Ottocento by Libreria Aiace Roma Montesacro

Roma 1800.2

La guerra di Roma. Storia di inganni, scandali e battaglie dal 1862 al 1870

l Regno d’Italia cinge Roma d’assedio. La attornia, la scruta dai campi al confine, entra di soppiatto con gli occhi delle spie, si sporge con cautela dalle feritoie, la reclama con furia dalle pagine dei giornali, la pretende in Parlamento. Corre l’anno 1862, l’unità nazionale è ormai compiuta, eppure Roma, il centro del mondo, continua a sfuggire e a resistere sotto il trono papale e la mal sopportata protezione dei francesi. Il neonato governo italiano cerca di scardinarne le difese con la politica, mentre Garibaldi raduna in Sicilia una schiera di volontari per muovere bellicosamente verso la predestinata capitale, prima di essere fermato dal regio esercito sull’Aspromonte. Cinque anni dopo, l’eroe dei due mondi viene sconfitto dalle truppe pontificie sostenute dai francesi nella battaglia di Mentana e a Roma fallisce l’insurrezione. Ogni tentativo di conquista si infrange contro la barriera invisibile che sembra avvolgere la città e imprigionarla in un’assenza dal mondo e dal tempo. Eppure la percezione è che l’urbe possa da un momento all’altro crollare. Vittorio Emanuele ii e Napoleone III, Pio IX e Francesco II, Mazzini e Garibaldi, il cardinale Antonelli e monsignor de Mérode, Ricasoli e Rattazzi. Governi sorti e caduti in pochi mesi, briganti, tradimenti, attentati, manovre segrete. Astuti triangoli politici e fini giochi di potere. Bombe e petardi. Molti carcerati, anche, e morti ammazzati. Nella Guerra di Roma Stefano Tomassini mette in scena una storia appassionante: la ricostruzione – compiuta attraverso una straordinaria messe di documenti – dei dieci anni che hanno portato alla breccia di Porta Pia e alla presa di Roma. Alla fine del Risorgimento e al principio della nostra storia contemporanea. ( Il Saggittario )

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La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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Libri & Letture

 

Filosofia & Scienza by Libreria Aiace Roma Montesacro

Filosofia

Ludovico Geymonat: filosofo e matematico

Ludovico Geymonat, nato a Torino l’11 maggio 1908, deceduto a Rho ( Milano ) il 29 novembre 1991, è considerato uno dei più importanti filosofi italiani del Novecento. Di famiglia valdese, si era laureato in filosofia all’Università di Torino nel 1930 e, due anni dopo, aveva conseguito la laurea in matematica. . Nel 1942, Geymonat aderì al Partito comunista clandestino e, dopo l’armistizio, fece della sua casa di Barge il centro organizzativo delle Brigate Garibaldi della zona. Nel 1943 prese così la strada dei monti e, con il nome di copertura di “Luca Ghersi”, divenne commissario politico della 55ma Brigata “Carlo Pisacane”, operante nella valle del Po. Dopo la Liberazione, Geymonat ( che fu capo redattore dell’edizione piemontese de l’Unità e assessore al Comune di Torino ), intraprese l’insegnamento universitario. Dal 1956 al 1978, tenne all’Università di Milano la prima cattedra di Filosofia della scienza istituita in Italia. Partecipò anche alla fondazione del Centro di Studi metodologici di Torino e, nel 1963, cominciò a dirigere la collana di classici della Scienza, della Casa editrice UTET. Negli ultimi anni della sua vita, Geymonat lasciò il PCI, si avvicinò a Democrazia Proletaria e aderì, infine, al Partito di Rifondazione Comunista. Grande divulgatore della storia della filosofia ( molto diffuso nei Licei il suo manuale Storia del pensiero filosofico e scientifico ), Geymonat ha lasciato molte importanti opere. Ricordiamo: Il problema della conoscenza nel positivismo (1931), La nuova filosofia della natura in Germania (1934), Studi per un nuovo razionalismo (1945), Saggi di filosofia neorazionalistica (1953), Galileo Galilei (1957), Filosofia e filosofia della scienza (1960), Scienza e realismo (1977). Di Geymonat sono anche i sette volumi della Storia del pensiero filosofico e scientifico, scritti tra il 1970 e il 1976. Del 1974 è Attualità del materialismo dialettico, in collaborazione con Bellone, Giorello e Tagliagambe e, del 1986 ( con Giorello e Minazzi ) Le ragioni della scienza. ( ANPI )

Storia del Pensiero Filosofico e Scientifico

Anche i critici più severi avevano dovuto ammettere che i volumi della ”Storia” avevano rappresentato una svolta di grande momento nel panorama della cultura italiana. Il progetto della ”Storia” fu infatti finalizzato a rovesciare, attraverso una ricostruzione globale dei rapporti tra filosofia e scienza, l’opinione che assegnava il compito di esplorare la conoscenza solamente a quegli intellettuali che, valendosi di saperi formatisi in aree umanistiche assai lontane dai metodi argomentativi della logica matematica o dell’indagine epistemologica, ritenevano che la matematica o la chimica, la fisica o la biologia non fossero propriamente caratterizzate da una storia di reale rilevanza per i percorsi del pensiero e che quindi l’impresa scientifica, essendo sostanzialmente vuota di pensiero, non fosse cultura.

