Aggiornamento in Ematologia by Xagena

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Aggiornamento in Medicina

Valore prognostico della malattia residua con duplicazione interna tandem FLT3 nella leucemia mieloide acuta

L’applicabilità della duplicazione interna in tandem FLT3 ( FLT3-ITD ) per la valutazione della malattia residua misurabile ( MRD ) nella leucemia mieloide acuta ( AML ) in remissione completa ( CR ) è stata ostacolata dalle duplicazioni specifiche del paziente e dalla potenziale instabilità di FLT3-ITD durante la recidiva.
È stato studiato in modo completo l’impatto del rilevamento di malattia residua misurabile FLT3-ITD basato sul sequenziamento di nuova generazione ( NGS ) sull’esito del trattamento in una coorte di pazienti con leucemia mieloide acuta di nuova diagnosi in relazione a fattori prognostici stabiliti alla diagnosi e ad altre misurazioni della malattia residua misurabile, vale a dire con mutazione di NPM1 e citometria a flusso multiparametro.
In 161 pazienti con leucemia mieloide acuta de novo FLT3-ITD,il sequenziamento NGS è stato eseguito al momento della diagnosi e in remissione completa dopo il trattamento intensivo di induzione della remissione.
Lo stato di malattia residua misurabile FLT3-ITD è stato correlato con l’incidenza cumulativa di recidiva e la sopravvivenza globale ( OS ).
La malattia residua misurabile FLT3-ITD basata su sequenziamento NGS era presente in 47 su 161 ( 29% ) pazienti con leucemia mieloide acuta.
La presenza di malattia residua misurabile FLT3-ITD è risultata associata a un aumentato rischio di recidiva ( incidenza cumulativa a 4 anni di recidiva, 75% malattia residua misurabile FLT3-ITD versus 33% nessuna malattia residua misurabile FLT3-ITD; P minore di 0.001 ) e minore sopravvivenza globale ( OS a 4 anni , 31% malattia residua misurabile FLT3-ITD vs 57% nessuna malattia residua misurabile FLT3-ITD; P minore di 0.001 ).
Nell’analisi multivariata, il rilevamento di malattia residua misurabile FLT3-ITD in remissione completa ha conferito significato prognostico indipendente per recidiva ( hazard ratio, HR=3.55; P minore di 0.001 ) e sopravvivenza globale ( HR=2.51; P=0.002 ).
Sorprendentemente, la malattia residua misurabile FLT3-ITD ha ecceduto il valore prognostico dei fattori prognostici clinici e molecolari più generalmente accettati, incluso il rapporto allelico FLT3-ITD alla diagnosi e la valutazione di malattia residua misurabile mediante rilevamento di mutazione di NPM1 sulla base del sequenziamento NGS o citometria a flusso multiparametrico.
Il rilevamento basato sul sequenziamento NGS di malattia residua misurabile FLT3-ITD in remissione completa permette di identificare i pazienti con leucemia mieloide acuta con un rischio elevato di recidiva e morte che supera il significato dei fattori prognostici stabiliti alla diagnosi e durante la terapia, e fornisce supporto per FLT3-ITD come biomarcatore clinicamente rilevante per la valutazione dinamica del rischio di malattia nella leucemia mieloide acuta. ( Xagena2023 )
Grob T et al, J Clin Oncol 2023; 41: 756-765

Corriere della Sera: Berlusconi affetto da leucemia mielomonocitica cronica

Berlusconi

Le condizioni di salute di Berlusconi: la polmonite è la conseguenza della leucemia mielomonocitica cronica

L’ultima volta in ospedale al San Raffaele era stato trattenuto più giorni del previsto. Sottoposto a Pet e prelievo del midollo. Il ritorno a casa e poi la rianimazione. I dolori e la polmonite sono complicazioni possibili in un soggetto già debilitato. Berlusconi ha iniziato il trattamento chemioterapico. ( Fonte: Corriere della Sera )

Leucemia mielomonocitica cronica

La leucemia mielomonocitica cronica è una forma leucemica cronica, non delle più aggressive, che colpisce soprattutto in età avanzata ( mediamente l’insorgenza è a 70 anni ). Ha un’incidenza annuale stimata in 1,0 ogni 100.000 persone. Presenta il rischio che si trasformi in una leucemia mieloide acuta, molto più grave e pericolosa. Il trattamento elettivo è il trapianto di cellule staminali da donatore. Dopo una fase di chemioterapia a base di Idrossurea, Azacitidina oppure Decitabina, cosiddetta di contenimento, si passa al trapianto con un donatore all’interno della famiglia del paziente stesso o all’esterno. Le cellule possono essere prelevate dal midollo osseo o dal sangue periferico, ma non sempre le condizioni e l’età del paziente consentono il trapianto.

