Colesterolo LDL: scarsa aderenza alla terapia in particolare con le statine

Statine.2

Ipercolesterolemia: molti pazienti dismettono il trattamento farmacologico a base di statine

Una analisi retrospettiva è stata condotta in Italia a partire da dati dalla vita reale su persone con elevati livelli di colesterolo LDL e in trattamento farmacologico.

I risultati di questa analisi hanno mostrato che, nella pratica clinica reale, l’obiettivo di controllare l’ipercolesterolemia è disatteso, segno che i pazienti con dislipidemia non hanno una gestione ottimale.

Il mancato controllo dei livelli di colesterolo LDL con farmaci ipolipemizzanti si evidenzia tuttavia un’ampia variabilità nella risposta alla cura, le cui cause sarebbero dovute non solo alle caratteristiche individuali dei pazienti, ma anche a una scarsa aderenza alla terapia.

L’analisi, osservazionale retrospettiva, è stata condotta su circa 6.5 milioni di assistiti in un campione di aziende sanitarie ( Asl ) rappresentativo del territorio italiano, integrando i flussi amministrativi con quelli del laboratorio analisi. Sono stati considerati tutti i pazienti con una ipercolesterolemia ( familiare e non-familiare ) che, nel periodo 2010-2019, avessero fatto almeno una misurazione del colesterolo LDL ( 2.6% del campione ) e con almeno una prescrizione di statine nei 6 mesi precedenti l’ultima rilevazione.

I soggetti sono stati suddivisi in 5 gruppi sulla base della familiarità della patologia e del livello di rischio cardiovascolare: pazienti con ipercolesterolemia familiare e non-familiare, suddivisi anche in base alla presenza di una malattia cardiovascolare o diabete.

In tutto sono stati presi in esame 165mila pazienti, di cui 164.161 presentavano ipercolesterolemia non-familiare ( età media 72 anni, 51% maschi ) e 1.287 ipercolesterolemia familiare ( età media 64 anni, 42% maschi ).

I risultati hanno mostrato che l’aderenza alla terapia ( intesa come copertura terapeutica maggiore o uguale all’80% ) era complessivamente poco soddisfacente, dal momento che il 51.3% dei pazienti con ipercolesterolemia non-familiare e il 56,2% dei pazienti con ipercolesterolemia familiare risultavano non-aderenti. Tra questi ultimi, a 6 mesi di follow-up la quota di aderenti alle statine era ulteriormente calata, rispettivamente a 52,7%, 51,2%, 45,3% e 45,3% tra i pazienti con precedente storia di eventi cardiovascolari, diabetici, con dislipidemia mista e in prevenzione primaria.

Tra i 164.161 con ipercolesterolemia non-familiare, dei 46.782 pazienti con pregresso evento cardiovascolare il 58,8% risultava con livelli non-controllati di colesterolo LDL, e tra i 34.803 diabetici tale percentuale era del 26,4%. La quota aumentava considerando la popolazione affetta da ipercolesterolemia familiare ( 1.287 pazienti ), dove il 60,8% aveva i livelli di colesterolo LDLnon-controllato.

Uno dei motivi della non-aderenza alla terapia è da ricercarsi nella comparsa di reazioni avverse con le statine [ Atorvastatina / Rosuvastatina / Simvastatina ].
Gli effetti collaterali ad oggi conosciuti delle statine includono il dolore muscolare, l’incremento del rischio di diabete mellito e un aumento anomalo dei livelli ematici degli enzimi epatici. Inoltre questi farmaci sembrano provocare gravi effetti collaterali, in particolare rabdomiolisi.

RABDOMIOLISI

La rabdomiolisi è una sindrome clinica che coinvolge la lesione del tessuto muscolare scheletrico. La sintomatologia comprende debolezza muscolare, mialgie e urine bruno-rossastre, sebbene questa triade sia presente in meno del 10% dei pazienti. La diagnosi di rabdomiolisi si basa sull’anamnesi e sulla conferma di laboratorio di elevati livelli di creatinchinasi (CK), che, di solito, sono 5 volte superiori al limite massimo della norma. Il trattamento è di supporto con liquidi EV, così come il trattamento della causa scatenante e di eventuali complicanze conseguenti. ( Fonte: Manuale MSD )

Farmaci ipocolesterolemizzanti & Mortalità da COVID

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Aggiornamento in Medicina

Il trattamento con statine correlato a una modesta associazione negativa con la mortalità da COVID-19

È stata discussa la relazione tra il trattamento con statine ( inibitori della HMG-CoA reduttasi ) e la mortalità della malattia da Coronavirus 2019 ( COVID-19 ) a causa degli effetti pleiotropici delle statine sulla coagulazione e sui meccanismi immunitari.
Tuttavia, gli studi osservazionali disponibili sono ostacolati da difetti di progettazione dello studio, con conseguente sostanziale eterogeneità e ambiguità.

Lo scopo di uno studio è stato quello di determinare la relazione tra il trattamento con statine e la mortalità da COVID-19.

Lo studio di coorte ha incluso tutti i residenti di Stoccolma di età pari o superiore a 45 anni ( N = 963.876 ), seguiti dal 1 marzo 2020 fino all’11 novembre 2020. …….

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