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Cristianesimo by Libreria Aiace Roma Montesacro

Chiesa ortodossa

Chiesa il Grande Scisma del 1054

Le tre divisioni principali della cristianità sono il cattolicesimo, il cristianesimo ortodosso e le varie denominazioni del protestantesimo. Il Grande Scisma del 1054 divise la cristianità calcedoniana fra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa. Il protestantesimo nacque all’interno della Chiesa cattolica a seguito della riforma protestante nel XVI secolo, dividendosi poi in varie ramificazioni. In quanto fede religiosa il cristianesimo ha i suoi contenuti ( dottrina ). Questi, secondo la tradizione, si basano sulle rivelazioni di Dio al popolo di Israele (tradizione comune anche alla religione ebraica), sulla predicazione del Vangelo con la dottrina di salvezza di Gesù di Nazareth detto “il Cristo” (“unto”, “consacrato” da Dio). Questa tradizione è rispecchiata nella Bibbia ( Antico Testamento e Nuovo Testamento ), considerato un testo ispirato da Dio, e quindi un testo sacro.

La dispute più importante alla base dello scisma riguardava l’autorità papale: il papa ( ossia il vescovo di Roma ), ritenendosi investito del primato petrino su tutta la Chiesa per mandato di Cristo, da cui avrebbe ricevuto le “chiavi del Regno dei Cieli” e l’autorità di “pascerne gli agnelli” e quindi di un vero potere giurisdizionale ( secondo il linguaggio rabbinico conferire le chiavi a qualcuno significa investirlo di un’autorità ), iniziò a reclamare la propria “naturale” autorità anche sui quattro patriarcati orientali ( Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, che, con Roma, formavano la cosiddetta pentarchia ). Questi erano disposti a concedere al Patriarca d’Occidente un primato solo onorario e a lasciare che la sua autorità effettiva si estendesse solo sui cristiani d’Occidente, ritenendo il primato romano privo di fondamento scritturistico. ( Wikipedia )

 

Libreria Aiace in via Ojetti 36 Montesacro Talenti – Roma

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Libri & Letture

 

Libri Antichi by Libreria Aiace Roma Montesacro

Inverno.Babbo Natale

L’ebreo errante, romanzo di Eugène Sue

L’ebreo errante è un romanzo di Eugène Sue pubblicato a puntate su Le Constitutionnel dal 25 giugno 1844 al 26 agosto 1845 e in volumi dall’editore Paulin dal 1844 al 1845. La vicenda si svolge nel 1832. La storia inizia lungo le coste deserte della Siberia e dell’Alaska, separate dallo stretto di Bering nel Mar Glaciale Artico. Impronte maschili con sette chiodi sporgenti a formare una croce spiccano sulla neve del lato asiatico, a cui corrispondono sul lato americano analoghe impronte femminili; sono quelle dell’ebreo errante e di sua sorella Erodiade, gli angeli custodi dei protagonisti positivi del romanzo, ossia dei discendenti del marchese Marius Rennepont vissuto nel XVII secolo. Nel marzo del 1685 Luigi XIV revocò l’editto di Nantes, la disposizione emanata da Enrico IV nel 1598 con la quale si garantiva la tolleranza religiosa agli ugonotti; con il nuovo editto Luigi XIV proibì la pratica di qualsiasi culto che non fosse quello cattolico ed espulse tutti gli ebrei dal regno. Il marchese Marius Rennepont abiurò pertanto la fede calvinista; ma, a quanto pare, la sua conversione non fu del tutto sincera. I gesuiti lo denunciarono e si impossessarono dei suoi beni. Il marchese Rennepont riuscì però a fuggire e a conservare un capitale di 150.000 franchi, la cui amministrazione era stata affidata nel 1682 a una famiglia di finanzieri ebrea. Il 13 febbraio 1682 il marchese Rennepont redasse un testamento con cui si disponeva che 150 anni dopo, ossia il 13 febbraio 1832, i discendenti della famiglia Rennepont dovessero convenire al numero 3 di Rue St. François a Parigi, prima di mezzogiorno, per dividere l’eredità. Per mantenere memoria dell’evento, ogni erede porta una medaglia su cui sono incisi, per mezzo dei sette chiodi posti nella suola delle scarpe dell’Ebreo errante, le parole: «13 février 1832, rue Saint-François, n° 3». Con il passare del tempo il capitale iniziale di 150 mila franchi, amministrato dalla stessa famiglia di padre in figlio, si è trasformato con gli interessi nell’enorme somma di 250 milioni di franchi del 1832. Gli eredi Rennepont sono sette e fanno ormai parte di gruppi sociali molto differenti. I gesuiti cercano di impedire l’arrivo tempestivo degli eredi in modo che tutta l’eredità vada al loro confratello Gabriel, uomo peraltro di angelica bontà, il quale quando è diventato gesuita ha devoluto all’ordine tutti i suoi beni, anche quelli futuri. Il cattivo gesuita padre Rodin fa in modo che tutti gli eredi Rennepont muoiano: Adrienne e Djalma, innamorati, si uccidono; Jacques muore alcolizzato; François Hardy muore per il dispiacere di aver visto la sua fabbrica distrutta da un incendio; le due gemelle muoiono di colera che contratto per essersi dedicate ad assistere caritatevolmente gli ammalati. Rimane solo padre Gabriel; ma costui, conosciuta la malvagità di Rodin, ordina che la preziosa cassetta sia bruciata. Muore lo stesso Rodin avvelenato da un aderente alla setta indiana degli Strangolatori. ( Wikipedia )

