Gli scienziati della Duke University hanno sviluppato in laboratorio un modello di polmone vivo e lo hanno infettato con successo con il coronavirus SARS-CoV-2, che ha portato allo sviluppo del COVID-19.
È noto che il coronavirus danneggia gli alveoli, le piccole sacche d'aria a parete sottile che terminano i rami dei bronchioli, portando allo sviluppo della sindrome respiratoria respiratoria acuta, la principale causa di morte nei pazienti COVID-19. Finora, la ricerca degli scienziati si è limitata ai risultati delle osservazioni dei pazienti e ai dati dell'autopsia.
Come risultato del lavoro degli scienziati della Duke University, i ricercatori hanno ora l'opportunità di studiare COVID-19 utilizzando un modello sperimentale dal vivo che imita il tessuto polmonare umano.
I mini-polmoni, o organelli polmonari, vengono coltivati in capsule di Petri da cellule staminali epiteliali alveolari di tipo 2 (AT2): solo una di queste cellule può moltiplicarsi in milioni di cellule, riunendosi in organelli sferici simili agli alveoli. Gli scienziati sono riusciti a ottenere mini-polmoni cresciuti solo da cellule staminali umane, senza la partecipazione di altre cellule di supporto.
Gli scienziati sottolineano che il modello che hanno creato può essere utilizzato per studiare non solo il coronavirus SARS-CoV-2, ma anche altri virus respiratori che infettano le cellule polmonari, inclusa l'influenza.
Gli esperimenti sui mini-polmoni hanno già dato i primi risultati. Si ritiene che la tempesta di citochine che uccide i pazienti COVID-19 sia il risultato del rilascio di citochine da parte di un gran numero di cellule immunitarie raccolte nei polmoni. Tuttavia, le osservazioni di organelli polmonari infetti hanno dimostrato che le citochine sono prodotte dalle stesse cellule staminali, che in tal modo si autodistruggono. Il segnale del suicidio cellulare entra anche nelle cellule non ancora infettate dal virus, il che aggrava le condizioni del paziente.