Leggere Leggere by Libreria Aiace Roma Montesacro

Montesacro Roma.1

Mondi Futuri

Tutti noi, quotidianamente, prevediamo o tentiamo di prevedere in qualche modo il futuro. La maggior parte delle persone, però, si interessano esclusivamente ai problemi personali e si limitano a guardare verso il futuro immediato. Soltanto pochi individui si spingono più in là, occupandosi dei problemi che riguardano gli altri abitanti del pianeta e relativi a un futuro non vicino. Eppure, avere una prospettiva globale, prevedere il futuro a lungo termine della società e del mondo intero, non è per l’«Homo technologicus» attuale solo il modo per soddisfare delle curiosità innate; bensì, ora più che mai, rappresenta soprattutto un esercizio utile per la propria sopravvivenza. Oggi, infatti, ci troviamo in una crisi di «intelligibilità»: si è creato uno scarto profondo tra ciò che bisognerebbe capire e i mezzi concettuali necessari alla comprensione, dovuto alla diversa velocità di crescita tra la tecnologia e la cultura. Il libro parla quindi del futuro dell’attuale stato di cose sul nostro pianeta, collocando l’argomento in un contesto via via sempre più ampio, soffermandosi sul futuro della civiltà tecnologica, su quello dell’Homo sapiens, del pianeta Terra, della Galassia e, infine, sul destino dell’intero universo. ( tratto da Mario Menichella )

Immagine 1 - M. Menichella, Mondi futuri, viaggio tra i possibili scenari, 2005, 10ag21

Il Sogno di una Cosa

Il sogno d’una cosa è il sogno del socialismo, della giustizia, della vera uguaglianza, del lavoro per tutti e di una ripartizione dei beni secondo meriti e bisogni, senza lo sfruttamento capitalistico del plusvalore. Pasolini è condizionato dal discorso economico e dalla valutazione marxista della realtà ma non rinuncia a fare poesia, ché quella è la sua vera cifra stilistica. Racconta due anni di vita in Friuli, a Casarsa, il luogo dove ha trascorso adolescenza e fanciullezza, dal 1948 al 1949, attraverso le vicissitudini di alcuni ragazzi del popolo – Nini, Milio, Eligio, Germano – che sognano un mondo dove ci sia giustizia e lavoro. Si sentono comunisti, ma solo perché essere comunisti è il solo modo per cercare di cambiare le cose e perché pare l’unica idea politica che contiene un sogno di giustizia sociale. I ragazzi emigrano di nascosto in Jugoslavia perché sono convinti che in un paese comunista potranno vivere liberi, lontani da una terra che ha riciclato al potere vecchi gerarchi fascisti. Sarà cocente la loro delusione quando si renderanno conto che in Jugoslavia tutto è razionato, si muore di fame più che in Italia e il lavoro scarseggia. “Quando lo faremo noi il comunismo, lo faremo meglio”, dice uno dei ragazzi mentre medita il ritorno in Italia. Pasolini è tra i primi scrittori italiani a citare le foibe e a criticare il socialismo reale, la concretizzazione di un’idea, il tradimento del sogno d’una cosa. ( Tratto da Gordiano Lupi )

 

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Cent’anni di solitudine

Cent’anni di solitudine ( Cien años de soledad ) è un romanzo del 1967 del Premio Nobel colombiano Gabriel García Márquez, considerato tra le opere più significative della letteratura del Novecento. Narra le vicende di 7 generazioni della famiglia Buendía, il cui capostipite, José Arcadio, fonda alla fine del XIX secolo la città di Macondo. La storia è narrata con uno stile elaborato e personale, ricco di prolessi che anticipano drammaticamente gli avvenimenti ancora da narrare. Attraverso un modello che unisce rigore formale e frasi sontuose, radici classiche e sperimentazione, il romanzo svelò il vitalismo di un universo di solitudini incrociate, dove si succedono i destini ineluttabili di una famiglia, romanzo nel quale, come disse Ariel Dorfman, «l’individuo è divorato dalla storia e la storia è divorata a sua volta dal mito». Il romanzo, scritto in 18 mesi è considerato l’opera maggiore dell’autore; pubblicato originariamente dalla casa editrice Sudamericana a Buenos Aires nel giugno 1967, vendette in 2 settimane ottomila copie; nei 3 anni successivi 600.000 copie. Fu in seguito tradotto in 37 lingue vendendo più di 20 milioni di copie. Lo stile del romanzo, il celebre realismo magico, e la materia tematica fanno sì che Cent’anni di solitudine diventi rappresentativo del boom latinoamericano degli anni sessanta e settanta, influenzato stilisticamente dal modernismo ( europeo e nordamericano ) e dal movimento letterario legato alla rivista cubana Vanguardia. ( Wikipedia )