RECENSIONE LIBRI by Libreria Aiace Roma

 

Incantesimo & Magia

Incantesimo e magia è un saggio storiografico di Arturo Castiglioni che verte sull’analisi del misticismo, della superstizione e della medicina antica. La prima edizione risale al 1934, pubblicata in lingua italiana e si compone di ventisette capitoli ulteriormente suddivisi in paragrafi di numero variabile a seconda della vastità dell’argomento. « Incantesimo e magia: parole fra le più comuni, fra le più frequentemente usate, per esprimere concetti che gli uomini di tutti i tempi hanno cercato di tradurre in figure, in gesti, in suoni, in parole. Termini usati nel senso più vasto e più vario per indicare idee e pratiche, impressioni e riti, fatti invocati e desiderati o temuti e aborriti, avvenimenti meravigliosi e strani e inesplicabili, che vanno dai riti simbolici degli antichi alla stregoneria delle pitonesse da strapazzo, dall’azione esercitata sull’animo nostro da una sinfonia musicale alle virtù terapeutiche dei raggi ultravioletti, dal fascino esercitato da una pura bellezza femminile ai trucchi del prestigiatore. Forse perché nulla avviene nella vita della natura e nella storia dell’umanità dove non abbia qualche parte l’incantesimo, ove non penetri una sottile magia. » ( Wikipedia )

Regno Gesuitico del Paraguay ( Edizione del 1770 )

Le riduzioni Gesuite, o reducciones, erano i piccoli nuclei cittadini secondo i quali erano strutturate le missioni della Compagnia di Gesù soprattutto nel Paraguay, frutto della strategia missionaria gesuita consistente nella realizzazione di centri ( reducciones de indios ) per l’evangelizzazione delle popolazioni indigene dell’America Meridionale. Esse sono i nomi degli antichi centri o villaggi indigeni organizzati e amministrati dai gesuiti nel cosiddetto “Nuovo Mondo”. Il fine che si prefiggevano era di civilizzare ed evangelizzare, era anche prevista la fondazione di collegi e conventi. Lo scopo delle Missioni fu quello di creare una società con i benefici e le caratteristiche della cosiddetta società cristiana europea, però priva dei vizi e degli aspetti negativi. Tra i villaggi fondati dai gesuiti alcuni hanno acquisito una notevole rilevanza, in particolare quelli situati nella regione di frontiera tra gli attuali Brasile, Paraguay, Argentina, Bolivia e Uruguay. ( Wikipedia )

Lo Stato Corporativo Fascista

Il Corporativismo fascista è una teoria economica espressa nella Carta del Lavoro ( 1927 ) che si poneva come ipotetica alternativa tra il capitalismo liberale e il comunismo. Lo Stato fascista aveva la funzione di regolare l’economia del Paese e di anteporre all’interesse individuale quello nazionale. La notte del 22 aprile 1927 il Gran Consiglio del Fascismo approvò la « Carta del Lavoro », un manifesto composto da 30 assiomi: I primi 10 ( I-X ) erano intitolati Dello Stato corporativistico e della sua organizzazione. Nell’VIII si definiscono le corporazioni: « Le corporazioni costituiscono l’organizzazione unitaria delle forze della produzione e ne rappresentano integralmente gli interessi. In virtù di questa integrale rappresentanza essendo gli interessi della produzione interessi nazionali, le corporazioni sono dalla legge riconosciute .» I successivi 10 ( XI-XXI ) trattavano Del contratto collettivo di lavoro e delle garanzie del lavoro. Gli assiomi che andavano dal XXII al XXV riguardavano gli uffici di collocamento, che sancivano la « preferenza a coloro che appartengono al PNF e ai sindacati fascisti » Gli ultimi assiomi ( XXVI-XXX ) stabilivano Della previdenza, dell’assistenza, dell’educazione e dell’istruzione. ( Anarcopedia )

Le Piante Erbacee a Semi Oleosi

SEMI DI GIRASOLI: Sono i semi più ricchi dal punto di vista vitaminico. Soprattutto in questi si trova la rarissima vitamina B12, e un alto contenuto di vitamina B1 e B6, il più alto in assoluto tra tutti gli alimenti. Ottimi valori di vitamina A , D , E e PP e di sali minerali ( fosforo, manganese, rame e selenio ); SEMI DI ZUCCA: Rispetto a quelli di girasole, contengono meno acidi grassi essenziali ma sono maggiormente proteici; ricchi di sodio, zinco e magnesio, contengono una discreta quantità di selenio. Vitamina E, e acido linoleico presenti nei semi di zucca aiutano la vescica a mantenere un buon tono muscolare; SEMI DI SESAMO: Ottimi dal punto di vista nutrizionale, per arricchire pane e insalate, in quanto contengono zinco, magnesio, ferro, fosforo, calcio, rame, manganese acido oleico e acido linoleico.

