Leggere Leggere – Proposte by Libreria Aiace Roma Montesacro

van Gogh

Il mistero Van Gogh

Van Gogh era davvero un pittore reietto, un rifiuto della società ? Com’è possibile che un artista capace di raggiungere oggi quotazioni da record, durante la vita non sia mai riuscito a trovare estimatori e collezionisti che acquistassero i suoi dipinti ?

La più completa fonte primaria per la comprensione di Van Gogh come artista e come uomo è Lettere a Theo, la raccolta di lettere tra lui e il fratello minore, il mercante d’arte Théo van Gogh, con il quale intratteneva un rapporto particolarissimo e intimo: Théo, infatti, fornì a Vincent sostegno finanziario ed emotivo per gran parte della sua vita. La maggior parte di ciò che ci è noto sul pensiero di Van Gogh e sulle sue teorie d’arte è scritto nelle centinaia di lettere che lui e il fratello si scambiarono tra il 1872 e il 1890: più di seicento da Vincent a Théo e quaranta da Théo a Vincent.

Il patrimonio epistolare di Vincent e Théo, si è detto, è una documentazione fondamentale, non solo perché raccoglie notizie determinanti per ricostruire la personalità e le tormentate vicende esistenziali del pittore (profilandosi, dunque, come un vero e proprio «lessico familiare»), ma anche perché consente di comprenderne a pieno le concezioni artistiche. Tra il mondo pittorico e quello letterario di Van Gogh, invero, correva una forte compenetrazione: in ragione della celebre formula oraziana ut pictura poësis, infatti, il pittore nelle proprie missive commentò molto dettagliatamente i propri capolavori, che infatti dispongono quasi sempre di una riflessione epistolare in merito al soggetto, all’apparato cromatico, alle circostanze gestative. Anche se molte di queste lettere non sono datate, gli storici dell’arte sono stati in grado di ordinarle cronologicamente. Il periodo in cui Vincent visse a Parigi è il più difficile da ricostruire per gli storici, poiché i due fratelli, vivendo insieme, non ebbero bisogno di scriversi.

Oltre alle lettere da Vincent per Théo ne sono state conservate altre e, in particolare, quelle a Van Rappard, a Émile Bernard e alla sorella Wil. Il corpus di lettere è stato pubblicato nel 1913 dalla vedova di Théo, Johanna van Gogh-Bonger, che le rese pubbliche con molta cautela, perché non voleva che il dramma nella vita dell’artista mettesse in ombra il suo lavoro. Van Gogh stesso era un avido lettore di biografie di altri artisti e pensava che la loro vita dovesse essere in linea con le caratteristiche della loro arte fantastica, anche se talvolta poco seria.

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Morte sullo Stretto – Terremoto Messina Reggio Calabria

Il 28 dicembre 1908 è una data storica ed indelebile per lo Stretto, quella fascia di mare che divide Scilla e Cariddi. Alle ore 05:20 un boato pazzesco ed un tremore incredibile rase al suolo Reggio Calabria e Messina. Fu uno dei terremoti più forti di sempre in Italia. Oltre il sisma, fu un impressionante tsunami a fare il resto con onde sino a 13 metri di altezza. Il dramma fu completo ed i morti oltre 100 mila, tra coloro che si erano ammassati sulle coste per evitare i crolli di case e palazzi. Le località più colpite furono Pellaro, Lazzaro e Gallico sulle coste calabresi; Briga, Paradiso, Sant’Alessio e fino a Riposto su quelle siciliane. Questa la relazione al Senato del Regno sul terremoto calabro-siculo del 1908: “un attimo della potenza degli elementi ha flagellato due nobilissime province – nobilissime e care – abbattendo molti secoli di opere e di civiltà. Non è soltanto una sventura della gente italiana; è una sventura della umanità, sicché il grido pietoso scoppiava al di qua e al di là delle Alpi e dei mari, fondendo e confondendo, in una gara di sacrificio e di fratellanza, ogni persona, ogni classe, ogni nazionalità. È la pietà dei vivi che tenta la rivincita dell’umanità sulle violenze della terra. Forse non è ancor completo, nei nostri intelletti, il terribile quadro, né preciso il concetto della grande sventura, né ancor siamo in grado di misurare le proporzioni dell’abisso, dal cui fondo spaventoso vogliamo risorgere. Sappiamo che il danno è immenso, e che grandi e immediate provvidenze sono necessarie”. I soccorsi arrivarono in ritardo non essendoci un’organizzata protezione civile come ai nostri giorni: il 29 dicembre navi russe e inglesi aiutarono i superstiti mentre gli italiani arrivarono dopo. Insomma, si consumò una tragedia di proporzioni sbalorditivi con intere generazioni spazzate vie. ( Tratto da StrettoWeb.com )

