LIBRO: Lenin di Vladimir Majakovskij

Lenin

Lenin

Lenin, pseudonimo di Vladimir Il’ič Ul’janov ( Simbirsk, 22 aprile 1870, 10 aprile del calendario giuliano – Gorki, 21 gennaio 1924 ), è stato un rivoluzionario, politico e politologo russo, poi sovietico, talvolta menzionato come Vladimir Lenin o come Nikolaj Lenin.

Servì come primo ministro della Repubblica russa dal 1917 al 1918, della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa dal 1918 al 1922 e dell’Unione Sovietica dal 1922 al 1924. Sotto la sua guida la Russia – e in seguito l’Unione Sovietica – diventò uno Stato socialista monopartitico governato dal partito comunista sovietico. Ideologicamente marxista, le sue teorie politiche sono state poi riconosciute come “leninismo”.

Nato da una famiglia borghese di origine ebraica a Simbirsk, Lenin si interessò alla politica socialista rivoluzionaria dopo l’esecuzione di suo fratello avvenuta nel 1887. Espulso dall’Università di Kazan’ per aver partecipato alle proteste contro il regime zarista dell’Impero russo, dedicò gli anni successivi al conseguimento di una laurea in giurisprudenza. Nel 1893 si trasferì a San Pietroburgo, dove divenne una figura di alto livello nel Partito Operaio Socialdemocratico Russo ( POSDR ), un movimento di stampo marxista. Arrestato per sedizione nel 1895 ed esiliato a Shushenskoye per tre anni, sposò Nadežda Krupskaja. Al termine dell’esilio si trasferì in Europa occidentale, dove grazie alle sue numerose pubblicazioni divenne un teorico politico di primo piano. Nel 1903 assunse un ruolo chiave in una scissione del POSDR per via di alcune differenze ideologiche, leader della fazione bolscevica contro il menscevismo di Julij Martov. Incoraggiò l’insurrezione della fallita rivoluzione russa del 1905, in seguito promosse una campagna affinché la prima guerra mondiale fosse trasformata in una rivoluzione proletaria a livello europeo che, come il marxismo riteneva, avrebbe comportato il rovesciamento del capitalismo e la sua sostituzione con il socialismo. Dopo la rivoluzione russa di febbraio del 1917 che portò alla caduta della monarchia zarista e all’istituzione di un governo provvisorio, Lenin fece ritorno in Russia per una campagna per la rimozione del nuovo regime a favore di un governo bolscevico guidato dai soviet.

Lenin assunse un ruolo di primo piano nella rivoluzione d’ottobre del 1917, nella caduta del governo provvisorio e nella creazione di uno Stato monopartitico guidato dal nuovo partito comunista. Il suo governo abolì l’Assemblea costituente della Russia, ritirò il Paese dalla prima guerra mondiale con la firma del trattato di Brest-Litovsk insieme agli Imperi centrali e concesse un’indipendenza temporanea alle nazioni non russe sotto il controllo russo. Una legge per decreto ridistribuì terreni tra i contadini e nazionalizzò la grande industria. Gli avversari vennero soppressi durante il terrore rosso, una violenta campagna orchestrata dal Čeka; decine di migliaia di dissidenti vennero uccisi. Il governo di Lenin si dimostrò vittorioso sugli eserciti antibolscevichi nella guerra civile russa combattuta tra il 1917 e il 1922. Per rispondere alle carestie e alle rivolte popolari nel 1921 Lenin introdusse un sistema economico misto con la nuova politica economica. Il governo guidato da Lenin creò inoltre l’Internazionale Comunista e condusse la guerra sovietico-polacca per promuovere la rivoluzione mondiale, oltre a cercare di tenere uniti gli Stati vicini andando nel 1922 a costituire l’Unione Sovietica.

Ampiamente considerato una delle figure più significative e influenti del XX secolo, Lenin è stato oggetto postumo di un culto della personalità pervasivo all’interno dell’Unione Sovietica, fino alla sua dissoluzione avvenuta nel 1991. Divenne una figura ideologica dietro al marxismo-leninismo: ebbe, dunque, un’influenza di primo piano nel corso del movimento comunista internazionale.

