LIBRO: Scolpire il Tempo di Andrej Tarkovskij

Tarkovskij

Andrej Tarkovskij: il Grande Regista Russo

Tarkovskij nacque il 4 aprile del 1932 a Zavraž’e, nella oblast’ di Ivanovo, un piccolo villaggio sulle rive del Volga, figlio di Arsenij Aleksandrovič Tarkovskij (il padre di Arsenij fu principe regnante del Daghestan), poeta, e di Marija Ivanovna Višnjakova Tarkovskaja (1907-1979), donna dal carattere forte e dalla profonda religiosità, a lungo impiegata presso una tipografia.

Enorme per Tarkovskij fu l’importanza del rapporto con i genitori, fatto di amore viscerale per la madre, e di lontananze e incomprensioni col padre, il quale abbandonò la famiglia nel 1935, quando Andrej aveva tre anni, per ritornarvi nel 1945, dopo la guerra. In questa occasione il padre tentò di portare Andrej via con sé, ma la madre glielo impedì.

Nel 1952 Andrej si iscrive all’Istituto di Studi Orientali dell’Accademia delle Scienze di Mosca ( Moskovskij Institut Vostokovedenija ) e inizia a studiare arabo. Influenzato dalla religiosità della madre, si trova molto a disagio nell’ambiente accademico ateista dei più duri anni dello stalinismo. Nel 1954 abbandonò gli studi e, seguendo il consiglio della madre, andò a lavorare come geologo raccoglitore nella taiga siberiana. Il contatto con la natura durante le lunghe escursioni lo aiutò a ritrovare stimoli e a riconquistare una spiritualità che gli studi avevano minato. Il periodo della taiga siberiana fu oggetto di una sceneggiatura del 1958 che, però, non fu mai trasformata in pellicola: Concentrato ( koncentrat ). Il titolo si riferiva al capo di una spedizione geologica, che aspetta la barca che riporta i “concentrati” dei minerali raccolti dalla spedizione.

Nel 1956 Andrej Tarkovskij ritornò a Mosca e si iscrisse al VGIK ( Scuola Superiore di Cinematografia ), la più prestigiosa scuola di cinema dell’Unione Sovietica. Vi seguì i corsi di Michail Romm, quotato regista del periodo, esponente di quel realismo socialista che andava per la maggiore in quegli anni. Romm, al di là delle sue personali scelte estetiche, si dimostrò un uomo di larghe vedute e, sotto la sua ala, Tarkovskij poté sviluppare le proprie idee, cosa di cui fu riconoscente al maestro, verso il quale ebbe sempre parole di grande stima.

Scolpire il Tempo

” In Scolpire il tempo Tarkovskij raccoglie una riflessione quasi ventennale sulla sua attività cinematografica.

Un cinema di poesia nel senso di poièsis ( creazione, produzione di conoscenza ) in cui l’elemento “Tempo” rappresenta l’essenza, il perno sul quale si fondano le concezioni estetiche a lungo maturate dall’autore e magistralmente concretizzate in tre indiscussi capolavori: Andrej Rublev, Solaris e Stalker.

Immancabili i riferimenti alla poesia giapponese haiku – che costituisce una delle sue principali fonti d’ispirazione – per il modo in cui questa riesce a rendere “l’irripetibilità dell’istante afferrato e fermato che cade dall’eternità”.

L’arte è, nella propria essenza, qualcosa di quasi religioso: una sacra coscienza di un elevato dovere spirituale. L’arte priva di spiritualità reca in se stessa la propria tragedia. Persino la constatazione della mancanza di spiritualità del tempo in cui vive richiede all’artista la più alta e determinata elevatezza spirituale.

L’artista autentico è sempre al servizio dell’immortalità, si sforza di rendere immortale il mondo e l’uomo in questo mondo. L’artista che non tenta di scoprire la verità assoluta, che trascura le finalità globali per quelle particolari, è soltanto una prostituta. “

Cinematografia

Andrej Tarkovskij nel 1979 gira “Stalker”, tratto da un romanzo di fantascienza, questa volta dei fratelli Strugackij. Nel film si immagina che un misterioso esperimento abbia prodotto la Zona, un’area contaminata, dove le leggi della natura possono essere sovvertite e qualunque desiderio può essere esaudito. Uno scienziato e uno scrittore intraprendono un viaggio guidati da uno “stalker”, un individuo che riesce a muoversi fra i pericoli invisibili della Zona.

Nel 1979 Andrej Tarkovskij si reca in Italia per una co-produzione Rai, ma la sua famiglia viene trattenuta in ostaggio a Mosca. Insieme a Tonino Guerra comincia il progetto per il film “Nostalghia”. Dopo il 1980 il regista non ritorna più in URSS, ma comincia una vita da esule trascorsa fra la Francia e l’Italia. Il comune di Firenze in particolare gli dona un appartamento. Nel 1983 esce “Nostalghia”, prodotto dalla Rai fra molte difficoltà e presentato con successo a Cannes.

Nel 1985 comincia a girare “Sacrificio” ( 1986 ) in Svezia, insieme ai collaboratori abituali dell’amico Ingmar Bergman. È la storia di un uomo, Alexander che vive su un isola con la sua famiglia. Allo scoppio della guerra nucleare l’uomo prega Dio di salvarlo, in cambio darà via tutto quello che ha. Il tempo sembra tornare indietro e Alexander in cambio dà fuoco alla propria casa distruggendo tutto.

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Aggiornato al 16 Settembre 2022