CANCRO AL POLMONE: la chemioterapia metronomica controlla la malattia con meno tossicità

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La chemioterapia metronomica si basa sull’impiego di dosaggi più bassi ma giornalieri e senza intervalli. Questo approccio garantisce ai pazienti oncologici, a parità di efficacia, una migliore qualità di vita con una buona tollerabilità

Nel 2019 al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica ( ESMO ) l’approccio metronomico ha dimostrato un’efficacia per i pazienti con tumore al polmone ( in termini di sopravvivenza e di controllo della malattia ) paragonabile alla chemioterapia standard, riducendo in modo netto gli effetti collaterali.

Nello studio randomizzato di fase II ( TEMPO Lung ) sono stati coinvolti a livello europeo 165 pazienti colpiti da tumore del polmone non a piccole cellule, mai trattati prima ( e non candidabili a chemioterapia a base di Platino ). 

A 83 pazienti la chemioterapia ( Vinorelbina ) è stata somministrata in prima linea secondo il dosaggio standard ( 60-80 mg/m², una volta a settimana ), mentre 82 sono stati trattati con lo schema metronomico ( Vinorelbina orale metronomica ), dose fissa e frequente ( 50 mg, 3 volte a settimana ).

La chemioterapia metronomica ha raddoppiato l’obiettivo primario dello studio, cioè la sopravvivenza libera da progressione senza tossicità di grado 4, pari a 4 mesi rispetto a 2,2 dello schema standard.

La chemioterapia metronomica presenta un’elevata tollerabilità e può essere utilizzata per lunghi periodi di tempo. Inoltre grazie all’impiego di formulazioni orali, il paziente segue la terapia al proprio domicilio e si reca in ospedale solo per controllare gli esami del sangue e ritirare le nuove compresse.

Gli altri parametri di attività e di efficacia considerati nello studio erano sovrapponibili: la sopravvivenza libera da progressione mediana ( senza considerare anche la tossicità ) è risultata di 4,3 mesi nel braccio sperimentale rispetto a 3,9 mesi della chemioterapia standard.

E la sopravvivenza globale era, rispettivamente, di 7,1 e 7,6 mesi.

Importante anche il controllo della malattia, che indica la possibilità di arrestare la crescita del tumore, raggiunto nel 63,9% dei pazienti trattati con la metronomica rispetto al 63,4% con chemioterapia tradizionale.

I parametri di sicurezza hanno confermato la migliore tollerabilità della metronomica: gli eventi avversi correlati al trattamento sono stati pari al 61,4% nel braccio sperimentale rispetto all’84% con chemioterapia standard.

Ancor più netta la differenza negli eventi avversi ematologici, in particolare la neutropenia severa che con la metronomica si riduce dal 52% all’11%.

L’esposizione costante della neoplasia ai farmaci chemioterapici non determina solo una tossicità diretta sulle cellule tumorali, ma anche un effetto sul loro microambiente perché inibisce l’angiogenesi neoplastica, cioè il meccanismo di formazione di nuovi vasi sanguigni, responsabile della crescita tumorale e delle metastasi.

Fonte: ESMO Meeting, 2019

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Pazienti con cancro al polmone: associazione tra dose di radiazioni del nodo senoatriale e insorgenza di fibrillazione atriale e più alta mortalità

La fibrillazione atriale ( AF ) può svilupparsi a seguito di irradiazione toracica. Tuttavia, la sottostruttura cardiaca critica responsabile della fibrillazione atriale non è stata adeguatamente studiata.
È stata descritta l’incidenza della fibrillazione atriale nei pazienti con tumore polmonare e sono stati determinati i parametri dosimetrici cardiaci predittivi.
Uno studio di coorte retrospettivo è stato condotto presso un singolo Centro di riferimento e ha incluso 239 pazienti con diagnosi di tumore al polmone a piccole cellule ( SCLC ) in stadio limitato e 321 pazienti con diagnosi di tumore polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ) localmente avanzato tra il 2008 e il 2019 che sono stati trattati con chemioradioterapia definitiva.
L’esposizione alla dose di radiazioni alle sottostrutture cardiache, comprese le camere, le arterie coronarie e i nodi di conduzione cardiaca, è stata calcolata per ciascun paziente.
Gli esiti principali erano la fibrillazione atriale e la sopravvivenza globale.

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Radiochirurgia stereotassica versus radioterapia dell’intero cervello nei pazienti con malattia metastatica intracranica e tumore polmonare a piccole cellule