LINK: INFORMAZIONI SULLA LEUCEMIA DALLA LETTERATURA INTERNAZIONALE 

Leucemia e tumori ematologici

Le diagnosi di tumori ematologici sono in aumento: dopo il ricovero di mercoledì, è stato resto noto che Berlusconi ha una leucemia.

« Il numero delle diagnosi di tumore ematologico è destinato ad aumentare per l’invecchiamento generale della popolazione – spiega Fabrizio Pane, Ordinario di Ematologia e direttore dell’Unità Operativa di Ematologia e Trapianti di Midollo all’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli -. Oggi le speranze di vita sono maggiori e il 35-40% dei malati può aspirare alla guarigione. Inoltre, i rapidi progressi della medicina hanno reso croniche molte di quelle che una volta erano considerate malattie mortali».

Esistono decine di sottotipi diversi di neoplasie ematologiche appartenenti a tre grandi macro-gruppi: leucemie, linfomi, mielomi. Possono manifestarsi in forma acuta ( più grave e aggressiva ) o cronica.

« In generale, queste forme tumorali colpiscono il midollo osseo che produce le cellule ematiche principali, ovvero globuli bianchi, globuli rossi e piastrine », chiarisce Pane. « Due sono, per quanto riguarda le cure, i punti che emergono dai dati più recenti: primo, si va verso il progressivo abbandono della chemioterapia, sostituita da terapie “a bersaglio molecolare” meno tossiche e più «comode» ( spesso in compresse ); secondo, si conoscono sempre meglio i numerosi sottotipi di tumori e, gradualmente, si riescono a mettere a punto cure efficaci anche per quelle forme più aggressive, che tendono a ripresentarsi o sono refrattarie ai trattamenti attuali ».

I sintomi che devono insospettire

E’ difficile giungere a una diagnosi precoce di un tumore ematologico: i segnali iniziali sono sempre piuttosto vaghi e poco specifici perché potrebbero essere spia anche di molte altre patologie ( non di rado simili a quelli di una brutta influenza ).
È però importante parlare con un medico in presenza di: febbre o febbricola ( in particolare pomeridiana o notturna ) e un senso di debolezza che perdurano senza cause apparenti per più di due settimane; dolori alle ossa o alle articolazioni che non regrediscono; perdita di appetito e dimagrimento improvviso e ingiustificato; emorragie sottocutanee ( piccole chiazze rosse chiamate petecchie ) e/o sanguinamenti delle mucose spontanei ( epistassi e; sanguinamenti e ulcerazioni del cavo orale ); gonfiore indolore di un linfonodo superficiale del collo, ascellare o inguinale. Possono essere presenti anche una sudorazione eccessiva, soprattutto di notte, che obbliga a cambiare gli indumenti e un prurito persistente diffuso su tutto il corpo.

Fattori di rischio

Per alcuni tumori del sangue sono stati comunque identificati alcuni fattori di rischio, tra i quali:

• debolezza del sistema immunitario: ad esempio nei soggetti sottoposti a trapianto d’organo e per questo in terapia; nei malati di AIDS; in alcuni rari casi di malattie che abbassano le difese immunitarie

• infezione da virus di Epstein Barr ( EBV ), che potrebbe accrescere il rischio di sviluppare la malattia in futuro

• infezione da virus di dell’epatite C ( HCV ), che potrebbe accrescere il rischio di sviluppare un linfoma non Hodgkin

• agenti chimici presenti ad esempio negli insetticidi ( linfoma non-Hodgkin ) o come benzene e formaldeide ( leucemia mieloide acuta )

• esposizione eccessiva alle radiazioni e a sostanze presenti nella lavorazione dell’industria del petrolio ( leucemie, mieloma )

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Aggiornamento in Ematologia: Linfoma primitivo del sistema nervoso centrale

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Radioterapia o trapianto autologo di cellule staminali per linfoma primitivo del sistema nervoso centrale nei pazienti di età pari o inferiore a 60 anni: studio PRECIS

In precedenza sono stati riportati i risultati di uno studio randomizzato di fase II in pazienti con linfoma primitivo del sistema nervoso centrale di nuova diagnosi ( età 18-60 anni ).
I pazienti sono stati trattati con chemioterapia di induzione a base di Metotrexato ad alte dosi seguita da radioterapia dell’intero cervello ( WBRT ) o chemioterapia ad alte dosi ( Tiotepa-Busulfan-Ciclofosfamide ) con trapianto autologo di cellule staminali ( ASCT ).
Il follow-up mediano è stato di 33 mesi.
Sono stati forniti dati a lungo termine ( follow-up mediano, 8 anni ) riguardanti gli esiti e le tossicità.
53 e 44 pazienti hanno ricevuto rispettivamente la chemioterapia di induzione seguita da radioterapia dell’intero cervello o trapianto autologo di cellule staminali.
La sopravvivenza libera da eventi a 8 anni dall’assegnazione casuale è stata rispettivamente del 67% e del 39% nei bracci trapianto autologo di cellule staminali e radioterapia dell’intero cervello ( P=0.03 ), con un rischio significativamente inferiore di recidiva dopo trapianto autologo di cellule staminali ( hazard ratio, HR=0.13; P minore di 0.001 ).
Un terzo dei pazienti che ha presentato una ricaduta dopo radioterapia dell’intero cervello erano vivi dopo il trattamento di salvataggio.
5 e 4 pazienti sono deceduti rispettivamente per tossicità correlate a trapianto autologo di cellule staminali e radioterapia dell’intero cervello. [ CONTINUA: https://mediexplorer.it/articolo/radioterapia-o-trapianto-autologo-di-cellule-staminali-per-linfoma-primitivo-del-sistema-nervoso-centrale-nei-pazienti-di-et-pari-o-inferiore-a-60-anni-studio-precis ]

