Alla Tianjin Medical University, gli scienziati hanno scoperto come la dieta influisce sulla probabilità di sviluppare COVID-19.
A seconda del grado e dello scopo della trasformazione industriale, i prodotti alimentari dei partecipanti allo studio sono stati divisi in quattro gruppi. Nel quarto c’erano semilavorati e fast food, cibi ultra lavorati. Consistono in formulazioni industriali di nutrienti trasformati come grassi, oli, amidi, zuccheri e proteine isolate. Questi prodotti alimentari sono idrogenati, idrolizzati o altrimenti modificati chimicamente mediante l’aggiunta di coloranti, aromi ed emulsioni.
Lo studio ha osservato una forte associazione tra il consumo di alimenti ultra-elaborati e un aumento del rischio di COVID-19. Questa relazione era coerente tra i diversi sottogruppi in base all’età, allo stato di comorbilità e al livello di istruzione.
Sebbene l’associazione fosse in parte mediata dall’indice di massa corporea (BMI), è stato riscontrato un effetto diretto del rapporto in peso tra fast food e alimenti trasformati sul rischio di COVID-19. Gli scienziati attribuiscono questo collegamento all’impatto degli alimenti ultra-elaborati sulla salute. Causano livelli elevati di zuccheri e grassi trans, che stimolano gli effetti pro-infiammatori. Questa condizione influisce negativamente sulla sintesi e sulla funzione delle cellule immunitarie.
Inoltre, gli alimenti trasformati e preparati sono ricchi di grassi saturi e meno di fibre, il che può portare all’attivazione cronica del sistema immunitario innato e alla soppressione del sistema immunitario adattativo. Anche gli additivi chimici influiscono negativamente sulla salute umana.