Gli scienziati finlandesi dell’Università di Helsinki hanno dimostrato che l’uso a lungo termine di farmaci ormonali aumenta leggermente, ma aumenta comunque la probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer.

Questa è la terapia ormonale sostitutiva, che di solito viene somministrata alle donne per alleviare i sintomi della menopausa come le vampate di calore. Esistono diversi farmaci: sotto forma di compresse, cerotti cutanei, gel, creme, agenti intravaginali.

Gli scienziati hanno analizzato i dati su 84,7mila donne che erano allora in postmenopausa ea cui è stata diagnosticata l’Alzheimer tra il 1999 e il 2013, con lo stesso numero di donne anche in postmenopausa, ma senza Alzheimer. Nel 98,8% delle donne del primo gruppo coinvolto nello studio, la malattia di Alzheimer è stata diagnosticata all’età di oltre 60 anni. E il 55,7% – di età superiore agli 80 anni. Il 74,9% di loro aveva assunto la terapia ormonale per più di 10 anni.

I calcoli hanno mostrato che l’assunzione di farmaci ormonali per via orale ha aumentato il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer del 9-17%. La terapia ormonale sostitutiva vaginale non ha dimostrato questo effetto.

Gli scienziati sottolineano che in termini assoluti si tratta di un leggero aumento: da 9 a 18 casi di malattia di Alzheimer ogni 10.000 donne tra i 70 e gli 80 anni. I rischi saranno maggiori per coloro che hanno assunto la terapia ormonale per 10 anni o più. Tuttavia, l’età di inizio della terapia ormonale sostitutiva non ha influenzato la probabilità di malattia di Alzheimer.

Tuttavia, nonostante il leggero aumento dei rischi, gli scienziati ritengono che le donne dovrebbero esserne consapevoli.