale scelto per l’intera settimana dalla regia, mai quello della Liguria (a Busalla, per esempio, nella zona Ghiacciaia e chissà in quante enclave e gole della Valle), a causa, si dice dagli esperti, le misteriose immutabili traiettorie delle onde elettromagnetiche, e a nulla rilevando il forzato pagamento del canone. Poi ci si sobbarca un utile confronto con il  telegiornale delle 20 della privata Rete7 e alle 20,30 di Sky24Tg constatando ben altro equilibrio e imparzialità delle notizie politiche. Non ci vuole molto a capire una carente applicazione del principio di equidistanza, semmai proporzionale, del servizio pubblico Rai tutto teso con evidenza a favorire Destre e Pd, ancor più di quanto faccia l’emittente Mediaset per il suo comproprietario, pur privato dei diritti politici, ma sempre in gioco. La 7 si dedica con maggiore continuità, per fare un esempio, ai problemi del lavoro, alle ormai frequenti dolorose delocalizzazioni di imprese multinazionali o straniere che hanno magari goduto dei contributi statali od europei e piantano nella disperazione il personale.

La Rai tende a mettere in grande risalto i tentativi, per altro dovuti, di qualche Ministro nel trovare delle soluzioni ai licenziamenti. Per il resto i buoni dati Istat e STAI SERENO !

Qualcuno sta tanto sereno da essere convinto e da sostenere incautamente che i responsabili dell’inosservanza delle regole della libera informazione radio-televisiva lo farebbero per il bene stesso degli utenti, tenendoli lontani dalla tentazione di cambiare la strada di marcia verso l’ignoto. VAI SERENO !  In ogni caso l’invito a chi solleva sia pure timide obiezioni circa la plateale violazione della legge oltre che del principio dell’informazione trasparente e non <distorsiva> è di approdare alla serenità; la differenza consiste , a prima vista insignificante, che nel caso di un semplice sospetto, che potrebbe dipendere dal non aver capito il giochetto, porterebbe ad uno stato in luogo, cioè in un godere dello stato di semplice atarassia in condizioni inoffensive di staticità. Il secondo invito alla placidità s’ispira invece ad una delle prime leggi Newtoniane della meccanica perché presuppone l’energia a muovere. ad andare.  Si tratta di regole conosciute già all’inizio del 1800 che una tabella recuperata dagli archivi web evidenzia in tutti i loro aspetti dimostrando come muovendo si possono ottenere posizioni di equilibrio statico ed altro. Tuttavia nella millenaria cultura popolare di ogni dove si è sempre insegnato che a muoversi, quando si è in qualche maniera con violenza posseduti, si fa il gioco del nemico!

Dove dirigersi con il movimento non è comunque dato di sapere, ma certo è facile immaginare che la destinazione non sia, in linea di principio di qualche soddisfazione. Poi, a ben pensarci, l’importante  è capire, essere intimamente consci di venire manipolati. Non solo dalle emittenti televisive, sul web, negli ambienti di lavoro, con promesse mirabolanti e qualche sottile minaccia. E  si, perché il Paese è sempre più surriscaldato. Evidentemente non ci sono certezze sull’esito dell’aspra contesa elettorale, ma comunque il dopo risultato della consultazione non tranquillizza affatto i mercati.

25/2/18  CB

LIBERI E UGUALI IN VALLE SCRIVIA

Come preannunciato, ieri, sabato 17 febbraio, vigilia della prima Domenica di Quaresima, sono venuti in Valle Scrivia alcuni candidati di <Liberi e Uguali> nelle elezioni politiche del 4 marzo. Non poteva mancare l’On.le Luca Pastorino candidato nel collegio 5 (Genova-Rapallo) della Camera dei Deputati, definito seguace di Giuseppe Civati, detto Pippo, segretario di “Possibile”, entrambi tra i primi a sfilarsi dal Pd renziano e ad intraprendere la lunga marcia nel deserto per poter vedere le Destre all’opposizione di una maggioranza socialdemocratica in un Paese più unito e più uguale.