 

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Aggiornamento in Ematologia: Mieloma multiplo di nuova diagnosi

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Mieloma multiplo di nuova diagnosi: consolidamento e mantenimento

È stato affrontato il ruolo del trattamento di consolidamento per i pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi e idonei al trapianto in uno studio clinico controllato.
Lo studio EMN02/HOVON95 ha confrontato il trattamento di consolidamento con due cicli di Bortezomib ( Velcade ), Lenalidomide e Desametasone ( regime VRD ) o nessun consolidamento dopo terapia di induzione e intensificazione, seguito da mantenimento continuo con Lenalidomide.
L’endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ).
In tutto 878 pazienti idonei sono stati assegnati in modo casuale a ricevere il consolidamento VRD ( 451 pazienti ) o nessun consolidamento ( 427 pazienti ). ( CONTINUA SU EMATOLOGIA.NET

 

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Aggiornamento in Ematologia: Trombocitopenia immunitaria & Vaccinazione anti-COVID

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Quanto è sicura la vaccinazione contro SARS-CoV-2 per i pazienti con trombocitopenia immunitaria de novo e preesistente ?

Uno studio ha descritto gli effetti della vaccinazione contro SARS-CoV-2 sulla conta piastrinica dei pazienti con trombocitopenia immunitaria ( ITP ) de novo e preesistente, compresi gli esiti dello sviluppo o dell’esacerbazione della trombocitopenia immunitaria secondaria alla somministrazione di vaccini a RNA messaggero ( mRNA ).
I risultati supportano la sicurezza dei vaccini contro SARS-CoV-2 per i pazienti con trombocitopenia immunitaria de novo e preesistente, poiché l’incidenza di grave trombocitopenia e sanguinamento è bassa, e i pazienti possono essere gestiti con approcci terapeutici standard e, occasionalmente, intensificati.
Per identificare i potenziali casi di trombocitopenia immunitaria de novo dopo la vaccinazione contro SARS-CoV-2, i ricercatori hanno preso in esame i dati del sistema VAERS ( Vaccine Adverse Event Reporting System ), un programma di vaccinosorveglianza negli USA co-sponsorizzato da CDC e FDA.
Inoltre, i ricercatori hanno anche ottenuto dati anonimi sui pazienti …..

CONTINUA SU EMATOLOGIA.NET – LINK: https://www.ematologia.net/articolo/quanto-sicura-la-vaccinazione-contro-sars-cov-2-per-i-pazienti-con-trombocitopenia-immunitaria-de-novo-e-preesistente

 

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Leucemia linfoblastica acuta con riarrangiamento KMT2A: esiti negativi per i pazienti con malattia minima residua positiva alla fine del consolidamento

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Implicazioni cliniche del rilevamento della malattia minima residua nei neonati con leucemia linfoblastica acuta con riarrangiamento KMT2A trattata con il protocollo Interfant-06

La leucemia linfoblastica acuta ( ALL ) infantile è caratterizzata da un’elevata incidenza di riarrangiamenti del gene KMT2A e da esiti sfavorevoli.
È stato valutato il valore della malattia minima residua ( MRD ) nei neonati con leucemia linfoblastica acuta con riarrangiamento KMT2A trattati nell’ambito del protocollo Interfant-06, che ha confrontato il consolidamento in stile linfoide ( protocollo IB ) con il consolidamento in stile mieloide ( araC, Daunorubicina, Etoposide / Mitoxantrone, araC, Etoposide ).
La malattia minima residua è stata misurata in 249 neonati mediante PCR ( reazione a catena della polimerasi ) basata sul DNA dei geni KMT2A riarrangiati, immunoglobuline e/o recettori delle cellule T, alla fine dell’induzione ( EOI ) e alla fine del consolidamento ( EOC ).
I risultati della malattia minima residua sono stati classificati come negativi, intermedi [ inferiore a 5 x 10(-4) ] e alti [ superiore o uguale a 5 x 10(-4) ].
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