 

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Mario Luzi: Tutte le Poesie

L’IMMENSITA’ DELL’ATTIMO –  Quando tra estreme ombre profonda / in aperti paesi l’estate / rapisce il canto / e gli armenti / e la memoria dei pastori e ovunque tace / la secreta alacrità delle specie, i nascituri avvallano / nella dolce volontà delle madri / e preme i rami dei colli e le pianure / aride il progressivo esser dei frutti. / Sulla terra accadono senza luogo, senza perché le indelebili verità, in quel soffio ove affondan leggere il peso le fronde le navi inclinano il fianco e l’ansia dè naviganti a strane coste, il suono d’ogni voce perde sé nel suo grembo, al mare al vento.

Mario Luzi è nato a Castello ( allora frazione di Sesto Fiorentino ) nel 1914 ed è morto nel 2005 a Firenze, città centrale nella sua vita e dove si era laureato in letteratura francese con una tesi su François Mauriac. A Firenze, aveva stretto amicizia con Piero Bigongiari, Alessandro Parronchi, Carlo Bo, Leone Traverso, Oreste Macrì, nell’avventura ermetica. Collaborava alle riviste d’avanguardia come Frontespizio, Campo di Marte, Paragone e Letteratura. Uscì nel 1935 la sua prima raccolta poetica La barca. Seguirono: Avvento notturno (1940), Un brindisi e Quaderno gotico (1947), Primizie del deserto (1952), Onore del vero (1957), tutti poi raccolti in Il giusto della vita (1960). Nel magma (1963, seconda ed. ampliata 1966) costituì una svolta importante nella sua poesia, per il passaggio da un modo lirico ad uno poematico e drammatico. Dopo Dal fondo delle campagne (1965), che raccoglie poesie precedenti (di fine anni Cinquanta), l’evoluzione poematica si sviluppa nei libri: Su fondamenti invisibili (1971), Al fuoco della controversia (1978), Per il battesimo dei nostri frammenti (1985), Frasi e incisi di un canto salutare (1990), Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini (1994), Sotto specie umana (1999), Dottrina dell’estremo principiante (2004). Postumi i versi di Lasciami non trattenermi (2009), a cura di Stefano Verdino. Da Garzanti infine Tutte le poesie (2014), dal 1935 al ’94 e Poesie ultime e ritrovate (2014), a cura di Stefano Verdino. L’opera poetica (Mondadori, Milano 1998) correda le poesie dal 1935 al ’94 con un ricco apparato di commento.

 

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Cronache del Genio Alpino

ll periodo preso in esame dalla presente edizione inizia pertanto nel 1935 e giunge sino al 2005 e testimonia i grandi cambiamenti avvenuti nel Genio Alpino. Dai Battaglioni Misti delle Divisioni Alpine del periodo della Seconda Guerra Mondiale, alle Compagnie Genio Pionieri di Brigata Alpina del primo dopoguerra – diventate poi guastatori – per passare ai Battaglioni Genio Supporto del 4° C. A. Alpino ed agli attuali Reggimenti Genio Guastatori Alpini inquadrati nelle Brigate “Julia” e “Taurinense”.