Insieme a Luca Pastorino ex Sindaco di Bogliasco una candidata di sicuro spessore amministrativo: Laura Canale per il collegio 3 del Senato della Repubblica, già responsabile dei programmi e dei progetti europei in Regione Liguria, tanto di giustificare il lusinghiero giudizio che si è onestamente attribuito ad LU avendo trovato oltre a dei cuori anche dei cervelli. Del resto visitando l’elenco dei candidati di < Liberi e Uguali> nella nostra Regione si ricava il convincimento che la selezione effettuata dagli Organi deputati a farla, nel relativamente breve periodo di vita del Partito, che si onora della Presidenza di Pietro Grasso, sia stata rigorosa, per quanto riguarda la moralità,  selettiva per ciò che concerne il radicamento sul territorio e la professionalità. E’ convinzione di vecchie volpi della politica nella nostra Valle Scrivia e di altre collegate che <Liberi e Uguali> otterranno qui nell’entroterra genovese molti più consensi di quelli loro attribuiti dai sondaggisti ufficiali. E non sembra neppure, ad altri paesani, che dovranno poi ringraziare le emittenti televisive, neppure le quattro reti Rai a pagamento, scientificamente e costantemente applicate nell’ oscurare la presenza di una entità politica che se non altro ha il merito (sulla particolare qualità sorge un dubbio!) di non avere inquisiti o condannati nelle proprie liste.

Il 17 di <Liberi e Uguali> in Valle Scrivia è iniziato ad Isola del Cantone con la presenza di un’altra candidata: Daniela Tedeschi, consigliere metropolitano e, appunto, candidata al collegio 2 (Savona-Arenzano) per la Camera dei Deputati che ha avuto la sensibilità di essere della partita nel Paese di confine che le ha dato i natali. In realtà Isola del Cantone  appare politicamente contendibile anche per la ragione che l’Amministrazione Comunale e la popolazione si erano recentemente opposti in modo intransigente ad un impianto di riciclaggio dei rifiuti urbani, detto biodigestore,  la Regione Liguria aveva fatto marcia indietro, non convintamente, con talune riserve, lasciando gli amici isolesi di fronte ad un interrogativo amgoscioso.

Gli incontri sono proseguiti, nella uggiosa giornata del 17, con una pioggerellina leggera e nubi basse, ma una buona disponibilità al dialogo, a Ronco Scrivia.  Successivamente, senza uscire dai confini ronchesi, a Borgo Fornari ospiti del ristorante “Toscano” dove qualche anziano del posto, si sa come  i vecchi guardano spesso indietro,  ricordava le cene (anni 70) del Senatore Pippo Macchiavelli, l’avvocato di Torriglia che quando doveva salutare gli operai che stavano scavando un cunicolo a fianco della strada scendeva Lui nel buco. Sembrano inutili aneddoti, ma servono a ricostruire un tessuto che è fatto anche di ricordi, di personaggi che non vanno solo esaltati, ma che comunque, nel bene e nel male, hanno contribuito a lasciarci questa pesante eredità.

A Busalla, centro nevralgico della Valle, i <Liberi e Uguali> avrebbero dovuto rimanere almeno una settimana per organizzare incontri sistematici con le varie categorie in via di dissolvimento, per proporre loro soluzioni da sottoporre al giudizio di un Paese che sta soffocando nel nulla. Un provvidenziale incontro è avvenuto, viene riferito, presso la sede della P.A. Croce Verde Busallese, il cui Presidente, si deve ammetterlo, appare sempre disponibile a discutere sui problemi sanitari in Valle e a proporre iniziative positive. A Savignone, vecchia roccaforte della Democrazia Cristiana, con un tessuto sociale composto prevalentemente da una borghesia benestante, con qualche problema di reinserimento nel circuito turistico anche per relativo cedimento delle strutture alberghiere e il doloroso crollo dei valori immobiliari, del resto comune a tutta la nostra Regione. Anche Casella era tra gli obiettivi di <Liberi e Uguali>, bel centro che sembra aver fatto un patto con il “Meteo,” ottenendo il sole, anche nei giorni  che vedono  il cielo coperto in tutti  Comuni della parte  nord dello Scrivia.  Casella è lo snodo di accesso alla magnifica Valbrevenna, ai piccoli insediamenti urbani  che raccontano la storia di popolazioni laboriose attaccate alla loro terra e fanno cornice al Parco dell’Antola , ma che per ragioni ovvie hanno problemi di vivibilità in particolare nelle stagioni più infelici.. E qui, come a Vobbia, i cortesi amici di < Liberi e Uguali> dovrebbero venire più spesso, con calma, per rendersi conto che la Liguria è fatta di coste assolate, di centri balneari molto belli, ma anche di campagne verdi e montagne, polmoni salutari, da conservare e proteggere.