Charbonneaux: La Sculpture grecque classique

La scultura greca classica va convenzionalmente dal 450 a.C. circa ( fine dello stile severo e nascita del canone di Policleto ) al 323 a.C. ( morte di Alessandro Magno ). Il periodo, fin dall’Antica Roma, è considerato un culmine dell’arte, ricevendo appunto la denominazione di “classico” inteso come apogeo estetico e culturale da tenere come modello. Il periodo successivo verrà definito ellenistico. La conoscenza dell’anatomia del corpo e la competenza tecnica permettono agli scultori di raffigurare dei ed eroi in pose più naturali e variate rispetto ai periodi precedenti. La maestria tecnica fa della scultura del V secolo la vetta più alta dell’estetica classica …. la costruzione delle grandi sculture in bronzo ( bronzi di Riace ) e delle statue di culto monumentali e crisoelefantine, ossia rivestite di oro e avorio, come la statua di Zeus a Olimpia ( una delle sette meraviglie del mondo ) nell’omonimo tempio o quella di Atena Parthenos nel Partenone, entrambe eseguite da Fidia. Nelle celebri sculture del Partenone l’artista crea un vero e proprio poema epico, in cui tutte le parti hanno un chiaro nesso tematico e una continuità plastica senza precedenti. Dall’umanità contemporanea della processione, nel fregio ionico, all’umanità eroica del mito nelle metope, alla divinità nei frontoni. Il culmine è raggiunto proprio nelle divinità raffigurate sul frontone orientale che hanno vesti con fitto e ricco panneggio reso in modo estremamente naturalistico. ( Wikipedia )

 

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Teatro

Carlo Goldoni – Il teatro illustrato nelle edizioni del Settecento

Carlo Goldoni Le numerose edizioni settecentesche che s’intersecano l’una con l’altra, la mancanza degli autografi e la vastità dell’impresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose amplissime di memoria e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione dell’edizione critica delle opere di Carlo Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata all’ombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Ortolani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici. Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dall’autore dal 1750 agli anni ultimi della sua lunga vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra l’evoluzione della singola opera fino al momento in cui l’autore non impone ad essa una fisionomia definitiva. Consegnati al teatro, i testi, che erano nati per esso, riprenderanno immediatamente il loro cammino nella continua e molteplice dinamica dell’interpretazione che qui viene di volta in volta ricostruita nelle pagine dedicate alla fortuna. ( Marsilio Editori )

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Storia delle Maschere

Alessandro Cervellati nacque a Bertinoro di Romagna l’8 marzo 1892, ma dopo qualche mese la famiglia si trasferì a Bologna. Nel 1913 si iscrisse all’Istituto di Belle Arti di Bologna, ma nel 1915 abbandonò gli studi e partì volontario per la Prima guerra mondiale, chiedendo l’arruolamento tra i bersaglieri. Partecipò alle operazioni militari nelle zone di Gorizia, sul Monte Grappa e a Caporetto. Finito il servizio militare, riprese gli studi all’Istituto di Belle Arti e ottenne la licenza nel 1919. In quello stesso anno fondò, insieme ad alcuni amici, il foglio futurista La ghebia, deflagratore della maschilità artistica, del quale uscirono solo due numeri (16 luglio e 15 agosto). Cervellati partecipò al progetto con lo pseudonimo di Sandrino Ciurvelia, scrivendo articoli di satira accompagnati da illustrazioni a xilografia. Nel 1962 Cervellati fondò a Bologna il sodalizio Il circo delle arti assieme agli amici Alberto Menarini, Athos Vianelli, Gino Marzocchi, Ugo Guidi. Lo stesso anno, assieme a Menarini, curò la mostra Il circo e il music-hall allestita presso il Museo Civico di Bologna, dove espose una parte della sua grande raccolta storico-documentaria sul mondo dello spettacolo ( volumi, manifesti, fotografie, programmi e opuscoli ) e settanta suoi disegni a penna acquerellata dedicati al circo. Nel marzo 1963, sempre con Alberto Menarini, organizzò la rassegna Il burattino a Bologna, che comprendeva una mostra documentaria e una serie di spettacoli. Collaborò poi con il Museo Teatrale alla Scala di Milano alla realizzazione di due mostre, una sui burattini e le marionette (1967) e l’altra sul circo (1968). ( Wikipedia )

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Mondo Islamico by Libreria Aiace Roma Montesacro

Islam

Gli scismi nell’Islam – Un percorso nella pluralità del mondo musulmano

L’islam di fatto, ancor prima di essere una civiltà, una cultura o un insieme d’istituzioni, è stato ed è fondamentalmente una religione, ovvero un atto di fede nella veridicità, nella perennità e nell’efficacia di un credo. Consiste innanzi tutto, per coloro che lo professano, nell’accettazione del Corano e nel riconoscimento della missione del suo Profeta, così come viene affermato dalla formula stessa della sua professione di fede che consente di accedere alla comunità dei credenti: ” Non esiste altro dio al di fuori di Dio e Maometto è l’inviato di Dio “. A seguito degli eventi più recenti l’opera di Henri Laoust è ancora più attuale. Un viaggio che ripercorre tutte le tappe, dal punto di vista storico e dottrinale, di una delle religioni più diffuse al mondo. Un viaggio che aiuta a comprendere la complessità della realtà musulmana e ricorda, ancora una volta, come sia impossibile riferirsi all’islam come a un monolite, come di fatto l’islam sia mille e un islam. ( ECIG )

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Automobilismo by Libreria Aiace Roma Montesacro

 

