Un gruppo internazionale di scienziati è giunto alla conclusione che la solitudine è associata a una diminuzione della fiducia di una persona nelle persone che la circondano.
Nel corso di un sondaggio online, a cui hanno partecipato quasi 3,7mila adulti, gli scienziati hanno selezionato 40 persone che soffrivano di grave solitudine, ma non avevano malattie mentali e non si erano sottoposte a psicoterapia. Il gruppo di controllo comprendeva 40 persone che non avevano una persistente sensazione di solitudine.
I soggetti hanno partecipato a una serie di esperimenti, incluso un gioco di fiducia. Con 10 euro di capitale iniziale, dovevano dividere i soldi con persone che dovevano scegliere da una foto. I partecipanti rischiavano di perdere completamente denaro, ma dovevano fidarsi dei “partner”, altrimenti non avrebbero ricevuto un profitto. Si è scoperto che le persone più sole avevano meno probabilità di condividere denaro.
In un altro esperimento, i partecipanti dovevano mantenere una conversazione riservata con lo sperimentatore. Allo stesso tempo, i ricercatori hanno analizzato la composizione del sangue e della saliva, compreso l’ormone ossitocina, responsabile delle interazioni sociali. Si è scoperto che le persone più sole avevano un livello inferiore dell’ormone ossitocina nel sangue e, inoltre, si trovavano a 10 cm di distanza dallo sperimentatore rispetto alle persone comuni.
Un’analisi della loro attività cerebrale ha anche mostrato che le persone molto sole hanno un’area del cervello meno attiva nella parte anteriore della corteccia insulare rispetto alle persone comuni. È quest’area del cervello che è responsabile della ricezione e dell’interpretazione dei segnali dal proprio corpo, che aiuta anche a interpretare le reazioni di altre persone.
I ricercatori sottolineano che la solitudine persistente cronica è associata a una diminuzione della fiducia nelle persone. Ciò rende difficile interagire con gli altri e aggrava la spirale della solitudine.