I <Liberi e Uguali> ritornano infine a Busalla dove sono attesi per una presentazione più puntuale dei candidati e di un sintetico programma presso il rinnovato <Café Lumière >, già bar Centrale che, sembra opportuno ricordarlo,  negli anni 70 era condotto,  da uno dei mitici barman busallesi  il “Marin”,  proprio  quando il locale era, tra l’altro, usufruito  da  eterogenei frequentatori  e appassionati giocatori di boccette.

Così la storia si mescola con l’attualità perché le idee, le passioni di allora e anche molto prima di allora, sono presenti e si rinnovano in un continuo alternarsi di prospettive.

CB

UNA MODESTA PROPOSTA

Una comprensibile apprensione sta accendendo di nervosismo la campagna elettorale a poco meno di tre settimane dal voto. Si sa che l’ansia e l’assillo portano al tormento anche gli uomini più saldi, esenti normalmente dall’affanno, ma incapaci di contrastare eventi imprevedibili che possono arrecare loro un educativo, ma doloroso e inevitabile patimento. Tutto in chiave di sofferenza, purtroppo, è certo che uomini e donne salde, si capirà poi di quale sfortunata parte politica, in stato di viva angoscia, dovrebbero cercare una saggia profilassi per un evento tanto parzialmente inatteso quanto per loro doloroso.

Nel giorno di San Valentino, incombente il termine che una legge fissa per il divieto di rendere pubblici sui media i sondaggi elettorali di ogni tipo, il M5S viene accreditato- malgrado una virulenta polemica innestata dalla mancata restituzione da parte di eletti Stellati della quota della propria indennità a favore della piccola imprenditoria- di una percentuale di possibili votanti intorno al 28/29 %, non scalfita perciò dagli attacchi alla sua credibilità oltre che alla sua originalità, nel composito sistema dei tradizionali Partiti e partitini testimonianza o specchietti per fessacchiotti. Di per sé questa constatazione che si trae da un complesso di Istituti d’indagine demoscopica metodologicamente avanzata, liberi da pesi e condizionamenti, almeno così dicono loro, non dovrebbe indurre la Destra Economica associata con la Lega e i Fratelli, valutata con altri Cespugli, circa intorno al 37% e perciò, come Coalizione, gratificata con un consistente numero di Parlamentari, dopo il 4 marzo prossimo.

Sennonché, anche non trascurando un possibile apporto parziale da una invocata attuale corrente di indecisi, che, come un branco di merluzzi impazziti dalla paura tenta di sottrarsi alla caccia spietata della balena affamata, potrebbero entrare in gioco e non votare, se non in minima parte per la Destra nel suo complesso, si tende ad escludere che la Squadra di Berlusconi possa aver dopo il 5 marzo la maggioranza necessaria per formare e sostenere sistematicamente un Governo.

Una maggioranza parlamentare potrebbe invece coagularsi intorno al M5S se il Pd, prendendo atto di una scontata, ma dura sconfitta  elettorale, avviasse rapidamente, anche nell’interesse del suo residuo elettorato, prevalentemente operaio e impiegatizio, una dignitosa riesamina delle ragioni più evidenti di una sua marginalizzazione, con tutte le conseguenze inevitabili sull’organico parlamentare frastornato e rissoso non tanto per la perdita dei valori  ideali,  quanto per la drastica riduzione delle poltrone. Sarebbe anche l’occasione, ma  ci si rende conto della problematicità dell’operazione, per un riavvicinamento con <Liberi e Uguali> ( In Valle Scrivia sabato 17 febbraio prossimo) intorno, per esempio, ad un programma di Governo che potrebbe essere definito tranquillamente di Salute Pubblica che, anche se, così definito,  richiama, alla mente certe fasi e certi personaggi della Rivoluzione Francese del 1789, potrebbe rispondere alla esigenza che l’Italia ha di  un Esecutivo affronti prioritariamente e urgentemente i problemi del lavoro,  della giustizia, della scuola.