Ferrari Evolution

Abarth, l’Uomo e le Automobili

È del 1955 la grande intuizione di Abarth di rielaborare una Fiat 600 per ricavarne una piccola sportiva, la “750 GT”. Questa vettura rappresenta il gioiellino con cui la Abarth definisce il nuovo standard delle vetture rielaborate. La vettura infrange diversi primati alla Mille Miglia e a Monza. Lo stesso risultato verrà ottenuto nel 1958 quando sulle Fiat 500, rielaborate dai carrozzieri Zagato e Pininfarina, Abarth decide di intervenire. Di lì a poco uscirà la vera e propria 500 Abarth, con impianto di scarico della ditta e carburatori Weber. La vettura stupirà nuovamente tecnici e addetti ai lavori, e fu un successo anche commerciale. Nel 1958, dopo numerosi successi, in pista e non solo, la Abarth compie un ulteriore passo in avanti, specializzandosi nell’elaborazione sportiva di vetture FIAT. Negli anni ’50 Abarth intuisce che per differenziarsi ha bisogno di qualcosa di diverso, capace di catturare l’immaginario e i desideri di un pubblico più ampio. Crea così le prime Marmitte Abarth, foderate con lana di vetro per aumentare le prestazioni ed emettere un inconfondibile rombo, e i primi Kit per Tuning, strumenti che permettono ai normali veicoli da strada di incrementare notevolmente le prestazioni a prezzi decisamente accessibili. Il primo passo in questa direzione fu una cassetta di trasformazione Abarth per la Fiat 600. Questa idea gli venne quando presentò alla stampa la prima auto della sua casa automobilistica in serie, la “Fiat-Abarth 750”. Come si deduce dal nome, il primario intervento fu eseguito sulla cilindrata, ma mantenendo impostazione meccanica e componenti principali in comune con la berlina di serie. Le vittorie e i record in pista ottenuti dalle Abarth sono una naturale conseguenza e fecero da volano a tutte le attività dell’azienda. Nel 1971 Abarth viene acquisita dalla FIAT. ( Wikipedia )

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Zagato, Fulvia Sport Competizione

Venne fondata a Milano da Ugo Zagato, nel 1919, con l’intento di trasferire nel settore automobilistico le nozioni di tecnologia aeronautica apprese durante il periodo bellico, quando aveva lavorato per la Fabbrica Aeroplani Ing. O. Pomilio. La prima realizzazione fu una carrozzeria che richiamava la forma di una carlinga d’aereo, applicata all’autotelaio con longheroni in legno di una Fiat 501. Le carrozzerie Zagato si distinsero subito per il design avanzato, la leggerezza e l’eccellente aerodinamica. La grande intuizione di Ugo Zagato, già nella prima metà degli anni venti, fu di abbandonare l’uso di strutture in legno, sostituendole con sagomate ed essenziali armature in acciaio, sormontate da leggere carrozzerie in alluminio. Dai suoi studi uscirono versioni speciali di modelli di serie di varie case automobilistiche, sia italiane come Lancia, Maserati ed Alfa Romeo ma anche estere come la Aston Martin. La notorietà arrivò con le Alfa Romeo carrozzate negli anni trenta, come la 6C 1500 Compressore del 1929, la 6C 1750 Gran Sport (1932) e la 8C 2300. Dopo la seconda guerra mondiale l’attività riprese con la cosiddetta serie “Panoramica” ( 1946 ), progettata da Vieri Rapi sulla base di un progetto per la Isotta Fraschini Monterosa. Le Panoramica ( costruite su meccanica Fiat 500 e 1100, ma anche su base Ferrari 166 e Maserati A6 1500 ) erano berlinette a due posti caratterizzate dall’ampia vetratura ( con vetri supplementari sopra il parabrezza ). L’attività Zagato ebbe un vero boom negli anni cinquanta e sessanta, specialmente nel campo delle Gran Turismo: Maserati, Lancia, Aston Martin, Abarth, senza tralasciare il “vecchio amore” Alfa Romeo, vennero vestite con linee filanti e aerodinamiche (caratteristica delle auto della carrozzeria milanese era il tetto a “doppia bolla”. ( Wikipedia )

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Maserati da Competizione

La prima automobile interamente Maserati fu fabbricata nel 1926 e si chiamò Tipo 26. Su questa vettura apparve per la prima volta il simbolo della Maserati: un tridente stilizzato ripreso dalla fontana del Nettuno di Bologna, disegnato da Mario Maserati. La Tipo 26 esordì alla Targa Florio del 1926, con alla guida Alfieri Maserati che giunse nono. Gli anni seguenti furono costellati di grandi trionfi mondiali. Nel 1932 Alfieri morì dopo un intervento chirurgico all’unico rene rimastogli a causa di un incidente automobilistico del 1927. Portarono avanti l’attività Ettore, Ernesto e Bindo. Nel 1937 l’azienda venne ceduta all’allora famoso industriale modenese Adolfo Orsi e la Maserati trasferita da Bologna a Modena. I fratelli del fondatore accettarono, come clausola di vendita, di rimanere nell’azienda in qualità di consulenti ( usciranno nel 1947 per fondare a Bologna una loro società, la OSCA ). Nel secondo dopoguerra l’attività automobilistica riprese, dopo che durante la seconda guerra mondiale la produzione si era concentrata sulle candele di accensione e sulle batterie. La Maserati riavviò la produzione di automobili con la presentazione di una nuova vettura Gran Turismo, la A6 1500 che, nella versione da corsa guidata da Alberto Ascari, vinse all’esordio sul circuito di casa a Modena. Nel 1957 Juan Manuel Fangio ritornò alla Maserati e si laureò per la quinta volta campione del mondo alla guida di una Maserati 250F. ( Wikipedia )