Majakovskij vede e sente in Lenin la realizzazione e la verifica di speranze antiche degli oppressi. La storia della Rivoluzione è poetizzata e la figura di Lenin passa dalla cronaca-storia all’immagine poetica; il passaggio è ottenuto con mezzi sobri, incisivi.

Il poema è diviso in 15 canti: in essi l’autore traccia la storia di tutto il movimento operaio russo e internazionale, e intreccia questa storia con la vita di Lenin. Il poeta respinge subito ogni possibilità di “poesia di corte”: “Ma è possibile che di Lenin / si debba ancora dire “Condottiero per grazia di Dio”? / No, no, per niente: se fosse stato per grazia di Dio o imperiale / sarebbe scoppiata la mia ira. / Mi sarei messo contro i cortei / avrei sbarrato le strade alle folle”. Contro l’adorazione di Lenin, dunque: e per il riconoscimento che Lenin è un uomo, non un dio. Ma la vita di Lenin ha, per Majakovskij, un’importanza che varca i confini dello spazio e del tempo: “Breve è la vita di Ul’janov / ma la vita di Lenin non ha fine”.

Questa “vita vasta” nasce prima di Ul’janov, nasce col sorgere del proletariato, della “prima caldaia”: “Sua Altezza il Capitale, / senza diadema o corona, / rendeva schiava la forza dei contadini; / saccheggiava e rapinava la città / e ingozzava il ventre obeso / delle sue casseforti”. Intanto la classe operaia nasceva e “come una minaccia” già alzava “al cielo le sue ciminiere”.

Poi gli altri momenti, che hanno preceduto Lenin in questa storia del movimento operaio, scritta secondo i canoni e poeticamente viva: ecco Marx, il “fratello maggiore di Lenin”, il pianto delle ombre dei comunardi “straziati da Thiers”, la condanna delle azioni individualistiche, la lotta: “Per tutto questo, nella lontana Simbirsk, / nacque un bambino come gli altri, / Lenin”. Il momento centrale di Lenin fu l’esecuzione di suo fratello, fatto impiccare dallo zar per attività contro lo Stato: “Allora, a diciassette anni, Lenin pronunciò queste parole, / più sicure del giuramento del soldato / quando lo dice a mano levata: / “Siamo pronti a darti il cambio, fratello. / La vittoria sarà nostra, ma la strada che seguiremo diversa””. Non seguiremo qui tutte le immagini di Majakovskij: ecco il 1905, la sconfitta operaia, la pavida reazione degli intellettuali, le lucide indicazioni di Lenin, poi il 1914: “L’imperialismo nudo, / con la pancia scoperta e la dentiera, / col sangue che gli arriva ai ginocchi / divora paesi e paesi con le baionette. / Intorno gli stanno i cortigiani, / i patrioti” che dicono: “Operaio, combatti fino all’ultimo respiro”. Ma Lenin dice: trasformiamo la guerra imperialista in guerra civile. I popoli non hanno colpa. Contro la borghesia di tutti i Paesi leviamo la bandiera dell’Internazionale.

Ed ecco la Russia in rivolta: da Tabriz ad Arcangelo. Ed ecco i tentativi della borghesia di salvarsi: “Lo schiavo s’è ribellato. Picchialo a sangue. / E puntano contro Lenin l’arma di Kerenskij”. Lenin torna nell’illegalità, in Finlandia, ma per poco: viene l’Ottobre. “A tutti, a tutti, a tutti, / a tutti i fronti che rosseggiano di sangue, / a tutti gli schiavi che stanno sotto il pungo dei ricchi. / Il potere, tutto il potere ai Soviet. / La terra ai contadini. / Pace ai popoli. Pane a coloro che hanno fame”. Scoppia la guerra civile, ma lo Stato sovietico vince e fanno presa le parole di Lenin: “Noi, / anche ad ogni cuoca / insegneremo a dirigere lo stato”.

La guerra civile è finita, l’URSS è a pezzi: bisogna ricostruire, costruire. E Lenin promuove la ricostruzione, anche a costo di ritirate tattiche ( la Nuova politica economica ). Ma il comunismo di guerra era finito. Occorreva il comunismo di pace. Il penultimo canto è dedicato alla morte di Lenin e alle reazioni suscitate tra operai, soldati e contadini: “Era un uomo umano, in ogni vena. / Portate la sua bara e struggetevi per l’angoscia / uomini”. E non solo piangono in Russia: anche negli Stati Uniti “i negri piangono Lenin”.