CB

GLI INCONVENIENTI DELLA GIUSTIZIA SOCIALE

Nessuno crede, almeno si spera, che vi sia un reale bisogno di difendere la società, in cui ci troviamo a vivere, dall’aspirazione o, peggio, dall’ansia di instaurare una qualche forma di maggiore giustizia sociale, Che poi , semmai vi fosse un fermento di tal fatta, sarebbe necessario capire cosa si deve intendere per giustizia sociale, almeno per quella che nel nostro Paese non si è mai potuta realizzare.  Ben più modesti gli scopi che qui ci si pone con un superficiale, senza pretese, esame degli esperimenti vissuti nella nostra democratica Italia,  dopo aver conseguito l’Unità, quando forze politiche, movimenti, sindacati hanno acquisito il seguito popolare necessario per  rivendicare almeno una parvenza, una quota di giustizia sociale, nei vari momenti storici in cui era assente o indisponibile.

Tralasciando le ricette della così detta Destra Storica di Ricasoli, Cavour, Quintino Sella, sino ad Einaudi, che solo al verificarsi di taluni,  rarissimi e sporadici eventi insurrezionali, ha dovuto mostrare una faccia feroce, come nell’arcinoto caso della brutale repressione del Generale Bava Beccaris, ha avuto quantomeno il merito di perseguire una problematica unificazione tra regioni che sembravano appartenere a Continenti diversi. Nessuno può credere che qui si stia magnificando una teoria sulla inevitabilità che certi eventi della storia si ripetano meccanicamente, quasi vi fosse un deterministico filo conduttore che annullerebbe la volontà dell’ uomo, i suoi ideali, la sua Fede.

Certo che se si guarda alla nascita del Fascismo in Italia negli anni 1919/1922 e ci si inchina di fronte alle opere monumentali di eccezionali uomini di cultura, storici insigni e politici illuminati, si ricava la convinzione che, dati per buoni tutti i fattori che hanno concorso alla sua nascita ed affermazione, largamente evidenziati appunto dalla storiografia moderna, si deve riconoscere che il Fascismo ha potuto usufruire dell’appoggio indiscutibile dei Latifondisti, dei nascenti Industriali, di un ceto medio benestante in crescita, tutti impauriti dalla disordinata attività dei Socialisti che reclamavano giustizia sociale, ma non avevano  sostanzialmente l’organizzazione, le idee chiare, la forza per superare tanti e pericolosi ostacoli, gli uomini fidati e incorruttibili necessari. La vertiginosa formazione delle squadre fasciste, la tolleranza indiscutibilmente evidenziata delle loro spedizioni da parte di certe forze dell’ordine e di una frangia cospicua della Magistratura stanno a dimostrare in modo esemplare come il Governo, la Monarchia e, spiace doverlo ammettere per un Cristiano/Cattolico, le Gerarchie Ecclesiastiche, cioè la composita classe dominante del Paese intendesse utilizzare il Fascismo per mettere in ginocchio qualsiasi  tentativo di sconvolgere i piani del Governo e di affrontare concretamente il tema delle grandi disuguaglianze sociali, dello sfruttamento del lavoro manuale e intellettuale, di ammettere al voto le donne, di dare dignità ai bisognosi.

Tutto ciò realisticamente, anche se superficialmente considerato, deve far volgere l’attenzione alla situazione politica attuale caratterizzata da un rigurgito fascista che forse non ha precedenti in Italia, nel periodo che va addirittura dalla Liberazione e dalla entrata in vigore della nostra Costituzione. La possibile, non certa, affermazione del M5S che potrebbe trovare in Parlamento una qualche sponda in altra formazione e  proporre, in chiave moderna, una situazione sicuramente diversa, per carità, da quella del 1919/1922, ma comunque tale da preoccupare, e già se ne vedono inconfondibili segnali, anche nei mezzi di comunicazione tutt’altro che imparziali, compresi quelli della RAI, la classe industriale e finanziaria, quella media benestante, che detengono il 75% della ricchezza nazionale, incoraggiandoli forse a osare per impedire un salto così vistoso nell’incertezza generale e nella pericolosità per i loro privilegi.

A prima vista, questa semplicissima analisi potrebbe essere giudicata troppo azzardata e priva, forse, di quegli elementi di prova degli assiomi qui esposti da apparire financo strumentale. Si potrebbe obiettare che i così detti poteri forti, intravvisti sostanzialmente nei grandi finanzieri e negli industriali, avrebbero per il Governo del Paese, dopo le elezioni del 4 marzo, altre soluzioni a disposizione  più tranquille,, come quella del Centro-Destra, per altro non così solido e credibile come negli anni 90, dovendo lamentare cavalli bolsi e macchiati da segni indelebili, da stanchezze inevitabili.

CB