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Libreria Aiace Roma in via Ojetti 36 Montesacro – Nomentana – Talenti

La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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I Grandi Personaggi by Libreria Aiace Roma Montesacro

Ferrari Enzo

Enzo Ferrari: Le mie gioie terribili

” Le mie gioie terribili ” è stato pubblicato per la prima volta negli anni 60, in forma di libro intervista, dalla casa editrice Cappelli di Bologna e ripubblicato nel 1980, in edizione riveduta e aggiornata, a cura dell’autore. La presente edizione si basa su entrambe le versioni del testo” viene annunciato nelle prime pagine. Ecco qualche passo del racconto di Piero: “Quando cominciammo a parlare del mio futuro, mio padre mi ripeteva sempre che c’erano solamente due mestieri sicuri nella vita: il contadino e il vescovo. Era una battuta, non ci credeva neanche lui. Io comunque, per sicurezza, gli avevo fatto presente che avrei voluto fare il pilota di motociclette. Avevo una passione sfrenata per le ruote e la meccanica, passavo ore da uno che riparava biciclette per vedere come lavorava con i cambi e con le chiavi inglesi. Dopo un po’ ero diventato un asso, il mio Garelli 50 lo montavo e smontavo ogni settimana. Fu presto chiaro a tutti quale sarebbe stato il mio destino. E comunque ci pensò nonna Adalgisa: « Piero deve lavorare nell’azienda di famiglia ». Ho sempre avuto l’impressione che fosse anche il progetto originario di papà, il cui unico scrupolo è sempre stato solo quello di tenermi il più lontano possibile dal mestiere di pilota. In fabbrica aveva dato ordine di non farmi avvicinare alle macchine. Crescendo, poi, di quell’uomo ho capito che ha avuto mille vite. Da giovane era stato pilota. Poi, negli anni del fascismo, era diventato famoso facendo correre per la sua Scuderia le auto dell’Alfa Romeo. Poi aveva rotto con la casa milanese, che era stata la «sua azienda», e aveva deciso di mettersi in proprio. Quello che in pochi sottolineano è che quel passo mio padre lo fece quando aveva già cinquant’anni, nel 1947 “.

La nascita della Ferrari

Dopo la guerra Ferrari creò “La Scuderia Ferrari”, la sezione sportiva della casa automobilistica Ferrari, che era esistente fin dal 1930 ma che fu costituita in ragione sociale dal 1947, e che è attualmente la più nota squadra del mondo automobilistico sportivo. La prima gara disputata nel campionato mondiale fu il Gran Premio di Monaco, il 21 maggio del 1950, mentre la prima vittoria in F1 fu il Gran Premio di Gran Bretagna del 1951 con José Froilán González, sbaragliando lo squadrone Alfa Romeo. Fu la vittoria che segnò il declino dell’Alfa Romeo nel mondo della F1 e, contemporaneamente, l’ascesa sportiva della Ferrari, causando al Drake un conflitto di sentimenti, verso la vecchia casa milanese alla quale doveva ogni sua fama e conoscenza in campo automobilistico. Il primo titolo mondiale di F1 giunse nel 1952 con Alberto Ascari ( l’Alfa Romeo si era ritirata alla fine del 1951 per concentrare i propri sforzi sulla produzione di auto stradali ). Enzo Ferrari morì il 14 agosto 1988 all’età di novant’anni. La notizia della sua morte, seguendo le sue volontà, fu divulgata solo a esequie avvenute. Il funerale si svolse in forma strettamente privata, senza corteo e alla presenza dei soli amici e parenti intimi. Ferrari è stato tumulato nel cimitero di San Cataldo, a Modena, accanto alla tomba del figlio Dino. ( Wikipedia )

 

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Storia della Chiesa by Libreria Aiace Roma Montesacro

Vaticano San Pietro

Il Digiuno nella Chiesa Antica

Ha ancora senso parlare di digiuno? o – forse ancora più radicalmente – quando si parla di digiuno che cosa si intende? Il digiuno è solo privazione e mortificazione? Per capire il digiuno che la Chiesa da sempre indica come strada verso l’Essenziale e come imitazione del Signore Gesù, è necessario sgombrare la mente da modelli mentali che si sono sedimentati e che spesso non permettono di scorgerne il nucleo essenziale. Scrivono i curatori nella presentazione dell’opera: “Se si pone attenzione alla centralità crescente occupata dalle tematiche legate alla rinuncia e persino al rifiuto del cibo – fenomeni in buona parte speculari a quelli della sovrabbondanza e dell’abuso di cibo, anch’essi tipici del nostro Occidente – si comprende come un’antologia patristica sul digiuno possa svolgere il compito prezioso di fare ascoltare ‘voci lontane’ in un dibattito di strettissima attualità e dai molteplici risvolti. In questa antologia di testi patristici il digiuno è presentato nel suo alto significato individuale e collettivo; nella sua portata spirituale, aperta tanto al cristiano impegnato in una via di particolare ascesi quanto a quello ancora pienamente mescolato nelle faccende del mondo; nella sua indole penitenziale e in quella “imitativa”, pezzo non esclusivo ma comunque importante della sequela di quel Maestro che ha lasciato l’esempio e le motivazioni del digiuno del battezzato. ( Edizioni Paoline )

