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L’ultima volta in ospedale al San Raffaele era stato trattenuto più giorni del previsto. Sottoposto a Pet e prelievo del midollo. Il ritorno a casa e poi la rianimazione. I dolori e la polmonite sono complicazioni possibili in un soggetto già debilitato. Berlusconi ha iniziato il trattamento chemioterapico. ( Fonte: Corriere della Sera )
La leucemia mielomonocitica cronica è una forma leucemica cronica, non delle più aggressive, che colpisce soprattutto in età avanzata ( mediamente l’insorgenza è a 70 anni ). Ha un’incidenza annuale stimata in 1,0 ogni 100.000 persone. Presenta il rischio che si trasformi in una leucemia mieloide acuta, molto più grave e pericolosa. Il trattamento elettivo è il trapianto di cellule staminali da donatore. Dopo una fase di chemioterapia a base di Idrossurea, Azacitidina oppure Decitabina, cosiddetta di contenimento, si passa al trapianto con un donatore all’interno della famiglia del paziente stesso o all’esterno. Le cellule possono essere prelevate dal midollo osseo o dal sangue periferico, ma non sempre le condizioni e l’età del paziente consentono il trapianto.
Le diagnosi di tumori ematologici sono in aumento: dopo il ricovero di mercoledì, è stato resto noto che Berlusconi ha una leucemia.
« Il numero delle diagnosi di tumore ematologico è destinato ad aumentare per l’invecchiamento generale della popolazione – spiega Fabrizio Pane, Ordinario di Ematologia e direttore dell’Unità Operativa di Ematologia e Trapianti di Midollo all’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli -. Oggi le speranze di vita sono maggiori e il 35-40% dei malati può aspirare alla guarigione. Inoltre, i rapidi progressi della medicina hanno reso croniche molte di quelle che una volta erano considerate malattie mortali».
Esistono decine di sottotipi diversi di neoplasie ematologiche appartenenti a tre grandi macro-gruppi: leucemie, linfomi, mielomi. Possono manifestarsi in forma acuta ( più grave e aggressiva ) o cronica.
« In generale, queste forme tumorali colpiscono il midollo osseo che produce le cellule ematiche principali, ovvero globuli bianchi, globuli rossi e piastrine », chiarisce Pane. « Due sono, per quanto riguarda le cure, i punti che emergono dai dati più recenti: primo, si va verso il progressivo abbandono della chemioterapia, sostituita da terapie “a bersaglio molecolare” meno tossiche e più «comode» ( spesso in compresse ); secondo, si conoscono sempre meglio i numerosi sottotipi di tumori e, gradualmente, si riescono a mettere a punto cure efficaci anche per quelle forme più aggressive, che tendono a ripresentarsi o sono refrattarie ai trattamenti attuali ».
E’ difficile giungere a una diagnosi precoce di un tumore ematologico: i segnali iniziali sono sempre piuttosto vaghi e poco specifici perché potrebbero essere spia anche di molte altre patologie ( non di rado simili a quelli di una brutta influenza ).
È però importante parlare con un medico in presenza di: febbre o febbricola ( in particolare pomeridiana o notturna ) e un senso di debolezza che perdurano senza cause apparenti per più di due settimane; dolori alle ossa o alle articolazioni che non regrediscono; perdita di appetito e dimagrimento improvviso e ingiustificato; emorragie sottocutanee ( piccole chiazze rosse chiamate petecchie ) e/o sanguinamenti delle mucose spontanei ( epistassi e; sanguinamenti e ulcerazioni del cavo orale ); gonfiore indolore di un linfonodo superficiale del collo, ascellare o inguinale. Possono essere presenti anche una sudorazione eccessiva, soprattutto di notte, che obbliga a cambiare gli indumenti e un prurito persistente diffuso su tutto il corpo.
Per alcuni tumori del sangue sono stati comunque identificati alcuni fattori di rischio, tra i quali:
• debolezza del sistema immunitario: ad esempio nei soggetti sottoposti a trapianto d’organo e per questo in terapia; nei malati di AIDS; in alcuni rari casi di malattie che abbassano le difese immunitarie
• infezione da virus di Epstein Barr ( EBV ), che potrebbe accrescere il rischio di sviluppare la malattia in futuro
• infezione da virus di dell’epatite C ( HCV ), che potrebbe accrescere il rischio di sviluppare un linfoma non Hodgkin
• agenti chimici presenti ad esempio negli insetticidi ( linfoma non-Hodgkin ) o come benzene e formaldeide ( leucemia mieloide acuta )
• esposizione eccessiva alle radiazioni e a sostanze presenti nella lavorazione dell’industria del petrolio ( leucemie, mieloma )
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