Il libro, che consta di ben 789 pagine, comprende tutta la precedente edizione ed è stato arricchito soprattutto per quanto attiene al periodo delle Compagnie Genio di Brigata Alpina e seguenti. Molti Genieri Alpini in servizio ed in congedo avranno pertanto modo di ritrovarsi, se non proprio citati singolarmente, quanto meno nella descrizione di fatti che li hanno visti protagonisti.

Ma l’arricchimento si è esteso anche al periodo della Seconda Guerra Mondiale con l’inserimento di un racconto “Spokòinoi noci (Serena Notte)” di Renzo Mazzoni, riferito al I° Battaglione Artieri per C. A. Alpino, oltre ad un intero capitolo dedicato al Battaglione Genio Guastatori Alpino “Valanga” in cui rifulge la figura di Manlio Maria Morelli.

Nella parte finale del libro è stato inoltre inserito un nuovo capitolo a firma del Gen. Gualtiero Stefanon, dedicato alla leggendaria figura del Col. Paolo Caccia Dominioni, morto a Roma il 12 agosto 1992 ma ancora vivissimo nel libro, con i suoi scritti a suo tempo inseriti nella prima edizione e con i suoi disegni che anche in questa nuova versione ornano le pagine iniziali dei vari capitoli.

Il titolo stesso del libro “Cronache …..” lascia chiaramente intendere che il lettore non dovrà pretendere un trattato dal fedele rigore storico ma semplicemente una raccolta di racconti di momenti particolari, di pagine di diario storico dei reparti, di descrizioni di figure spesso dimenticate o ignorate dalla storia ufficiale ma che tanto hanno fatto per l’Arma del Genio e per la nostra Patria. ( Tratto da Gruppo Alpini Salce )

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Pearl Harbor 1941: Tora! Tora! Tora!

L’ammiraglio Isoroku Yamamoto, comandante delle “flotte riunite”, conoscendo le potenzialità economiche e belliche degli Stati Uniti, è scettico sulla possibilità del Giappone di vincere la guerra ma, una volta esaurite le possibilità di pace offerte dalla diplomazia, inizia scrupolosamente a preparare un attacco contro la flotta americana, che da San Diego si è spostata a Pearl Harbor, minacciando le rotte giapponesi. La preparazione del piano d’attacco viene affidata a due giovani ufficiali, il capitano di vascello Mitsuo Fuchida ed il capitano di fregata Minoru Genda, mentre le operazioni navali vengono elaborate dal capitano di vascello Kameto Kuroshima; queste prevedono l’invio di sei portaerei, scortate da una squadra di corazzate, incrociatori e cacciatorpediniere, rifornita in mare durante il tragitto che separa il mar del Giappone dalle isole Hawaii.

La squadra giapponese giunge a destinazione indisturbata e senza che l’ammiraglio Husband Kimmel, comandante della flotta del sud Pacifico di stanza a Pearl Harbor, riceva comunicazione dell’attacco imminente e il mattino del 7 dicembre 1941 gli aerei giapponesi giungono sulla rada, comunicando il messaggio in codice Tora! Tora! Tora! che indica la riuscita dell’attacco a sorpresa, e, in due ondate, infliggono danni rilevanti alle corazzate presenti alla base, affondando la Arizona e la Oklahoma, ma mancando l’obiettivo principale ossia le portaerei Enterprise, Lexington e Saratoga che al momento dell’attacco erano in navigazione.