Il poema è “ottimista” e Majakovskij, che passa dal tono profetico a quello sommesso, dal tono patetico a quello satirico, nell’ultimo canto esprime la sua fede nella continuità dell’opera del grande rivoluzionario russo.

Majakóvskij nacque a Bagdati, in Georgia (allora una provincia della Russia zarista), il 7 luglio del 1893, figlio di Vladimir Konstantinovič Majakóvskij, un guardaboschi russo appartenente ad una nobile famiglia di origini in parte cosacco-zaporoghe, e di Alexandra Alexeyevna Pavlenko, una casalinga ucraina. Orfano del padre a soli sette anni, ebbe un’infanzia difficile e ribelle; all’età di tredici anni, si trasferì a Mosca con la madre e le sorelle. Studiò al ginnasio fino al 1908, quando si dedicò all’attività rivoluzionaria. Aderì al Partito Operaio Socialdemocratico Russo e venne per tre volte arrestato e poi rilasciato dalla polizia zarista. ( Tratto da: ControAppuntoBlog.org )

Ho incontrato un operaio analfabeta. Non sillabava neppure una parola ma aveva sentito la voce di Lenin ed egli sapeva tutto

Ho ascoltato il racconto di un contadino siberiano: espropriarono le terre le difesero con le baionette e come un paradiso diventò il villaggio.
Essi mai avevano letto Lenin nè ascoltato la sua parola ed erano leninisti.

Ho visto montagne senza fili erbe nè fiori. Soltanto le nuvole pesavano sulle rocce
e nello spazio di cento chilometri c’era un solo montanaro; ma sopra il petto, nel vestito di stracci, gli scintillava il simbolo di Lenin.

Oh,non è un ornamento che le ragazze appuntano per civetteria, non è un amuleto, è un emblema il distintivo sul cuore che brucia peno di amore per llic.

Questo prodigio non si spiega coi libri della subdola teologia slava e non è un Dio che a lui ordinò:” Sii il mio eletto ”.
Con passo d’uomo e braccia d’operaio, con la sua intelligenza, egli percorse questo cammino

Vladimirovic Majakovskij – “Lenin”

 

 

 

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Invasione Polonia II Guerra Mondiale

La II Guerra Mondiale

La seconda guerra mondiale vide contrapporsi, tra il 1939 e il 1945, le potenze dell’Asse e gli Alleati che, come già accaduto ai belligeranti della prima guerra mondiale, si combatterono su gran parte del pianeta. Il conflitto ebbe inizio il 1º settembre 1939 con l’attacco della Germania nazista alla Polonia e terminò, nel teatro europeo, l’8 maggio 1945 con la resa tedesca e, in quello asiatico, il successivo 2 settembre con la resa dell’Impero giapponese dopo i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki.

È considerato il più grande conflitto armato della storia, costato all’umanità sei anni di sofferenze, distruzioni e massacri con un totale di morti che oscilla tra i 55 e i 60 milioni di individui; le popolazioni civili si trovarono coinvolte nelle operazioni in una misura sino ad allora sconosciuta, e furono anzi bersaglio dichiarato di bombardamenti a tappeto, rappresaglie, stermini, persecuzioni e deportazioni. In particolare il Terzo Reich portò avanti con metodi ingegneristici l’Olocausto per annientare, tra gli altri, le popolazioni di origine o etnia ebraica e perseguì una politica di riorganizzazione etnico-politica dell’Europa centro-orientale che prevedeva la distruzione o deportazione di intere popolazioni slave, degli zingari e di tutti coloro che il regime nazista riteneva “indesiderabili” o nemici della razza ariana.

Al termine della guerra l’Europa, ridotta a un cumulo di macerie, completò il processo di involuzione iniziato con la prima guerra mondiale e perse definitivamente il primato politico-economico mondiale, che fu assunto in buona parte dagli Stati Uniti d’America; a essi si contrappose l’Unione Sovietica, l’altra grande superpotenza forgiata dal conflitto, in un teso equilibrio geopolitico internazionale noto come guerra fredda. Le immani distruzioni della guerra portarono alla nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), avvenuta al termine della Conferenza di San Francisco il 26 giugno 1945. ( Wikipedia )

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