I pazienti con tumore polmonare a piccole cellule ( SCLC ) sono ad alto rischio di malattia metastatica intracranica ( IMD ).
Sebbene la radiochirurgia stereotassica ( SRS ) abbia soppiantato la radioterapia dell’intero cervello ( WBRT; radioterapia panencefalica ) come trattamento di prima linea per la malattia metastatica intracranica nella maggior parte dei tumori solidi, la radioterapia panencefalica rimane il trattamento di prima linea per la malattia metastatica intracranica nei pazienti con carcinoma del polmone a piccole cellule.
È stata valutata l’efficacia della radiochirurgia stereotassica, rispetto alla radioterapia panencefalica, e sono stati valutati i risultati del trattamento dopo radiochirurgia stereotassica.
In una revisione sistematica e meta-analisi, sono stati cercati studi di coorte pubblicati in inglese che riportavano la radiochirurgia stereotassica per il trattamento della malattia metastatica intracranica nei pazienti con tumore SCLC fino a marzo 2022.
Sono stati esclusi gli studi che non riportavano la radiochirurgia stereotassica per malattia metastatica intracranica secondaria a tumore SCLC.
L’esito primario era la sopravvivenza globale.
Delle 3.823 cartelle cliniche identificate, 31 erano idonee per l’inclusione; 7 sono state incluse nella meta-analisi.
La sopravvivenza globale dopo radiochirurgia stereotassica è stata più lunga rispetto a radioterapia panencefalica con o senza boost di SRS ( HR=0.85; n=7 studi; n=18.130 pazienti ) o WBRT da sola ( HR=0.77; n=7 studi; n=16.961 pazienti ), ma non radioterapia panencefalica più boost di SRS ( HR=1.17; n=4 studi; n=1.167 pazienti ).
Utilizzando studi a braccio singolo, la sopravvivenza globale mediana aggregata da radiochirurgia stereotassica è stata di 8.99 mesi ( n=14 studi; n=1.682 pazienti ).
L’eterogeneità tra gli studi è stata considerevole se messa in comune tra tutti gli studi comparativi ( I2=71.9% ).
Questi risultati hanno indicato che gli esiti di sopravvivenza sono equi dopo il trattamento con radiochirurgia stereotassica rispetto a radioterapia panencefalica nei pazienti con tumore polmonare a piccole cellule e malattia metastatica intracranica.
Futuri studi prospettici dovrebbero concentrarsi sul carico tumorale e sulle differenze nella progressione intracranica locale e a distanza tra i pazienti con tumore al polmone a piccole cellule sottoposti a radioterapia panencefalica e a radiochirurgia stereotassica. ( Xagena2022 )
Gaebe K et al, Lancet Oncology 2022; 23: 931-939

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Aggiornamento in Pneumologia: Asma grave

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Asma grave: Tezepelumab riduce le riacutizzazioni

Nuove analisi dello studio di fase 2b PATHWAY hanno dimostrato che il trattamento con Tezepelumab ha ridotto le esacerbazioni e l’infiammazione dell’asma in un’ampia popolazione di pazienti con asma grave e non-controllata.
PATHWAY è uno studio di fase 2, randomizzato, controllato con placebo, in doppio cieco, multicentrico, che ha arruolato adulti con asma grave e non-controllata, nonostante il trattamento con beta-agonista a lunga durata d’azione ( LABA ) e dosi medio-alte di glucocorticoidi per via inalatoria.
I pazienti sono stati assegnati in modo random a 70 mg di Tezepelumab ogni 4 settimane ( n = 138 ), 210 mg di Tezepelumab ogni 4 settimane ( n = 137 ), 280 mg di Tezepelumab ogni 2 settimane ( n = 137 ) oppure a placebo ogni 2 settimane ( n = 138 ).
I risultati dello studio principale hanno mostrato che Tezepelumab è in grado di ridurre le riacutizzazioni dell’asma clinicamente significative rispetto al placebo, indipendentemente dalla conta degli eosinofili nel sangue.
In una nuova analisi post hoc di Tezepelumab, i ricercatori hanno valutato i tassi di esacerbazione dell’asma annualizzati in base ai livelli plasmatici basali di interleuchina 5 ( IL-5 ) e IL-13 e hanno valutato l’associazione con i biomarcatori convenzionali di tipo 2. ……

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BPCO: terapia inalatoria di mantenimento con LABA, LAMA, ICS e relative associazioni precostituite

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Prescrizione della terapia inalatoria di mantenimento con LABA, LAMA, ICS e relative associazioni precostituite nei pazienti con BPCO

La prescrizione a carico del SSN ( Servizio Sanitario Nazionale ) dei farmaci inclusi nella nota 99 per l’indicazione nella terapia inalatoria di mantenimento della BPCO è limitata ai pazienti con diagnosi certa di BPCO ( BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva ).
La sospetta diagnosi di BPCO nei pazienti che presentano dispnea, tosse cronica od espettorazione ed una storia di esposizione a fattori di rischio deve essere confermata mediante spirometria che dimostri la presenza di una ostruzione bronchiale persistente: FEV1/FVC ( dopo broncodilatazione ) inferiore a 0.70 ( 70% )
▪ se FEV1 maggiore o uguale a 50% il medico di medicina generale ( MMG ) potrà prescrivere direttamente la terapia inalatoria seguendo le raccomandazioni delle linee guida GOLD o richiedere la consulenza specialistica ( pneumologo o specialista in medicina interna operanti presso strutture identificate dalle Regioni ) su base clinica o secondo quanto previsto dai PDTA locali.
▪ se FEV1 minore di 50% la prescrizione del trattamento di mantenimento ( superata la eventuale fase acuta che potrà essere gestita dal MMG a domicilio o in ospedale ) richiede una valutazione del danno funzionale polmonare mediante l’esecuzione di indagini di secondo livello e una rivalutazione periodica del trattamento. Ciò potrà essere effettuato dallo specialista pneumologo o dallo specialista in medicina interna operante presso strutture identificate dalle Regioni e dotate della strumentazione diagnostica necessaria. La prescrizione dello specialista dovrà avvenire compilando la scheda cartacea di valutazione e prescrizione di cui all’allegato 1.
Al fine di definire un migliore approccio terapeutico le variabili da considerare sono le seguenti …….

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