L’ammiraglio Chūichi Nagumo, comandante della squadra navale, in un eccesso di prudenza evita di lanciare la terza ondata, prevista per distruggere i depositi di carburante dell’isola e per proseguire nella ricerca delle portaerei, allo scopo di riportare intatte in Giappone le navi che saranno utilizzate per il conflitto appena iniziato e ordina di invertire la rotta. L’ammiraglio Yamamoto, pur soddisfatto per la riuscita dell’attacco a sorpresa, non riesce a nascondere ai suoi ufficiali la preoccupazione per la guerra contro gli Stati Uniti, aumentata dal sentimento di reazione che nascerà nella popolazione a causa della dichiarazione di guerra presentata dopo l’attacco, sostenendo che è come avere destato un gigante assopito, infondendogli la volontà di combattere e vendicarsi. ( Wikipedia )

 

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La Dolce Vita

Nei tardi anni cinquanta, Roma è una città viva, ripresasi dalle sofferenze e dalle ristrettezze della Seconda guerra mondiale. Sono gli anni del boom economico, esplode la voglia di vivere e di godersi la bellezza, il clima e i divertimenti di una delle città più belle del mondo. A Cinecittà si girano film italiani ma soprattutto produzioni cinematografiche americane, sia per i costi più bassi rispetto ad Hollywood, sia per la legge italiana che non consentiva l’esportazione all’estero dei guadagni degli incassi dei film spingendo le principali case produttrici cinematografiche statunitensi a reinvestirli nella produzione in Italia per poi distribuire i film in tutto il mondo.

Erroneamente si fa coincidere l’inizio della Dolce vita con un evento, la festa privata tenutasi al ristorante Rugantino di Trastevere il 5 novembre del 1958 per il ventiquattresimo compleanno della contessina Olghina di Robilant.

Nel corso della festa la ballerina turco-armena Aïché Nana improvvisò un inatteso spogliarello che venne ripreso dai fotografi ‘imbucatisi’ alla festa. I rullini vennero sequestrati dagli agenti di polizia presenti alla festa su richiesta della stessa di Robilant ma alcuni rullini che ritraevano Aiché Nanà seminuda sfuggirono ai controlli in particolare quello con le fotografie fatte da Tazio Secchiaroli che, pubblicate dal settimanale l’Espresso, destarono un enorme scandalo ed ebbero persino uno strascico giudiziario. ( Wikipedia )

 

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Le Serate di Pietroburgo

Le serate di San Pietroburgo, o Colloqui sul governo temporale della Provvidenza è un dialogo, capolavoro letterario di Joseph de Maistre, pubblicato postumo dal figlio Rodolphe nel 1821. Nell’opera, suddivisa in undici colloqui fra tre personaggi immaginari, (il Conte, piemontese; il Senatore, russo; il più giovane Cavaliere, francese) si mettono in scena discussioni fra i tre detti personaggi, che si trovano ad affrontare i più svariati temi relativi al senso della vita, della morte e della storia, oltre che del bene e del male e delle loro conseguenze. Probabilmente il personaggio del Conte è il de Maistre stesso e gli altri due personaggi sono ispirati a persone che l’autore conobbe durante il suo soggiorno a San Pietroburgo a causa dell’esilio patito a seguito dei successi napoleonici in Europa, anche se secondo alcuni il De Maistre sarebbe sia il Conte che il Senatore, rappresentandone il primo l’animo cattolico ed il secondo quello esoterico. Il testo è spesso citato per il famoso “elogio del boia” presente al suo interno. L’opera è considerata il capolavoro del pensiero reazionario e controrivoluzionario. Nello stesso vengono criticate le espressioni politiche, filosofiche, scientifiche e letterarie moderne con i loro ineluttabili eccessi secolaristi e irreligiosi, contrapponendo alle stesse le verità tradizionali, la dottrina cattolica e la filosofia cristiana (platonica e aristotelico-tomistica). Fra i filosofi più bersagliati dalla pungente penna del de Maistre ci sono soprattutto Voltaire e Locke, esponenti dell’illuminismo che aveva causato la Rivoluzione francese, considerata il peggiore dei mali ed un castigo per i peccati e la poca Fede dell’Europa e della Francia. ( Wikipedia )

 

 

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