L’impiego degli antidepressivi nel dolore cronico è appropriato ?

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Uno studio ha esaminato l’uso degli antidepressivi nel trattamento del dolore cronico. Questi farmaci dovrebbero essere prescritti in modo mirato. L’efficacia della terapia dipende dal tipo di farmaco e dal tipo di dolore

La principale indicazione nell’uso degli antidepressivi è rappresentata dal disturbo dell’umore. Tuttavia questi psicofarmaci trovano impiego nel trattamento del dolore cronico. Gli antidepressivi vengono prescritti per calmare le sofferenze causate da malattie reumatiche, emicrania, mal di schiena, fibromialgia, sindrome dell’intestino irritabile e altri dolori difficili da gestire con i farmaci analgesici.

Spesso il dolore cronico è associato alla depressione, ma gli antidepressivi vengono prescritti anche in assenza di disturbi mentali o dell’umore, solo ed esclusivamente a scopo antalgico.

Uno dei farmaci più impiegati a questo scopo è la Duloxetina ( Cymbalta ) che trova indicazione nel dolore neuropatico diabetico, o l’Amitriptilina ( Laroxyl ) per il dolore neuropatico, la cefalea tensiva e l’emicrania.

L’impiego degli antidepressivi è sicuro e efficace ?

Secondo una ricerca pubblicata sul British Medical Journal ( BMJ ) la prescrizione degli antidepressivi nella terapia del dolore cronico dovrebbe avvenire in modo mirato identificando il paziente che può tra trarre i maggiori benefici. Questo Perché non tutti gli psicofarmaci funzionano per ogni condizione.

I ricercatori dell’Università di Sidney che hanno realizzato lo studio criticano le linee guida redatte nel 2021 dal NICE ( National Institute for Health and Care Excellence ) della Gran Bretagna che raccomandano indiscriminatamente diversi tipi di antidepressivi per gli adulti che vivono con dolore cronico. L’elenco comprende: Amitriptilina, Citalopram, Duloxetina, Fluoxetina, Paroxetina o Sertralina.

Raccomandare un elenco di antidepressivi senza un’attenta considerazione delle evidenze per ciascun farmaco in rapporto alle diverse condizioni di dolore può indurre erroneamente medici e pazienti a pensare che tutti gli antidepressivi abbiano la stessa efficacia per tutte le condizioni di dolore.

E’ stata effettuata una revisione sistematica di studi condotti tra il 2012 e il 2022 che avevano coinvolto in tutto 25.000 partecipanti esaminando 8 classi di antidepressivi e 22 tipi di dolore cronico ( mal di schiena, fibromialgia, mal di testa, dolore postoperatorio e sindrome dell’intestino irritabile ).

Dall’analisi dei risultati è emerso che alcuni antidepressivi sono effettivamente efficaci nella gestione del dolore. Gli inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina ( SNRI ) come la Duloxetina hanno mostrato un effetto analgesico per un gran numero di condizioni, come mal di schiena, artrosi del ginocchio, dolore postoperatorio, fibromialgia e dolore neuropatico.

Al contrario, gli antidepressivi triciclici, come l’Amitriptilina, che sono gli antidepressivi più usati per il trattamento del dolore nella pratica clinica, non hanno dato chiare evidenze di una loro efficacia.

Tuttavia, nell’uso degli antidepressivi è necessaria la prudenza. Gli antidepressivi sono medicinali soggetti a prescrizione medica. Gli antidepressivi devono essere impiegati sotto consiglio medico. È molto importante non interrompere bruscamente il trattamento per evitare effetti di astinenza che possono essere angoscianti e associati a disturbi quali: vertigini, nausea, ansia, agitazione, tremore, sudorazione, confusione e insonnia.

Fonte: British Medical Journal, 2023

 

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Sindrome serotoninergica

Gli inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina possono scatenare questa sindrome, soprattutto se assunti insieme ad altri medicinali in grado di aumentare la trasmissione serotoninergica. La sindrome può anche essere definita come un avvelenamento da serotonina ed è causata da un’eccessiva attività serotoninergica a livello del sistema nervoso centrale. L’intossicazione può avvenire in forma live, moderata o grave.

Alcuni dei sintomi che possono manifestarsi sono euforia, sonnolenza, irrequietezza, sensazione di ubriachezza, cefalea, febbre, sudorazione aumentata, rigidità muscolare, mioclonia ( breve e involontaria contrazione di un muscolo o di un gruppo di muscoli ), rabdomiolisi ( rottura delle cellule del muscolo scheletrico e conseguente rilascio nel circolo ematico delle sostanze presenti all’interno della muscolatura ) e crisi convulsive. Alcuni pazienti possono anche entrare in uno stato di shock, con temperature corporee superiori ai 40°C.

 

 

 

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