Macondo

Vie e Piazze di Fiume: Cenni Storici e Aneddotici

Che dire, è tutta un’ode a Fiume, a ciò che la città è stata in un passato glorioso e allo stesso tempo doloroso per i travolgimenti che ha subito, un’ode ai suoi due millenni di storia. Si torna indietro nel tempo, a Ottaviano Augusto ( o meglio a Plinio il Vecchio e Claudio Tolomeo ) e all’antica oppidum Tarsatica; si passa poi alla “furia distruttiva” di Carlo Magno, alla lenta ascesa della città nel XVII secolo, alla sua piena affermazione nella seconda metà dell’Ottocento, per arrivare ai mutamenti del XX fermandosi al 1996 ( nel frattempo ci sono stati altri cambiamenti ). Tante “fotografie” corredate da immagini, il lavoro di Secco segue, passo per passo, l’evolversi della città di San Vito, “scatta” i suoi diversi aspetti da un’angolazione un po’ particolare: vecchie e meno vecchie carte e stampe, planimetrie, piante della città, stemmi e. e poi ci sono i rioni, le vie e le piazze con le loro intestazioni, i toponomi, i personaggi che hanno meritato ( secondo il modo di vedere dell’epoca o, molto più spesso, in base al giudizio di chi creava e decideva la politica della città, dei regimi che si sono susseguiti a Fiume ) di essere ricordati nella toponomastica. Secco non si limita a riportare le nomenclature: ricrea tante “microstorie”, propone una serie di profili dei protagonisti e dei luoghi della storia fiumana. Brevi ma complete descrizioni, un tanto quanto basta per capire, per “leggere” l’identità di Fiume. Sorvoleremo sulle “ridondanze” ( sull’impresa del Vate ), un po’ meno sull’aquila con la testa mozzata che fa da sfondo alla copertina, resta comunque un’opera valida. ( Tratto da LegaNazionale.it )

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“Arrestate l’autore!” D’Annunzio in scena

Quando nell’ottobre del 1906 andò in scena al Teatro Costanzi di Roma “più che l’amore” di Gabriele D’Annunzio interpretato da Ermete Zacconi e Ines Cristina, fu un fiasco strepitoso, il tonfo più clamoroso registrato in palcoscenico, dell’opera drammatica dell’Immaginifico. Raccontano le cronache del tempo che il pubblico inferocito, all’uscita dal teatro, si avvicinò ai carabinieri di servizio e chiese perentoriamente: “Arrestate l’autore!” Vengono illustrati aneddoti ed episodi curiosi,il ruolo innovativo svolto da D’Annunzio nella scena italiana ed europea del Novecento.

Gabriele D’Annunzio ( Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938 ), è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo, militare, politico, giornalista e patriota italiano, simbolo del Decadentismo e celebre figura della prima guerra mondiale[4][5], dal 1924 insignito da Mussolini del titolo di “principe di Montenevoso”. Soprannominato “il Vate” ( allo stesso modo di Giosuè Carducci ), cioè “poeta sacro, profeta”, cantore dell’Italia umbertina, o anche “l’Immaginifico”, occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. È stato definito «eccezionale e ultimo interprete della più duratura tradizione poetica italiana […]». Come figura politica lasciò un segno nella sua epoca ed è considerato un importante precursore nonchè ispiratore del fascismo italiano. La sua arte fu così determinante per la cultura di massa, che influenzò usi e costumi nell’Italia – e non solo – del suo tempo: un periodo che più tardi sarebbe stato definito appunto “dannunzianesimo”.

 

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Storia dell’Industria Italiana Contemporanea

Tra il giugno 1952 e il giugno 1953 Tremelloni si impegnò nell’Inchiesta parlamentare sulla disoccupazione, da lui presieduta e personalmente diretta, che si affiancò all’Inchiesta sulla miseria in Italia. Il fondamentale rapporto (18 volumi) da lui curato, venne definito da Einaudi come “una delle cose migliori” compiute dal Parlamento italiano nella prima legislatura, ed entrò in tutte le biblioteche universitarie del mondo. Nel 1954, benché non rieletto deputato alle elezioni del 7 giugno dell’anno precedente, venne nominato Ministro delle finanze nel primo governo Scelba. Quando poi nel luglio 1955 si formò un nuovo governo presieduto da Segni, le pressioni di numerosi ambienti economici affinché Tremelloni non venisse riconfermato ministro delle Finanze ebbero successo; infatti fu sostituito da Giulio Andreotti che assicurò un’applicazione moderata dei provvedimenti fiscali approvati in precedenza. Fu tra i fondatori del CIRIEC (Centro Italiano di Ricerche e di Informazione sull’Economia delle Imprese Pubbliche e di Pubblico Interesse) il 21 febbraio 1956 a Milano dove si costituì la sezione italiana. Tremelloni ricoprì la carica di presidente di questo centro studi, il primo del suo genere in Italia, ininterrottamente dall’anno di fondazione fino al 1978. Gli studi condotti in oltre un ventennio si riferivano oltre al settore delle imprese pubbliche e alle varie modalità di presenza dello Stato nell’economia, anche alla struttura e all’operatività delle società cooperative, senza peraltro trascurare le attività svolte da organismi senza fine di lucro. Sezioni nazionali del CIRIEC esistono oggi oltre che in Italia in altri 15 Stati sparsi nel mondo. La maggioranza centrista, prima, e quella di centro-sinistra, poi, al consiglio comunale di Milano, lo nominò, a partire dall’ottobre del 1951, Presidente dell’Azienda Elettrica Municipale di Milano. ( Wikipedia )

 

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Libreria Aiace Roma in via Ojetti 36 Montesacro – Nomentana – Talenti

La libreria Aiace di via Ugo Ojetti 36, Roma, è un punto speciale per i lettori e le lettrici di Roma. Ci potete trovare saggi, romanzi, riviste, raccolte di poesie a prezzi incredibili, perché la caratteristica comune a tutti questi libri è che sono usati. Nessun imbarazzo, quindi: aprendo a caso una pagina o iniziando a divorare il testo non si ha la sensazione di profanare qualcosa di sacro che andrebbe conservato così com’è, bianco, immacolato e senza orecchie laterali. Qualcuno prima di voi ha già letto quel libro e lo ha già arricchito di quella patina antica che lo rende così prezioso.

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Aggiornato al 17 Settembre 2022