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Storia dell’Ateismo

… al Rinascimento, alla gioiosa riscoperta della natura, della grecità e del pensiero classico, che spalanca nuovi orizzonti all’incredulità, in contesti politici e socio-culturali sempre meno propizi alla fede cieca delle masse. È l’epoca della rivoluzione copernicana, dei grandi viaggi e delle scoperte geografiche, di nuovi continenti e popoli atei o animisti, che pongono fine alle certezze e al mito della verità unica, della religione vera. Ma si consolida anche il diabolismo, supporto perenne del teismo, che stavolta rafforza l’incredulità e lo scetticismo popolare, innescando la repressione inquisitoriale. Contro le forze schiaccianti della dogmatica e dell’apologetica ecco affermarsi le prime grandi voci del libero pensiero, da Dolet a Gruet, da Serveto a Giordano Bruno.

Quasi un preludio dell’imminente rivoluzione illuministica è il periodo tra le due crisi della coscienza europea ( 1600-1730 ), che vede emergere lo scetticismo dei libertini: è il tempo dei «falsi devoti», della moda di Epicuro diffusa a livelli popolari, ma anche dei vertici della filosofia di Cartesio, di Spinoza «principe degli ateisti», di Hume maestro di scetticismo totale. È il secolo dell’incredulità ostentata, specie in Olanda e in Inghilterra. Ormai tutte le strade portano all’ateismo: viaggi, scoperte, diffusione della stampa e alfabetizzazione crescente producono dubbio e incredulità in misura esponenziale, in tutti i Paesi e in tutti i ceti sociali. Con la propagazione del sapere, del libero esame e del metodo sperimentale, specie nel mondo anglosassone, nasce la scienza moderna, e con essa le scienze nuove: esegesi biblica, etnologia, storia comparata, sia politica sia religiosa. Fattori potentissimi d’incredulità nel clima antecedente l’Illuminismo: nasce in Inghilterra il libero pensiero ad opera di coraggiosi «deisti» quali Collins, Toland e Shaftesbury, i quali distruggono i dogmi delle religioni positive lasciando sopravvivere soltanto vagamente due sole vaghe aspirazioni: immortalità dell’anima ed esistenza di Dio. Istanze di generica trascendenza, omaggio alla storia, nostalgia dell’infanzia: ultimi capisaldi d’una fortezza ormai espugnata. Montano dovunque, in tutte le classi sociali, indifferentismo e apatia: ciò significa fine delle religioni positive, con le loro pretese d’assolutezza e di perennità.

… in pieno Settecento, quando scoppia lo scandalo del Testamento ( 1729 ), il manifesto ateista dell’abate Jean Meslier, che svela dall’interno del magistero clericale la falsità intrinseca dei misteri della fede: critica della rivelazione e smascheramento dell’«arcifanatico» Gesù. Sulla sua scia riaffiora timidamente il libro che non c’è, il clandestino e mitico ( dai tempi di Federico II di Sicilia ) Liber de Tribus Impostoribus, il Libro dei tre impostori, ormai tradotto in tutte le lingue eppur sempre irreperibile. Certo, è anche il libro maledetto per definizione: come permettere che siano così vituperati Mosè, Gesù e Maometto, i laudatissimi fondatori dei monoteismi vincenti ? Oramai, solo l’arte potrà nobilitarne la caduta, grazie all’immortale parabola dei tre anelli nel Nathan di Lessing, insuperabile vertice della saggezza illuministica.

Con la Rivoluzione Francese, l’era napoleonica e la susseguente Restaurazione – simboleggiata dalla Santa Alleanza fra trono e altare – si apre la seconda parte di questa storia: la più ricca e fitta di opere, autori, citazioni, movimenti, manifesti, eventi storici e ideologie che, nell’intrico della cultura contemporanea, testimoniano la durissima e rischiosa lotta per la libertà e la liberazione dalle catene dell’assolutismo/dogmatismo. Occorre dire che è lo stesso cammino della democrazia, accettata prima o poi da tutti gli Stati, volenti o nolenti, ma tenacemente avversata, oggi come allora, da tutte le Chiese? Così debutta il secolo XIX, il secolo della morte di Dio: iniziatosi con la scristianizzazione rivoluzionaria, con l’irruzione dell’ateismo popolare (non solo in Francia), con la diffusione dell’ateismo pratico a tutti i livelli, l’Ottocento finisce – in Europa e in America – col trionfo del positivismo scientifico e con le ideologie dette appunto della «morte di Dio», dal nichilismo a Nietzsche. ( UAAR, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti )

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LIBRERIA AIACE ROMA MONTESACRO – NOMENTANA – TALENTI via Ojetti 36

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Arte by Libreria Aiace Roma Montesacro

Vaticano CappellaSistina

Giuseppe Viviani pittore e incisore

Giuseppe Viviani ( 1898-1965 ), pittore e incisore pisano, divenne professore di incisione all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1948, che avvenne alla matura età di cinquant’anni, prima della quale la sua abilità, soprattutto incisoria, non era sconosciuta ai collezionisti cittadini, ma che raggiunse fama nazionale solo con l’attività universitaria presso la cattedra già di Giovanni Fattori. Soprattutto nell’incisione raggiunse risultati eccezionali, tra i maggiori del Novecento italiano ( accanto a Giorgio Morandi e Luigi Bartolini ), trasformando in originali immagini la sua personale visione del mondo, con una particolare predilezione per la vita del litorale pisano che ben conosceva. Visse infatti lungamente a Marina di Pisa, e alla morte, seguendo le sue ultime volontà, le lastre originali delle sue opere furono gettate in mare al largo della piccola località costiera toscana. La vita di Viviani non fu facile: perse infatti il padre all’età di due anni e dovette trasferirsi insieme alla madre presso il nonno, un ortopedico che fabbricava arti finti, oggetti che devono essersi impressi nella memoria dell’artista bambino, tanto che poi li inserì in molte sue opere. Fino alla Seconda guerra mondiale svolse numerosi e diversi lavori, senza mai però abbandonare la sua attività artistica. È sepolto nella chiesa di San Francesco a Pisa. L’arte di Viviani è improntata ad una visione malinconica e decadente della vita, ed allo stesso tempo ad un grande amore per la vita stessa. Con un segno lineare ed essenziale ed una raffinata perizia tecnica, l’artista si è mosso tra un ingenuo immaginario popolaresco e la meditata ricerca di immagini della memoria, ricreando un mondo venato di profonda emotività e percorso da aperture metafisiche ricche di allusioni, suggestioni e significati. ( Wikipedia )

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Sociologia dell’arte. Dialettica del creare e del fruire

Le opere d’arte sono segmenti di esperienze e, come tutte le prestazioni culturali, sono dirette a scopi pratici. Solo con particolare sforzo e in particolari condizioni storico-sociali l’arte si lascia strappare al nesso di vita in cui è radicata, dalla prassi alla noesis universale con cui è intrecciata, ed esercitare e giudicare come attività autonoma, seguente proprie leggi e valori. Essa non si separa affatto dalle esperienze pratiche e della conoscenza teoretica nella maniera radicale che si suole ritenere. Nella misura in cui entrambe, arte e scienza, si occupano della soluzione di problemi che risultano dai compiti, dalle cure e dalle necessità della vita e hanno a che fare con la lotta per l’esistenza, costituiscono piuttosto una unità salda e in ultima analisi indissolubile. ( Tratto da Filosofico.net )

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Architettura Italiana nell’Era Fascista

L’architettura italiana nel periodo fascista comprende una serie di stili e correnti. Esaurito lo slancio teorico dell’architettura futurista con la scomparsa di Antonio Sant’Elia, negli anni venti e trenta in Italia si svilupparono varie correnti architettoniche:

a) l’architettura razionalista ( Movimento Moderno e Razionalismo italiano ) che rappresentava il movimento più moderno, in sintonia con le tendenze europee del funzionalismo;

b) il Movimento Novecento, che rappresenta una tendenza di “ritorno all’ordine”, con il rifiuto sia delle avanguardie del primo novecento ( liberty, futurismo, cubismo ) sia della nuova tendenza razionalista, con un riferimento al neoclassicismo lombardo ottocentesco e un linguaggio semplificato ed austero, in assonanza con la pittura metafisica di De Chirico. Principali esponenti ne furono Giovanni Muzio, Giò Ponti, Paolo Mezzanotte;

c) il monumentalismo o “neoclassicismo semplificato”, che media tra le tendenze razionaliste d’avanguardia e il conservatorismo dell’accademia, facendosi linguaggio architettonico di regime, teso a diffondere gli ideali fascisti tra le masse e trasmettere l’idea di grandezza del regime, e che privilegia la realizzazione di edifici monumentali e con forte caratterizzazioni scenografiche. Maggiore esponente ne fu Marcello Piacentini. ( Wikipedia )

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La raccolta 8 per 10 di Cesare Zavattini

Zavattini avverte la pittura come mezzo ideale per esprimersi, la pratica e la colleziona. Interpreta il collezionismo come un atto di amore verso la pittura degli altri. Già nel 1931, a Milano, chiede un disegno su un pezzo di carta ad Arturo Martini. Nasce così una delle più straordinarie raccolte d’arte italiane nel Novecento: la Collezione minima, iniziata nel 1941 dopo aver ricevuto in dono un mini dipinto di Campigli e due schizzi di Aligi Sassu su un pacchetto di sigarette. Composta da millecinquecento esemplari di formato 8×10 ne fanno parte i nomi più celebrati dell’arte italiana e internazionale come Fontana, Burri, Balla, De Chirico, Savinio, Capogrossi, Severini, Rosai, Casorati, Sironi, Mafai, Soffici, De Pisis, Campigli, Afro, Consagra, Depero, Guttuso, Sassu, Manzù, Leoncillo, Melotti, Marini, Schifano, Vedova, Rotella, Festa, Munari, Pistoletto, ma anche le opere di letterati ed intellettuali. Il piccolo formato è dovuto alle ristrettezze economiche ma, secondo Za, è nella piccola dimensione che l’artista concentra il meglio della sua cifra stilistica. Zavattini commissiona ogni opera ma lascia libertà di scelta di materia, tecnica e soggetto.
Nel 1979 Zavattini vende, per ragioni economiche, questa “enciclopedia della pittura” che verrà smembrata. Oggi i due nuclei più importanti si trovano al Museo Magi ‘900 e alla Pinacoteca di Brera alla quale sono stati donati 152 quadretti, tutti autoritratti, dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia. ( Tratto da CesareZavattini.it )

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